Basket NBA 2016-2017/ Al via la nuova stagione: subito Spurs!

- La Redazione

NBA 2016-2017: la presentazione della nuova stagione, cominciata nella notte italiana tra martedì 25 e mercoledì 26 ottobre. Spurs subito corsari a casa di Golden State

parker_curry Il francese Tony Parker (a sinistra), 34 anni, di San Antonio contro Stephen Curry, 27, di Golden State (LAPRESSE)

La nuova stagione del basket NBA, quella targata 2016-2017, è cominciata nella notte italiana tra martedì 25 e mercoledì 26 ottobre 2016. Subito in campo i campioni in carica di Cleveland, che hanno potuto sfoggiare davanti al pubblico amico i famosi anelli esclusivi per i vincitori del titolo. Sul campo LeBron James e compagni non hanno tradito le attese, spazzando via i New York Knicks di coach Jeff Hornacek con il punteggio finale di 117-88. Nel match più atteso invece i vice campioni di Golden State Warriors, che agli Splash Brothers Stephen Curry e Klay Thompson hanno aggiunto un’altra superstar come Kevin Durant, hanno ceduto il fattore campo ai San Antonio Spurs. 100-129 il finale in favore dei texani che hanno sfoderato un Kawhi Leonard da 35 punti, mentre LaMarcus Aldridge ha messo a referto la sua prima doppia doppia stagionale con 26 punti e 14 rimbalzi. 43 invece i punti messi assieme dalla coppia Durant (27)-Curry (26), mentre Thompson si è fermato a 11. Di seguito una breve presentazione della nuova stagione NBA. Nella terza partita della notte Portland ha sconfitto in casa Detroit per 113-104.

Nella Conference dei campioni in carica ci sono alcune squadre che tentano di opporsi al potere di LeBron e compagni, come ad esempio I Celtics ed i Raptors che oltre a lottare per la supremazia nella Atlantic Division si giocheranno anche il ruolo di anti-Cavaliers con Indiana e Chicago, che appartengono alla Central Division, la stessa di Cleveland. La Southeast Division è complessivamente la più debole tra le tre che compongono la conference con tutte le squadre che hanno cambiato molto i loro roster per questa stagione.

Nella Conference dei Warriors la Division più forte è certamente la Southwest che comprende formazioni come le tre texane, San Antonio, Houston e Dallas, ma anche i Grizzlies, con una grande lotta per affermarsi all’interno della Division e poi per portare l’assalto alla squadra di Curry che nella Pacific dovrebbe avere un solo avversario reale, i Clippers di Dov Rivers, mentre i Lakers continuano nella loro faticosa opera di ricostruzione dopo il ritiro di Kobe Bryant. Nella Nortwest Division gli Oklahoma City Thunder orfani di Durant hanno in pratica ricostruito la squadra puntando su Westbrook e per il primato della Division sembrano poter essere attaccati dai Trail Blazers e dai Jazz. Questa è anche la Division di Danilo Gallinari e dei suoi Nuggets.

Nel torneo che è la massima espressione mondiale del basket sono solo due gli italiani rimasti. Dopo Datome anche Andrea Bargnani ha lasciato gli USA preferendo continuare la sua avventura nel basket europeo, partecipando alla Liga ACB ed all’Eurolega nelle file del Baskonia Vitoria una delle quattro formazioni che nella scorsa stagione hanno partecipato alle Final Four. Dei due rimasti, Marco Belinelli ha cambiato squadra, trasferendosi ai Charlotte Hornets, la squadra di cui è proprietario il grande Michael Jordan, dove troverà come compagni di squadra Kemba Walker in regia, Jeremy Lamb, ed il pivot Roy Hibbert, anche lui arrivato attraverso una trade. Una formazione che ha fatto solo pochi cambi cercando di consolidare quanto aveva già a disposizione. Danilo Gallinari invece è rimasto con i Denver Nuggets, dei quali è una delle principali punte. L’ex Olimpia Milano ha chiuso la scorsa stagione con 19,5 punti di media, la migliore della sua carriera in NBA, ed è pronto, a 28 anni, a fare il veterano in una squadra che si è completamente rifondata con molti under 21 interessanti tra cui lo spagnolo ex Real Madrid, Hernangomez, ed il serbo Jokic, oltre agli statunitensi Beasly e Murray. Una squadra che punta a ritornare nei playoff dai quali manca ormai da tre stagioni.

La “free agency” è stata incentrata soprattutto sul colpo dell’estate, il trasferimento di Kevin Durant dai Thunder ai Warriors, che negli Stati Uniti ha sollevato anche molte discussioni ed anche alcune polemiche. Per molti quello di Durant è stato quasi un “tradimento” nei confronti della sua franchigia, per andare a cercare di vincere l’anello unendosi ai più forti, invece di combatterli, un po’ come era successo all’epoca dei “Big Three” di Miami, con Wade, Bosh e James. Ma i trasferimenti di spicco non si sono limitati a questo, ma sono proseguiti anche con quello di Pau Gasol, che è andato a riempire il posto lasciato vacante da Tim Duncan nei San Antonio Spurs, lasciando Chicago, come ha fatto Derrick Rose, che si è accasato ai New York Knicks, a fare coppia con Carmelo Anthony. I Bulls da parte loro hanno replicato a queste partenze con l’arrivo di Dwayne Wade, che ha lasciato gli Heat per tornare nella sua città natale. Una serie di trasferimenti che potrebbe portare ad un nuovo equilibrio con partite interessanti in tutte le Division.

“Squadra che vince non si cambia”, questo il motto cui si sono adeguati i Cavaliers che hanno perso solo Williams, ritirato, confermando in toto il gruppo di veterani che li ha portati a vincere il titolo risalendo dal 3 – 1 in favore dei Warriors. Il nemico numero 1 della squadra di Lue è proprio l’età dei suoi componenti, seguito a ruota dal fatto di non avere un cambio all’altezza per il ruolo di play, con Kyrie Irving che dovrà fare gli straordinari nel ruolo. Cleveland avrà grande pressione addosso, ma sicuramente la vedremo preparare i playoff con una stagione con il freno a mano “tirato”, per non sprecare troppe energie, vista anche la rosa delle avversarie ad Est, certamente più debole di quella che dovranno affrontare i Warriors. Alla fine, dopo vari tentennamenti, JR Smith è rimasto, ed anche Love sembra più sicuro di quello che è il suo “ruolo” all’interno di una squadra che si appoggia sulle due stelle James ed Irving.

I finalisti dello scorso anno, e detentori del record della “regular season” lo scorso anno, sono i rivali più temibili per i Cavaliers, specialmente dopo l’arrivo di Durant in una squadra che ora ha in quintetto 4 “All Stars”. Perso Bogut, sostituito con Pachulia, Steve Kerr deve guardare soprattutto alla chimica di squadra inserendo al meglio l’ex Thunder, e pensare meno al record di vittorie, concentrandosi sulla preparazione alla fase decisiva, potendo contare anche su un’ottima panchina.





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie di NBA

Ultime notizie