Continuano le ipotesi su quello che potrà succedere dopo la cessione del Milan alla cordata di imprenditori cinesi che dovrebbero rilevare la gloriosa società rossonera dalle mani di Silvio Berlusconi. Sembra sempre più probabile che la prima ‘vittima’ eccellente del nuovo corso cinese sarà colui che più di tutti ha caratterizzato i 30 anni di guida dell’ex Cavaliere: parliamo naturalmente di Adriano Galliani, che ha vissuto per intero l’epopea del Milan di Berlusconi, ha certamente avuto tanti meriti nell’edificare squadre che hanno fatto la storia ma negli ultimi anni non è esente da colpe per il calo del Milan, che addirittura per il secondo anno consecutivo non è riuscito a qualificarsi per le Coppe europee nella stagione appena conclusa. Adesso poi è emerso il nome di quello che potrebbe essere un nuovo innesto nei quadri dirigenziali, cioè l’ex dirigente della Lazio Giuseppe Matteo Masoni, del quale potete leggere più diffusamente nel paragrafo sottostante. Difficile pensare che Galliani possa rimanere al Milan in un ruolo subalterno, considerando pure che ci saranno anche Nicholas Gancikoff, uomo forte dei cinesi e sostituto di Galliani nel ruolo di amministratore delegato, e che dovrebbe rimanere anche Barbara Berlusconi. Dunque il primo che dovrebbe andarsene è proprio Galliani, forse già alla fine delal sessione di calciomercato estiva.
La sempre più probabile cessione del Milan da parte di Silvio Berlusconi all’ormai celebre cordata cinese scatena inevitabilmente un gran numero di ipotesi sul futuro assetto societario e vengono fatti molti nomi, che poi ovviamente andranno verificati. Secondo quanto riferisce il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, tra i nomi possibili per il nuovo Milan ‘cinese’ è spuntato quello di Giuseppe Matteo Masoni, uno degli esponenti di punta della cordata rappresentata dall’italo-americano Sal Galatioto. Masoni tra l’altro non è un nome nuovo per il calcio italiano, famoso soprattutto per i legami con l’ex gruppo bancario Capitalia, che nel 2007 si è fuso con Unicredit. Nel 2003 ha sostituito Luca Baraldi ed è diventato l’amministratore delegato della Lazio in anni non facili dopo i fasti dell’epoca di Sergio Cragnotti: l’anno successivo Masoni ha trovato l’accordo con il fisco per la spalmatura dei debiti e ha concluso la trattativa per la cessione del club a Claudio Lotito. Masoni dunque, forte della sua esperienza finanziaria e della conoscenza del calcio italiano, starebbe trattando gli aspetti più complessi della futura governance rossonera, ovvero il numero di consiglieri nel CdA per i nuovi proprietari e per Fininvest nel nuovo ruolo di azionista di minoranza.
Passano i giorni e la cessione del Milan diventa sempre più probabile, ma questo non fa che accrescere i dubbi circa la figura del prossimo allenatore. Infatti l’ipotesi della permanenza di Cristian Brocchi vede ridursi le possibilità praticamente a zero se alla guida della società non ci sarà più Silvio Berlusconi, ma questo implica la necessità di trovare una nuova guida tecnica per il Milan ‘cinese’ e ormai siamo a giugno, dunque il tempo stringe. Quasi certamente l’allenatore sarebbe straniero: una possibilità è Rudi Garcia, che già conosce il calcio italiano e il cui agente ha ottimi rapporti in Cina; tuttavia, nelle ultime ore sembra che il francese sia stato superato da Manuel Pellegrini e da Unai Emery. Il cileno è libero dopo la fine della sua esperienza al Manchester City, ma il suo stipendio si aggira attorno ai 6 milioni e mezzo: vero che con i cinesi le possibilità di spendere cresceranno, ma bisognerà valutare se sia il caso di investire così tanto sull’allenatore; a questo punto quindi il favorito potrebbe essere lo spagnolo, che con il Siviglia ha vinto le ultime tre Europa League e già da tempo piace ad Adriano Galliani, dunque in un certo senso potrebbe essere un segno di continuità fra il Milan attuale e quello dei cinesi. L’addio del direttore sportivo Monchi fa pensare che molte cose a Siviglia stiano per cambiare e questo potrebbe indurre Emery a cambiare aria: un altro indizio a suo favore?
, nel corso della lunga intervista concessa a TeleLombardia, è poi sceso più nel dettaglio circa la cessione del Milan esprimendo la propria opinione circa l’eventuale addio di Silvio Berlusconi e il conseguente passaggio del Milan nelle mani di una cordata di imprenditori cinesi. Il giudizio di Maldini è a dire il vero piuttosto negativo: “Credo sia assurdo pensare a una nuova proprietà. Se ne parla da anni. Il presidente Berlusconi, al quale io voglio un mondo di bene, sa come sono fatto e credo mi apprezzi. Giustamente io faccio le mie valutazioni su eventuali compatibilità o meno. Se sono ancora disponibile? Io credo che all’interno della società attuale assolutamente no, perchè abbiamo delle visioni completamente opposte. Ma non lo faccio per snobismo, ma davvero perchè mi sono creato una vita al di fuori del calcio”. Maldini immagina che questo passaggio implicherebbe una vera e propria rivoluzione nell’organigramma se dovesse compiersi: “Cambiare uomini? Non sono domande che devi fare a me. Se io mettessi sul piatto 750 milioni per acquistare la società vorrei che la società avesse la mia impronta. Mi sembra strano che la società non decida gli uomini da mettere. Poi quello che sarà non lo so”. Infine, che impressione farebbe a Maldini un ‘Milan cinese‘? “Sarebbe un cambio epocale, però dobbiamo abituarci a questi investitori stranieri. E’ successo nei campionati più importanti d’Europa e di conseguenza succederà anche in Italia. Non dobbiamo dimenticarci mai quello che di unico ha fatto Berlusconi, nonostante le critiche che ci sono state”, è la chiusura con omaggio finale al presidente dei tanti successi ottenuti dal Maldini giocatore.
Nei giorni della probabile cessione del Milan, continuiamo a leggere le dichiarazioni rilasciate da Paolo Maldini a TeleLombardia nel corso della lunga intervista con l’emittente lombarda. Maldini continua a parlare del suo mancato ingresso in società dopo il ritiro dal calcio giocato e non manca una critica molto chiara nei confronti di Adriano Galliani: “Io vorrei avere sempre il mio diritto di scelta, a maggior ragione in una grande squadra come il Milan. L’attuale società non ha visto in me la persona giusta, è una scelta da rispettare. Galliani? L’area tecnica è lacunosa, è sottostrutturata e a livello di competenze qualcosa manca. Chi mi voleva mi ha chiesto supporto tecnico-tattico. Credo che il problema non sia Maldini fuori dal Milan, ma che tanti campioni del passato ne siano fuori, ad esempio al Bayern non succede una cosa del genere”. Una situazione se vogliamo paradossale, se consideriamo che sotto la presidenza di Silvio Berlusconi ha sempre avuto molto successo lo slogan ‘il Milan ai milanisti’. Maldini ha poi analizzato la situazione attuale della squadra, reduce da diverse stagioni negative e per la seconda volta consecutiva fuori dalle Coppe: “La situazione è questa. Io credo che il gruppo di calciatori abbia ben chiaro come si sia arrivati a certi risultati. Dal mio punto di vista credo che il Milan abbia pensato che i grandissimi calciatori potevano anche essere sostituiti anche da altri meno grandi e che bastasse la società. Noi ci eravamo divisi i compiti e c’era un grande rispetto dei ruoli. C’era una gestione autonoma di quello che era Milanello, il rapporto tra area tecnica, allenatori e giocatori. Questo non è stato capito dalla società. Quello che mi spiace è che tanti ragazzi che sono stati al Milan e vorrebbero ridare qualcosa a questa società non hanno la possibilità. E non riguarda soltanto me”. Tante cose dunque da cambiare se si vorrà tornare grandi…
La cessione del Milan continua a tenere banco fra gli ex giocatori rossoneri. Tra le opinioni più autorevoli c’è senza dubbio quella di una leggenda come Paolo Maldini, che ha rilasciato dichiarazioni interessanti ai microfoni di TeleLombardia: “Sono comproprietario del Miami FC, ma nella società non ho ruoli di sorta (rispondendo a Silvio Berlusconi che aveva spiegato con l’avventura americana il mancato ingresso di Paolo in società, ndR). Vivo qui a Milano e non negli States, cercando di costruire il futuro su me stesso e senza l’aiuto di nessuno, senza mai scendere a compromessi. Una volta che la vita da calciatore è finita mi sono creato un’alternativa al calcio. E soprattutto non è matematico che un grande giocatore di una squadra rimanga anche con un ruolo da dirigente. Leonardo, Allegri, Seedorf e dopo Barbara Berlusconi mi hanno chiamato in questi anni e io li ho sempre ascoltati. Sono e sarò per sempre un tifoso del Milan, e qualche volta qualcuno mi chiama per chiedere aiuto. Ma ho una bellissima vita che va anche aldilà del calcio”. In caso di cambio di proprietà cambierà qualcosa? Staremo a vedere…
Si è parlato molto, in questi giorni caldi per la cessione del Milan, dell’effettiva valutazione della società rossonera. Quanto vale il Milan? Ci aiuta a capirlo Il Sole 24 Ore; si parla di una cifra che dovrebbe raggiungere i 750-800 milioni di euro. Come riporta il quotidiano, il Milan è sul mercato dall’ottobre 2014 ma è soltanto ora, dopo gli infruttuosi tentativi di Mr. Bee, che le carte sono finalmente in tavola. Sappiamo ormai dell’esclusiva ottenuta dalla cordata cinese, rappresentata da Sal Galatioto; il processo di acquisizione sarebbe in ogni caso graduale e comporterebbe inizialmente l’acquisizione del 70% delle quote (in ogni caso il pacchetto di maggioranza) per 500 milioni, oltre ad accollarsi i debiti che raggiungono i 200 milioni. La seconda fase della cessione del Milan prevederebbe invece l’investimento di una cifra compresa tra i 200 e i 300 milioni, attraverso un fondo creato ad hoc che servirebbe a rilevare le restanti quote e potenziare l’organico. Secondo questa ricostruzione corrisponderebbero al vero le voci – già confermate da Silvio Berlusconi – secondo cui la famiglia che per 30 anni ha governato il Milan avrebbe un’uscita di scena graduale; la cifra di acquisizione invece è salita per un motivo che Il Sole 24 Ore giudica politico. Il quotidiano sostiene la tesi secondo cui il Governo cinese starebbe avviando una politica economica mirata al riconoscimento del pieno status di economia di mercato, atta a far decadere i dazi doganali sulle economie occidentali considerate nevralgiche. Perchè il calcio? Per il semplice motivo che è un veicolo perfetto e immediato per creare consensi, come ben sanno russi e sceicchi che fin da 15 anni fa hanno iniziato a investire in Europa.
Visto che la cessione del Milan è un’ipotesi sempre più probabile, andiamo ad analizzare quello che potrebbe essere il nuovo organigramma della società rossonera qualora Silvio Berlusconi dovesse davvero vendere il pacchetto di maggioranza del Milan. Il nome più caldo come possibile nuovo Amministratore Delegato sarebbe Nicholas Gancikoff, secondo il Corriere della Sera. Gancikoff, quarantaduenne inglese di origini italiane, ex studente di Oxford e poi, in America, della Columbia Business School. Attualmente è alla guida del Solar Investment Group, azienda che opera nel campo degli investimenti green, in particolare dell’energia rinnovabile, e presidente della Sports Investment Group, società operativa nello sviluppo di impianti sportivi, in particolare quelli calcistici. Proprio grazie a questa seconda carica sta avendo un ruolo molto importante nella trattativa che porterà alla cessione del Milan alla cordata cinese: ruolo che potrebbe portarlo ad occupare la poltrona di a.d. del club prendendo il posto di Barbara Berlusconi, che resterà nella dirigenza della squadra ma con un ruolo presumibilmente ridimensionato.
Emergono altri dettagli sul possibile assetto societario dopo la cessione del Milan da parte di Silvio Berlusconi, evento che sembra ormai praticamente certo. Il consorzio cinese formato dagli imprenditori che costituiranno la nuova proprietà creerà un fondo con sede legale in Cina che sarà dotato di oltre un miliardo di euro per finanziare un piano quinquennale di rilancio in grande stile, fin dal primo anno nel quale sarebbero investiti subito circa 100 milioni di euro. L’altra notizia interessante circa le intenzioni dei cinesi è che il Milan dovrebbe essere quotato in Borsa (ancora da decidere quale) per avere accesso ad ulteriori finanziatori, ipotesi questa che tra l’altro avrebbe ricevuto l’assenso da parte dell’ex Cavaliere. Anche questa quotazione sarebbe un tassello della rivoluzione che attende il Milan…
La cessione del Milan appare sempre più vicina dopo che ieri pomeriggio nel summit tra Silvio Berlusconi, i suoi figli ed i manager della Fininvest ad Arcore è stato fatto un ulteriore passo avanti, perché il patron ha dato il suo benestare all’operazione. I tempi però coincidono con quelli della campagna elettorale in corso per le elezioni amministrative in molti Comuni. Su questo legame fra il Milan e l’attività politica del leader di Forza Italia ha indagato ‘La Repubblica’ nel numero in edicola oggi: secondo il quotidiano, dopo aver dato per assodato che i soldi ci sono, a Berlusconi serve una spiegazione sul modo di impiegarli. Insomma, l’ex Cavaliere deve dimostrare ai tifosi-elettori che sta facendo il bene del Milan – scegliendo nuovi proprietari che possano riportare la squadra ai fasti passati – e che potrà avere ancora un ruolo importante in società come “guida” degli imprenditori cinesi nel mondo del calcio italiano. Un’esigenza avvertita anche da Berlusconi in prima persona, perché il Milan è la sua “creatura” più amata, ma che sotto elezioni diventa importante anche per motivi politici.
La cessione del Milan si avvicina sempre di più, salvo colpi di scena che a questo punto sarebbero davvero clamorosi. Questo significa che Silvio Berlusconi dovrebbe davvero vendere la società ai cinesi, dunque la domanda sorge spontanea: quale sarà il prossimo allenatore del Milan? Al momento il ruolo è occupato naturalmente da Cristian Brocchi, che sta facendo tutto quello che un allenatore deve fare in queste settimane fra una stagione e l’altra, come ad esempio programmare il lavoro estivo, dal raduno alla tournée americana, ma non ha alcuna certezza di sedere sulla panchina rossonera l’anno prossimo. Una situazione non facile ma d’altronde è inevitabile che sia così: Berlusconi ha già detto che punterebbe volentieri ancora su Brocchi ma “ove ci sia il passaggio di proprietà della maggioranza, saranno loro a prendere decisioni al riguardo”. Non ci sono però certezze sui tempi e Brocchi deve pensare anche a cosa fare se dovesse perdere il posto: accetterà di tornare in Primavera o lascerà i rossoneri? A giugno inoltrato però non saranno molte le panchine libere… Quanto all’eventuale erede, sembra perdere quota l’ipotesi Marco Giampaolo, più chance invece per Rudi Garcia che è nome certamente più noto a livello internazionale e che vanta già un’importante esperienza nel calcio italiano.
La cessione del Milan sembra ormai un fatto certo, tuttavia resta curiosità sui nomi degli imprenditori cinesi che fanno parte della cordata che rileverà la società rossonera dalle mani di Silvio Berlusconi. Ieri pomeriggio ad Arcore, in occasione del summit a Villa San Martino tra il patron rossonero, i figli e i manager della Fininvest per parlare della cessione della maggioranza del club sarebbe stato fatto un passo avanti decisivo, dal momento che i cinesi sono stati giudicati seri e con disponibilità economiche importanti. Non costituirebbe un problema neanche la futura ripartizione delle quote, che però è certamente un aspetto che i tifosi vorrebbero conoscere per capire chi sarà il nuovo “uomo forte” del Milan, anche perché secondo il ‘Corriere della Sera’ oggi in edicola, all’interno della cordata non ci sarebbero i nomi circolati in questi giorni sui giornali. Pertanto, nessun Jack Ma (del quale in effetti negli ultimi giorni si sta parlando meno) e forse nemmeno Robin Li, che invece sembrava essere il punto di riferimento. Tuttavia questo sembra non avere tolto nulla alla solidità finanziaria del consorzio. Per il resto, sapremo con il tempo…
La cessione del Milan è sempre più vicina, ma come avverrebbe concretamente lo storico passaggio da Silvio Berlusconi alla cordata cinese? Secondo quanto riferisce ‘Il Sole 24 Ore’ questa mattina in edicola, il progetto prevede la creazione di un fondo di investimento sottoscritto da 7-8 grandi investitori cinesi, anche se il “Corriere della Sera” avanza dei dubbi sul ruolo di Robin Li. Se Berlusconi darà il suo via libera all’operazione, tornando a quanto scrive “Il Sole 24 Ore” il fondo di investimento nascerà come entità giuridica e sarà registrato in Cina. Quindi, si passerà a mettere in pratica il piano di rilancio del Milan, rappresentato alla proprietà rossonera dall’advisor italo-americano Sal Galatioto, che prevede la permanenza di Fininvest nell’azionariato del club per un certo numero di anni, con Silvio Berlusconi che, come è noto, resterebbe presidente onorario e con un certo margine operativo, almeno inizialmente. Nel dossier consegnato a Fininvest è stato inserito pure un dettagliato piano di investimento per il rafforzamento della squadra, della durata di cinque anni: nel primo anno si spenderanno 100 milioni per riportare il Milan ai vertici internazionali. Nel nuovo organigramma rossonero entreranno certamente alcuni esponenti della Galatioto Sports Partners come Nicholas Gancikoff.
Sempre più vicina la cessione del Milan, dal momento che la trattativa fra Silvio Berlusconi e la cordata cinese rappresentata dall’italo-americano Sal Galatioto è entrata nella fase decisivo. D’altronde lo stesso patron della società rossonera sembra ormai definitivamente convinto a fare questo passo storico dopo 30 anni di gestione con tantissimi successi ma anche delusioni negli ultimi anni. Nelle scorse ore infatti l’ex Cavaliere ha dichiarato in modo molto chiaro: “Questa è la cordata più seria e decisa a fare del Milan una squadra mondiale”. Sappiamo che proprio questo era il punto focale della trattativa: Berlusconi avrebbe venduto la sua creatura più amata solo a chi avesse avuto voglia e possibilità di investire grandi somme per riportare il Milan ai vertici del calcio internazionale, dunque se il patron si è convinto di questo l’affare potrebbe davvero essere vicinissimo alla conclusione…
La cessione del Milan al gruppo di imprenditori cinesi entra nella sua fase calda. Silvio Berlusconi sta rilasciando tante dichiarazioni da giorni, nelle quali spiega i motivi della decisione e il progetto per far tornare il Milan ad alti livelli; dopo 30 anni di presidenza, l’ex Cavaliere è pronto a lasciare. A Radio Lombardia, Berlusconi ha dichiarato che quello appena vissuto è stato un anno difficile; “ho sofferto molto per il Milan” ha detto, affermando anche di essere stato troppo impegnato “con i processi che ho dovuto affrontare” e dunque di non aver potuto dedicare tempo alla squadra rossonera. Berlusconi ha anche detto che “per tornare grandi bisogna investire molto, con capitali che derivano dal petrolio o da altri mercati”; come appunto quello cinese, ed è per questo che il Milan e Fininvest stanno trattando la cessione di una quota di maggioranza ad aziende cinesi “con partecipazione statale”. Il presidente del Milan ha anche ribadito quella che al momento è la sua maggiore preoccupazione: vedere il Milan tornare protagonista in Italia, in Europa e nel mondo. “Chi comprerà il Milan” ha detto, non certo per la prima volta “dovrà impegnarsi a investire nella squadra”. In caso contrario, è già tracciato il piano B: una società capace di investire sui giovani, secondo un progetto da portare avanti nel tempo e che ricalca quello che lo stesso Berlusconi aveva già in mente qualche anno fa (il progetto Top Young, che prevedeva anche il potenziamento del settore giovanile). Allora si iniziò soltanto a sondarlo (gli acquisti di El Shaarawy e Saponara, la promozione in prima squadra di De Sciglio ma anche il ritorno in Italia di Mario Balotelli) per poi abbandonarlo di fronte agli scarsi risultati della squadra, domani potrebbe diventare una necessità.