L’ultima sconfitta serve l’assist per fare il punto in casa Udinese. La squadra si è fermata ancora al casello del sogno: per tre volte l’autostrada europea si è chiusa all’ingresso dei preliminari, ed ora la statale Coppa Italia viene preclusa in semifinale. Sarà il destino delle squadre cosiddette di provincia: solcare rotte più ristrette (ma non meno trafficate, come quella salvezza) puntando al meno peggio. Eppure l’Udinese abbandona la coppa nazionale con le mani piene di speranze: la partita di Firenze ha dimostrato che Guidolin ha le basi per ricostruire verso l’alto, con la giusta pazienza. Ce n’è per tutti i ruoli a cominciare da Simone Scuffet, sempre più simile al primo Buffon e non solo per il cognome poco ordinario. La difesa ha in Danilo un perno più che affidabile, nonché uno dei migliori guardiani del campionato. Heurtaux si sta continuamente sgrezzando mentre Bubnijc, mancino serbo classe 1992, può crescere all’ombra salda di Domizzi. Il centrocampo schierato al Franchi espone i prodotti più interessanti: Widmer si sta adattando alla stessa velocità con cui accelera sulla fascia, e di questo passo assicurerà il dopo Dusan Basta. Allan è forse sottovalutato: abbina quantità e qualità e mantiene un potenziale ancora notevole, avendo appena compiuto 23 anni; il coetaneo Pereyra è nato cursore laterale ma si è sviluppato rapidamente: oggi Guidolin può chiedergli contrasti ed assist dal centro del campo. La conferma più ghiotta di Firenze è Bruno Fernandes: su basi portoghesi (tecnica, ritmo) sta innestando movimenti e scaltrezza italiane, la crescita è appena all’inizio ma al Franchi si è intravisto qualcosa di grande. A sinistra c’è un esterno in grado di competere (che non significa prevalere ma non è poco) con Cuadrado ovvero Gabriel Silva, e attenzione anche…
…agli assenti: Badu è una tanica di benzina sempre più capiente, e l’espulsione dalla panchina lo dimostra suo malgrado. Sono tutti giocatori nati dopo il 1990, destinati a migliorare: in un campionato che predica gioventù ma razzola esperienza, quella che serve per ottenere il risultato, l’Udinese è forse l’unica squadra futurista e “libera”, non a caso non è facile stabilirne l’obiettivo odierno (se l’Europa pare troppo, la salvezza per quanto non scontata è troppo poco). Le difficoltà non mancheranno ma i giocatori stanno crescendo, anche nelle sconfitte come quella di ieri. Se il calciomercato non stravolgerà i piani, gonfiando i giocatori o strappandoli prematuramente al nido, l’Udinese tornerà in breve tempo ospite fissa della classifica di sinistra. Questo aspettando i vari Douglas Santos, Jadson, Mlinar, Zielinski oltre ovviamente a Muriel e Nico Lopez, che sono il post Di Natale fatto in casa. Se il futuro è adesso l’Udinese è ancora in vantaggio nel suo piccolo: salvo imprevisti il tempo le darà ragione. Che poi i tifosi vogliano vincere è cosa buona e giusta, ma l’ultima sconfitta ha dimostrato che mai come in questo caso le vittorie non si misurano con i trofei in bacheca.
(Carlo Necchi)