Dopo le quattro gare del weekend che hanno inaugurato la Coppa d’Africa 2013, oggi è il turno del gruppo C che vede l’esordio dei campioni in carica: a Nelspruit (nel Nord-Est del Sudafrica, capitale della provincia Mpumalanga) lo Zambia affronta l’Etiopia in una partita che può già dirci quale sia il reale valore della squadra che lo scorso febbraio sorprese tutto il Continente Nero e non solo prendendosi la Coppa. E’ una partita che sulla carta dovrebbe favorire i Chipolopolo (letteralmente “Proiettili di rame”, soprannome derivante dal fatto che il rame è uno dei principali prodotti di esportazione del Paese): l’Etiopia non dovrebbe rappresentare un grosso ostacolo sulla strada della vittoria, già importante perchè la formula prevede che a superare il turno siano due delle quattro squadre del girone, e quindi perdere punti alla prima partita può essere decisamente una complicazione nel cammino verso i quarti di finale. Le due squadre non si affrontano in Coppa d’Africa dal lontano 1982: allora a imporsi fu lo Zambia. Finora questa manifestazione sta mantenendo quelli che erano stati i ritmi dello scorso anno: pochi gol nelle prime partite e un gioco che fatica a decollare. Del resto è cosa nota: in Africa c’è tanto atletismo e il fatto che molti dei protagonisti giochino in Europa ha aumentato visibilità e qualità delle nazionali e delle partite, ma resta ancora un problema l’insegnamento della tattica e soprattutto il fatto che si giochi nel pieno della stagione non aiuta certo ad elevare i ritmi, perchè se da una parte i calciatori sono allenati e pronti dall’altra giocare ogni tre giorni per molti rappresenta una novità. Ad ogni modo, chi dovesse vincere questa partita farebbe già un bel passo in avanti rispetto alla qualificazione ai quarti, mentre chi dovesse perdere non sarebbe comunque tagliato fuori ma sarebbe costretto a fare almeno 4 punti nelle due partite successive. La Coppa d’Africa si gioca ogni due anni: l’eccezione è rappresentata dalle ultime due edizioni e il motivo è lo slittamento della manifestazione negli anni dispari, per evitare che ogni quattro anni la coppa coincida con i Mondiali.
Lo Zambia è quindi il detentore del titolo: lo scorso anno i Chipolopolo fecero una grande impresa, andando a vincere la Coppa d’Africa quando nessuno se lo aspettava e soprattutto battendo in successione Ghana e Costa d’Avorio, le due principali favorite. In semifinale contro le Black Stars fu Mayuka a segnare il gol della vittoria, mentre nella finalissima contro gli Elefanti furono necessari i calci di rigore. Due storie incredibili da raccontare: nelle due partite citate gli avversari sbagliarono un penalty durante i tempi regolamentari, e poi lo Zambia alzò la coppa a pochi chilometri dal luogo in cui, nel 1993, l’aereo sul quale viaggiava la nazionale (verso il Senegal, per la qualificazione a USA 1994), una nazionale che solo cinque anni prima aveva battuto l’Italia 4-0 alle Olimpiadi di Seul, si inabissò nelle acque dell’Oceano Atlantico al largo delleo coste del Gabon, causando la morte di 18 calciatori, 5 membri dello staff e 7 funzionari della Federazione. Uno dei sopravvissuti, Kalusha Bwalya (che non era sull’aereo perchè impegnato in Olanda con il PSV Eindhoven) oggi è il presidente della Federazione Calcio: lo scorso febbraio dunque si è chiuso il cerchio con la prima vittoria dei Chipolopolo in Coppa d’Africa, dopo le finali del 1974 (in Egitto, contro lo Zaire oggi Repubblica Democratica del Congo) e del 1994 (in Tunisia contro la Nigeria che è nello stesso girone dello Zambia, insieme anche al Burkina Faso). Sarà molto difficile ripetersi, ma Hervé Renard, artefice del miracolo in Gabon (è succeduto a Dario Bonetti) ci proverà per dare un’altra gioia al popolo del Paese. Stelle della squadra sono Emmanuel Mayuka, che gioca oggi nel Southampton; il capitano Chris Katongo, soprannominato il Generale; il fratello Felix, cervello del centrocampo; e poi una serie di difensori rocciosi e interessanti, tra i quali Kasonde, Himoonde e Musonda, ma anche il 19enne Emmanuel Mbola, unico insieme a Mayuka a giocare in Europa (nel Porto).
L’Etiopia sulla carta ha poco da chiedere a questa Coppa d’Africa: per i Walyas (Antilopi) allenati da Sewnet Bishaw è già un successo essere arrivati alla decima qualificazione nella storia della manifestazione. A dire il vero nelle prime tre edizioni l’Etiopia fu grande protagonista: nel 1957 arrivò seconda, sconfitta dall’Egitto (ma c’erano solo tre nazioni, l’altra era il Sudan), poi fu terza due anni più tardi e nel 1962 centrò un’incredibile vittoria (ma anche qui dovette giocare solo due partite) battendo proprio l’Egitto (che ai tempi si chiamava Repubblica Araba Unita) in finale (4-2 dopo i supplementari). Da allora però i Walyas non sono più riusciti a incidere: un paio di quarti posti, l’ultima partecipazione datata addirittura 1984 (in Costa d’Avorio), poi tante delusioni già durante le qualificazioni. Quest’anno arriva in Sudafrica senza la pretesa di superare il turno, pur se le sorprese sono sempre dietro l’angolo; difficile però pensare che questa nazionale possa superare Nigeria e Zambia, o anche solo il Burkina Faso che si candida a essere un’outsider. Basta dare un occhio alla rosa per scoprire che quasi tutti i calciatori della nazionale giocano in patria, la maggior parte nel St. George, formazione di Addis Abeba che è un po’ la Juventus d’Etiopia, avendo vinto 23 campionati, 8 Coppe e 9 Supercoppe. E’ peraltro allenata dall’italiano Danilo Pileggi (un passato da allenatore nelle giovanili della Lazio ma soprattutto pedina importante nel Torino degli anni Ottanta, con otto presenze in Under 21). Gli unici giocatori fuori dai confini nazionali sono il centrocampista Yussuf Saleh (gioca in Svezia nel Syrianska), Fuad Ibrahim, attaccante di 21 anni impegnato nella MLS con i Minnesota Stars, e l’altra punta Saladin Said, 23 anni, che gioca in Egitto nel Wadi Degla.
Come detto lo Zambia dovrebbe essere il favorito della partita: la differenza di qualità tra le due squadre è troppo evidente per pensare che l’Etiopia possa fare il colpo. Spesso però, e non solo in Coppa d’Africa, mentalità e approccio alla gara possono fare la differenza, quindi i Walyas non partono battuti e se la giocheranno. La speranza comunque è di vedere qualche gol: finora le reti realizzate nelle prime quattro partite sono state appena cinque, con due gare chiuse sullo 0-0. Non ci resta che dare la parola al campo: Zambia-Etiopia sta per cominciare…
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