Punto di riferimento nel mondo del giornalismo calcistico, quella di Sandro Piccinini è una delle voci più amate di sempre. Dopo l’addio alla Champions League e quello a Mediaset dopo i Mondiali, il telecronista è pronto a tornare dopo l’anno sabbatico che si è concesso. Intervistato da La Verità, ha commentato: «Urlatori? Eh, la tendenza è quella. Forse l’eccesso di competizione, il fatto che i telecronisti siano tanti, fa sì che alcuni per distinguersi esagerino un po’. E poi servirebbero dei direttori capaci di tenere le redini. Dopo di che, non è che io non abbia mai urlato, ma credo sia una questione di tempi e di modi. Il dosaggio è fondamentale. Però non mancano telecronisti bravissimi, come Massimo Callegari, forse il migliore in circolazione. E al di là di quelli più noti, mi piace segnalare Stefano Borghi e Alessandro Iori di Dazn e Federico Zancan di Sky. Fossi un direttore, questi quattro me li terrei molto stretti».
SANDRO PICCININI E LE SUE CELEBRI FORMULE
Sandro Piccinini ha poi parlato dell’importanza della pausa nel corso di una telecronaca: «E’ fondamentale. Vedi, negli anni si è passati da un eccesso all’altro. All’inizio c’era una sola telecamera e una sola voce. Adesso hai venticinque telecamere, replay infiniti, la seconda voce, il bordocampista. Tutti che parlano e a volte urlano. Ecco, forse, dopo tanto “aggiungere”, è venuto il momento di “togliere”. E il primo a togliere dev’essere il telecronista». Il telecronista parla delle sue celebri formule: «Dire “non va” significa con due parole descrivere quello che prima ne richiedeva dieci: “Il tiro va sul fondo e non impensierisce il portiere”». Una riflessione sui dettagli eccessivi: «Dico sempre: il telecronista deve sapere tutto, ma non deve dire tutto. Quando prepari una partita, raccogli mille informazioni, ma poi ne devi trasferire solo una piccola parte. Altrimenti diventi come il secchione che deve far vedere quanto è bravo. Questi aspetti vanno calibrati come alchimisti».
“ASPETTO UN DIRETTORE SEDUTTIVO”
Il telecronista poi parla delle trasmissioni calcistiche, con Sandro Piccinini che ha scritto la storia con il suo Controcampo: «Il rischio di non approfondire niente? Con me sfondi una porta aperta. Vedo trasmissioni ultra spezzettate e conduttori a volte prigionieri della scaletta. Se hai 38 minuti, a che servono sette servizi, le mitiche schede, interruzioni continue? Poi dipende anche dalla fascia oraria: capisco che se sei alle 8 di mattina, quando chi ti guarda non starà mai un’ora fermo davanti allo schermo, può avere senso preparare segmenti brevi, ma in altra fascia oraria è diverso. Quando facevo controcampo, sai quanti servizi non usavo? Tantissimi. Se sento che lo studio è caldo, me ne frego della scaletta. Se invece lo studio è debole, do un nuovo stimolo». Infine, una battuta sul suo futuro: «La storia d’amore con Mediaset è stata una favola. Da ragazzo, avevo cominciato facendo una radiocronaca appeso a un albero, e sono arrivato a raccontare una finale mondiale. C’era bisogno di uno stacco. Dopo 30 anni di matrimonio, non ti fidanzi di nuovo in una settimana. Ora è probabile che mi torni un po’ di voglia. Aspetto un’occasione divertente, un direttore seduttivo».