Un recente studio dell’Istituto Mario Negri di Milano – in collaborazione con colleghi dell’Ospedale universitario di Novara e dell’Istituto Superiore di Sanità – ha presentato dati importanti e risultati purtroppo “choc” sul rapporto tra calciatori della Serie A e la tremenda malattia della Sla. Non solo Stefano Borgonovo, sono tanti i campioni e anche i volti meno conosciuti del calcio, colpiti dalla Sclerosi laterale amiotrofica tanto da far sempre pensare che tale correlazione fosse in qualche modo sospetto: ebbene, oggi lo studio scientifico spiega come in media l’insorgere della Sla è due volte di più rispetto alla popolazione generale, sei volte di più considerando quelli di serie A. Lo studio è stato resentato al meeting annuale dell’American Academy of Neurology, in svolgimento negli Usa, a Philadelphia: dopo tante battaglie portate avanti dalle fondazioni dedicate, in primis quella di Stefano Borgonovo (ex attaccante di Milan e Fiorentina) iniziano ora a giungere i primi risultati che quantomeno portano all’attenzione un’anomalia che non può essere solo spiegata con la “casualità statistica”. I calciatori si ammalerebbero di più e temporalmente molto prima delle altre categorie professionali, spiegano i ricercatori del “Mario Negri”, nello specifico il dottor Ettore Beghi e la dottoressa Elisabetta Pupillo: «i casi accertati di Sla nel calcio italiano ne ha visti emergere 32. Sono i casi di calciatori morti di Sla che abbiamo riscontrato consultando tutte le collezioni degli album Panini, dalla stagione 1959-’60 a quella del 1999-2000, arrivando fino al 2018 con un follow-up sulla popolazione calcistica allargato rispetto ai due studi epidemiologici precedenti che si fermavano al 2005».
LE CATEGORIE PIÙ COLPITE
Secondo il dottor Beghi – riporta l’Avvenire negli scorsi giorni – «Una coorte che si è concentrata su 23.875 calciatori di Serie A, B e C e il rischio ricalcolato sulla popolazione calcistica è circa 2 volte di più rispetto alla popolazione generale. Analizzando la Serie A addirittura il rischio sale a 6 volte di più». Addirittura ci potrebbe essere anche una sorta di sottostima di tutti i casi riscontrati: ricordiamo i più famosi Borgonovo, Armando Segato, Gianluca Signorini e Adriano Lombardi, da ultimo la scomparsa recente di Marco Sguaitzer, ma potrebbero essercene molti altri ancora «per arrivare a far luce a trecentosessanta gradi sulla relazione Sla e calcio occorrerebbe arrivare alle cartelle cliniche di tutti i calciatori che si sono ammalati e sono morti a causa del morbo». I due punti nodali scoperti dallo studio choc sul rapporto Sla-calciatori sono in sostanza il fattore rischio assai più elevato di altre categorie e poi il fatto che i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane rispetto agli altri malati. Il ruolo più colpito è quello dei centrocampisti (ben 14), seguiti dagli attaccanti (6), i difensori (9) e i portieri, per fortuna solo 3: secondo il Presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, «Da parte mia e dell’Aic c’è la massima disponibilità, consapevoli che il mondo del calcio è colpito direttamente da questa malattia e anche del fatto che essendoci in Italia 5mila malati di Sla (molti dei quali chiaramente non hanno giocato a pallone) possiamo dare il nostro personale contributo alla squadra dei ricercatori di cui, da questo momento ci sentiamo parte integrante».