BASKET/ Una donna nella NBA? Mark Cuban vuole Brittney Griner

- La Redazione

Mark Cuban come Luciano Gaucci? Il focoso proprietario dei Dallas Mavericks vuole portare Brittney Griner in NBA, scegliendola al draft o concedendola una possibilità in Summer League.

BaylorBears Le ragazze della squadra di basket di Baylor in visita al presidente Obama (Infophoto)

Ricordate quando Luciano Gaucci, vulcanico ex presidente del Perugia, voleva acquistare una donna per il suo club? Risero tutti, e la cosa non si fece. Ecco: l’equivalente di Gaucci nel basket NBA è Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, una franchigia che il signore in questione, imprenditore da quando aveva più o meno 12 anni (oggi è presidente di una rete televisiva, la HDNet), ha portato nell’elite della Lega riuscendo a conquistare l’agognato titolo nel 2011. Durante le partite all’American Airlines Center si è soliti vederlo in felpa o maglietta in prima fila, ad agitarsi come un ultras: mai lo si prenderebbe per un miliardario che ha in mano una squadra , abituati come siamo alle immagini di signori in là con gli anni, avvolti in giacca di ordinanza, cravatta appena uscita dal cellophane e magari anche ventiquattr’ore. L’ultima trovata di Cuban? Come Gaucci: vuole portare una donna a giocare per lui. Con una differenza sostanziale: questa donna si chiama Brittney Griner, e a Houston, sua città natale, ha un giorno dedicato dal 2009. Il 7 maggio è il “Brittney Griner Day”, nessuno scherzo: a 22 anni Brittney (203 centimetri di altezza) ha chiuso la sua carriera universitaria con Baylor (in Texas, of course) da pochi giorni, quando nel terzo round del torneo NCAA la sua squadra è stata incredibilmente battuta da Louisville (ma l’anno prima aveva dominato e vinto il titolo). Le cifre di Brittney al college parlano di 22,2 punti a partita, conditi da 5,1 stoppate. Cioè, due di media in più di quanto riesca a fare Serge Ibaka, migliore nella specialità in NBA. Certo: l’altezza di Brittney aiuta (tra le donne non è immediato trovare qualcuna che raggiunga i centimetri della Griner), ma chi l’ha vista giocare (e chi scrive l’ha fatto) sa che su un campo da basket questa ragazza non ha avversari. La domanda è: potrebbe gareggiare con l’altro sesso? Cuban se l’è chiesto: “Potrei anche chiamarla al secondo giro nel prossimo draftil sistema con cui le squadre professionistiche selezionano giocatori in uscita dalle università – e se anche non lo facessi posso sempre invitarla alla Summer League di Las Vegas. Se sotto i tabelloni è la più brava, io la prendo. Certo, dovrà dimostrare di valere e di poter fare parte della squadra: non la prenderei tanto per fare”. Immediata la replica di Brittney, via Twitter: “I would hold my own! Let’s do it”, che significa: 

“Mi sceglierei da sola, facciamolo”. Il coraggio non le manca di certo, ma non sarebbe la prima donna ad essere selezionata da una squadra NBA: nel 1979 toccò ad Ann Meyers, che arrivava da UCLA ed ebbe un’occasione con gli Indiana Pacers. Lei però non esordì mai: fu tagliata prima. Dunque, ce la farà Brittney Griner a mettere piede in una partita della NBA, o il suo futuro sarà la Lega con la W davanti (sta per Women, ovviamente) dove dominerebbe senza discussioni? Chissà: conoscendo Mark Cuban, la sua non è certo una trovata pubblicitaria. Resta da capire cosa ne pensi il buon David Stern, il commissioner della Lega. In attesa della risposta, immaginare una coppia Nowitzki-Griner non costa nulla.

 

(Claudio Franceschini)





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