E cosi, anche se qualcosa è ancora da stabilire, è terminato anche questo campionato di serie A. A mio avviso, il più bello e appassionante che, nella mia breve memoria, io ricordi. Non esiterei infatti un istante a proclamare, in barba agli esterofili chiccosi, che l’erba del vicino è sì sempre più verde, ma che quest’anno il nostro giardino è stato ricco di fiori, colori e profumi come nessun altro. Proviamo infatti a uscire dai nostri coinvolgimenti personali per dare uno sguardo allo spettacolo offertoci quest’anno. Dopo aver premesso che piangersi addosso per i fattacci di Genova o per il pedagogico calcione di Rossi è questione riservata ai moral-masochisti, non possiamo che emozionarci ripensando ad una stagione ricca di storie ed emozioni come nessun’altra nel Vecchio continente.
Innanzitutto, la lotta scudetto: se il difficile termine di paragone è la sfida Barça-Real (non quella di Manchester perché ancora in gioco), non sembra utopistico pensare che la nostra sia stata più appassionante. Non tanto per i punti, i controsorpassi, i veleni, cose che hanno caratterizzato entrambe le sfide, quanto per i protagonisti. Ebbene sì, è stato più bello vedere festeggiare i gobbi che i madridisti, perché se è vero che entrambi avevano fatto indigestione di bocconi più o meno amari, è vero anche che nessuno si sarebbe aspettato che i bianconeri, che miravano a fare un buon campionato, sarebbero riusciti a stupire per qualità e quantità di gioco non solo gli italiani, ma tutti gli appassionati di calcio. Aggiungiamo il fatto che non hanno mai perso, che Conte era di fatto un esordiente, che l’affetto dei bianconeri per i propri idoli ha fatto impallidire i fischi che le merengues avevano riservato al loro allenatore quando le cose sembravano mettersi male: un cuore e una passione del genere fa sbiadire chiunque, e le ultime giornate passate tra radioline, cornetti e unghie divorate ha reso appassionante ogni secondo. Onore al Milan, che non aveva l’organico dei blaugrana, ma ha tenuto testa agli avversari più di quanto fosse possibile, gettando il cuore oltre l’ostacolo.
E scusatemi, dov’è che può succedere che una squadra, nel derby contro la sua acerrima rivale, vincendo regala lo scudetto ai nemici forse ancora più odiati? Sembra Agatha Christie fatta Supertele. A proposito, quella squadra è l’Inter, che nonostante i proclami di rinascita e una stagione più che deludente, ha comunque reso la corsa Champions qualcosa di fantasmagorico, incasinando tutto ogni tre giorni. In confronto, la sfida Newcastle-Tottenham-Chelsea è nulla, perché una provinciale come l’Udinese dà la birra a tutti, ai campioni strapagati nerazzurri e ai focosi napoletani, che umiliano i britannici in Champions ma vanno a perdere a Bologna contro ogni pronostico. In tutto questo, derby nel derby, piazziamo anche le romane, che alternando grandi momenti a periodi da dimenticare, per motivi diversi, hanno riportato nella capitale una tensione e una schermaglia, nel senso positivo del termine, come non si vedeva da inizio millennio. Scendendo un po’, troviamo le cosiddette squadrette, che nulla hanno da invidiare, per soddisfazione e gioia, a molti altri club: squadre come Parma, Siena o Atalanta hanno contribuito a rendere…
… un thriller ogni edizione di “Tutto il calcio minuto per minuto”, per la disperazione degli scommettitori, che non ci capivano più nulla, e per la gioia di Biscardi, che non doveva più inventarsi nulla per riempire puntate altrimenti vuote di storie e racconti. E come dimenticare la sfida salvezza, che coinvolge grandi piazze come Fiorentina e Genoa, messe in crisi dal funambolico Lecce che infilava i bastoni tra le ruote a chiunque, compresi i grandi, per restare aggrappati a un filo più sottile di quello delle Parche. Passiamo poi ai singoli: quanti incroci, quanto spettacolo! Su tutti Del Piero, leader indiscusso dei campioni d’Italia, che nel suo ultimo anno vince da protagonista tanto da spaccare in due l’ambiente bianconero: lo tenete o no? Sembra retorica la risposta…
Veniamo a Ibra, capitano vero dei rossoneri, l’ultimo a mollare a furia di beccarsi insulti dalla Nord, che ha regalato magie in ogni istante, tirando fuori conigli non dai cilindri (troppo facile), ma dalle coppole! Quindi Milito, che ha fatto arrabbiare tutti fino a Gennaio, per poi sbalordirne di più con una quantità industriale di gol. E gli altri: il mai domo Totti, il genietto Miccoli, la rivelazione Destro, il funambolico Muriel: ce n’è per tutti i gusti. Infine, per ammazzare la retorica, notiamo come, anche da noi, il calcio sia, in fondo, più passione che altro. Cari miei, la lode d’oltremanica non dev’essere andata giù bene dopo il sabato leccese. Una squadra retrocessa si prende gli applausi di un pubblico, quello salentino, che nulla ha da invidiare al resto d’Europa, cosi come quello di Novara, che batte le mani fino a spellarsele per gente che a Febbraio aveva già un piede in B.
Ah è vero, c’è anche la B: mai come quest’anno intrigante e divertente, che regala grandi spunti anche per l’anno prossimo. Perché, se quest’anno è andata bene, il prossimo sarà ancora meglio: giusto cosi, per buttarla li, provate a immaginarvi l’attesissimo derby Juventus-Torino, o una sfida a suon di gol tra Pescara e Roma, magari con una Sampdoria agguerrita che torna su e gioca alla morte contro il Genoa. Beh, io non me lo voglio perdere un anno cosi. Dunque, pensando al metro di giudizio europeo (il ranking), ecco la domanda di fondo che prepotentemente emerge: ma un campionato è più bello se dei freddi calcoli lo ingabbiano in tabelle, abbastanza contingenti e decisamente sconclusionate, o se il cosiddetto campanilismo non ti fa mai stare tranquillo sul divano, ma tra gioie e dolori ti fa, nel vero senso della parola, essere tifoso? Senza dubbio i milioni andranno da qualche altra parte, seguendo la moda.
Ma state tranquilli, che alla fine il Bene vince sempre. Lasciate stare Bundes, Liga e Premier. Checchè ne dicano la UEFA e gli specialisti della Gazza, il campionato di serie A è di nuovo il più bello del mondo.
(Giovanni Gazzoli)