Ci sono voluti 120 minuti nel secondo quarto di finale della serie di Final 8 Primavera, tra Lazio e Inter, per avere il nome della seconda semifinalista: è la Lazio di mister Inzaghi attesa dunque dal derby a trionfare dopo i supplementari, ribaltando l’andamento di un match che aveva visto invece i nerazzurri dominare fino al gol di Rocca. Poi, tanta Lazio: pareggio di Rossi in extremis e poi assist dello stesso Rossi per Palombi, nel secondo tempo supplementare, a chiudere le danze. L’Inter, priva del tridente offensivo che l’aveva portata durante la stagione ad essere la favorita principale allo Scudetto, paga dazio pesantemente e finisce anche in 10 per l’infortunio di Correia.
Non si può non fare media tra la disastrosa prova che mette in campo la squadra per oltre un ora e poi quella che porta i biancocelesti a ribaltare tutto. Grande merito ai vincitori, ma non sempre la fortuna può assistere come stasera.
Spumeggiante, padrona del campo a livello tattico e fisico per gran parte dei tempi regolamentari, svanisce invece sul più bello, quando inizia a giocare anche la Lazio dopo un sonno profondo. Le assenze offensive, in conclusione, sono state decisive.
Non sbaglia particamente nulla, è sempre vicino all’azione, buona la gestione dei cartellini gialli.
Finisce in parità il primo tempo (voto 6) del secondo quarto di finale, in questa Final 8 Primavera: Lazio e Inter sono sullo 0-0 anche se la squadra di mister Vecchi (voto 6,5) ha dominato i primi 45 minuti.
Almeno tre le occasioni clamorose per i nerazzurri: ha aperto le danze Correia (voto 6,5), colpendo un palo clamoroso di testa; poi Gnoukouri (voto 6,5) ha cercato un destro a giro a scendere, dalla lunga distanza e con il portiere fuori dai pali, finito di pochissimo oltre il montante; infine sull’unico errore di Guerrieri (voto 5,5), Rocca (voto 5,5) non ha trovato il colpo di testa vincente. Positivo anche Delgado (voto 6,5) decisivo 12 mesi fa nella finale Allievi Nazionali vinta dall’Inter tra i più giovani, classe 1997, ma molto promettente. La Lazio invece è restata a dir poco in periferia rispetto alla zona-Radu (SV), con il capitano Silvagni (voto 6) e pochissimi altri singoli che possono strappare la sufficienza. Molto male Prce (voto 5) che con due errori in disimpegno ha quasi regalato il vantaggio agli avversari.Per ora la sfida tra allenatori vede prevalere quello nerazzurro su Simone Inzaghi (voto 5).
45 minuti a dir poco deludenti per una delle squadre migliori d’Italia, campione in Supercoppa e in Coppa Italia in carica. Ci sarà bisogno di una svolta totale nel secondo tempo, visto che centrocampo ed attacco non hanno prodotto nulla in un tempo. Si salva lui, per la corsa a perdifiato più che per meriti tecnici o giocate di qualità, assieme a Germoni. Ma non è un giudizio incoraggiante in senso generale. Graziato, come poi lo sarà Guerrieri nel finale, dagli errori avversari in sede di finalizzazione. Topiche individuali gravi, le sue, che dovrò dimenticare azzerando sotto il profilo psicologico i primi 45′ di gioco.
Superiore, brillante fisicamente e messa meglio in campo, ha prodotto abbastanza per meritarsi il vantaggio ma non basta, quando arrivi ai massimi livelli della categoria: senza segnare vale tutto molto meno… Continua ad acquisire fiducia: è cresciuto in maniera notevole dopo l’approdo in Prima Squadra e anche oggi ha tenuto in mano il gioco con personalità. Non solo il gol sbagliato ma anche un match leggermente inferiore ai compagni, nonostante buona mobilità e discreta tecnica. Insufficiente ma in modo lieve. (Luca Brivio)
Lazio
Alti e bassi da brivido, divisi tra ottime uscite e buone prese sui tiri da fuori dell’Inter e preoccupanti cali di attenzione nella scelta di tempo e in qualche disimpegno.
Corsa e resistenza di altissimo livello, è uno dei migliori in assoluto della partita e sicuramente dei suoi.
Tiene alla grande Ventre, ultimo dei subentranti, soffrendo solo a sprazzi Rocca. E non è dato sapersi se negli schemi difensivi fosse sua la marcatura sull’autore del gol nerazzurro.
Qualche difficoltà, molte meno rispetto al compagno di reparto, ce l’ha anche lui, su Correia. In generale però è più solido e più affidabile anche nella ricerca della verticalizzazione dalle retrovie.
L’unica cosa che gli riesce bene sono delle rimesse chilometriche, che diventano un fattore con il passare dei minuti. Palla al piede è inguardabile e commette tanti errori, soffrendo il numero 9 avversario.
Contro avversari di fisico e vigore atletico come Palazzi e Steffè può soffrire, ma in generale cerca sempre di essere il riferimento davanti alla difesa, con continuità.
Lui è uno dei più “trasformisti”: passa come la squadra dal 4 all’8 nel giro di pochi minuti, ma non ci sentiamo di andare in sintesi oltre la sufficienza abbondante.
Troppo leggero, prova qualche giocata estemporanea ma la sua uscita dal campo aiuta la squadra nella rimonta.
Si accende tardi ma è decisivo. Si vede chiaramente che è – per spunto e pericolosità su tutto il fronte offensivo – la carta principale di Inzaghi per vincere le partite e quella di stasera è solo l’ultima conferma in una stagione da protagonista assoluto.
Lui è invece il simbolo della Lazio imbarazzante della prima parte di partita. Prestazione da dimenticare.
Si batte come un leone, essendo una delle guide (anche per età) del gruppo. Sostituito dopo aver esaurito le riserve di gambe e fiato a disposizione.
( Aveva regalato queste finali alla Lazio segnando nel recupero dei supplementari contro il Palermo, ai playoff. Oggi ha fatto ancora meglio, pareggiando prima e servendo Palombi poi per il 2-1 decisivo)
( Innesto giusto al momento giusto, così come Milani fornisce un apporto determinante)
( Anche per lui pochi minuti ma di grande valore nel momento in cui la Lazio scende finalmente in campo dopo una lunga apatia)
All.INZAGHI 7: Difficile da accettare, una Lazio così altalenante. Irriconoscibile prima e irresistibile poi. Il tecnico ha il merito di indovinare tutti i cambi, Rossi in primis.
Inter
Sembra il solito padrone del fortino, la difesa meno battuta in assoluto della regular season. Poi si innervosisce, viene punito da Rossi e perde sicurezza. Pur senza grandi errori, lo si nota bene, conoscendo il suo valore.
Controlla la sua fascia senza problemi fino a quando la Lazio, con Palombi e Rossi, non lo mette nel mirino, travolgendolo.
Qualche grande chiusura e la consueta solidità, poi il crollo, anche fisico. Sul gol di Palombi è palesemente sulle gambe.
Anche per lui svariati minuti di tranquillità e poi una risposta balbettante, quando la Lazio si palesa in tutta la sua pericolosità.
Peccato per l’infortunio che lo costringe ad alzare bandiera bianca, si era fatto apprezzare con la solita buona prestazione fino a quel momento.
E’ il migliore fino a quando l’Inter domina, poi perde ritmo e viene sostituito.
Carattere da mediano vero, alla Gattuso; è l’ultimo a mollare e anche quando non ne può più si lancia in pressing solitario.
Con meno personalità rispetto a Palazzi, anche lui si fa apprezzare per corsa e apporto al gioco di squadra.
Tagliente come una lama con il suo sinistro, pesca Rocca in occasione del gol e impensierisce la difesa della Lazio a ogni calcio d’angolo. Deve crescere quanto a capacità di incidere sul cuore della partita, ne ha le doti.
Il gol, anche per la gentile concessione della difesa avversaria, sembra cambiare la sua serata e regalargli il palcoscenico. Ma la rimonta Lazio lo rimette in riga, purtroppo per l’Inter.
Impegna da solo i due centrali avversari e dimostra un grandissima mobilità e fisicità. Palo colpito di testa a parte, però, manca la fase di finalizzazione.
( Non entra nel modo in cui avrebbe preteso il suo tecnico, che lo richiama più volte palesemente. Senza errori gravi, risulta comunque insufficiente)
( Un peperino tutto dribbling, accelerazioni e serpentine palla al piede, da ala vecchio stampo. Era da inserire prima)
( Lui invece non impatta sul match, per nulla. Non lascia quasi traccia del suo passaggio)
All.VECCHI 6: A fine match parla di sfortuna ed oggi bisogna ammettere che, considerando il tutto con lucidità, ha ragione. Ritarda il cambio di Baldini ma non è certo responsabilità sua questa eliminazione.
(Luca Brivio)