Gara-2 delle Finali NBA 2017 ha sancito anche il ritorno di Steve Kerr sulla panchina dei Golden State Warriors. Il capo allenatore era stato assente a lungo per i continui problemi alla schiena: sostituito da Mike Brown (ex proprio dei Cleveland Cavaliers, che aveva portato alla storica finale del 2007), Kerr aveva lasciato la squadra in buone mani ma chiaramente il suo ritorno è stato importante per tutta l’organizzazione della Baia. A partire dai tifosi della Oracle Arena, che gli hanno tributato una standing ovation: “Una cosa che mi ha fatto sentire bene” ha detto il coach dopo la vittoria e il 2-0 nella serie. “Le Finali NBA ti danno un’energia unica, è davvero un piacere essere tornato a bordo”. Kerr ha spiegato di aver valutato la sua situazione fisica nelle ultime due settimane, di aver avuto risposte positive come presenza agli allenamenti e a tutti gli altri momenti con la squadra e lo staff. “Volevo fortemente passare dei giorni di fila senza avere male alla schiena, così da pensare di poter tornare stabilmente in panchina”. Adesso, ha detto, il grande obiettivo è quello di rimanere fino al termine della serie (che Golden State spera ovviamente sia il più breve possibile): “Non ho forzato e mi sono preso il mio tempo; credo di poter reggere allo sforzo che questo ruolo richiede”. Gli Warriors avevano fatto benissimo anche senza di lui, ma sicuramente hanno ricevuto una bella scarica di adrenalina dalla sua presenza. (agg. di Claudio Franceschini)
Golden State-Cleveland è sul 2-0, ma se c’è un giocatore che sicuramente non si arrenderà fino all’ultimo secondo è LeBron James. Il Prescelto sta giocando le settime Finali NBA consecutive (quattro con Miami, tre con i Cavaliers): numero pazzesco per un giocatore che ha già vinto tre titoli ed è stato in grado di riportare un trofeo in una città che fino all’anno scorso era conosciuta come “L’errore sul lago” (traduzione letterale dall’inglese). Le cifre del Re sono spaventose e ne abbiamo già parlato: in gara-2 il numero 23 di Cleveland ha messo insieme l’ottava tripla doppia nella storia delle finali da lui giocate. E’ stato in campo per poco più di 39 minuti, tirato 12/18 (66,67%), recuperato tre palloni (quattro quelli persi) e avuto un plus/minus di -11, certo negativo ma sempre migliore di quello di altri compagni che sono stati a lungo in campo (eccetto Kevin Love, -8 ma con soli 30 minuti di gioco). LeBron James adesso deve rimboccarsi le maniche, o meglio farle rimboccare ai compagni che dovranno necessariamente elevare il loro livello di gioco. Prendendo spunto dal Re, che anche nella sconfitta è stato favoloso come nel primo quarto, con Cleveland sotto di 9 e lui che è andato a recuperare una rimessa dal fondo, intercettato il passaggio e inchiodato la schiacciata a tu per tu con Andre Iguodala. (agg. di Claudio Franceschini)
Gara-2 di finale NBA è stata un trionfo per i Golden State Warriors, ancora dominanti sui Cleveland Cavaliers e ora sul 2-0 nella serie che si sposta in Ohio, dove i campioni in carica dovranno provare a ricucire lo strappo e, come lo scorso anno, instillare qualche dubbio nella mente degli Warriors. Il problema, come abbiamo già detto, è che in questo momento il supporting cast sta facendo la differenza anche più dei titolari: lo si è visto anche questa notte con quella che si può annoverare tra le migliori giocate della partita. Verso il finale del primo quarto, con Golden State avanti di 7 punti, pick and roll profondo tra Kevin Durant e JaVale McGee, che è poi andato a ricevere il pallone di ritorno alzato dall’ex di Oklahoma City inchiodando l’alley oop sotto lo sguardo di LeBron James e Channing Frye tagliati fuori dall’azione avversaria. McGee si sta rivelando importante: lo si era visto già nella serie contro i San Antonio Spurs quando aveva dovuto sostituire l’infortunato Zaza Pachulia, nella notte ha infilato soltanto 2 punti (questi appena descritti) e catturato 3 rimbalzi, ha giocato poco meno di 4 minuti (plus/minus -1) ma resta un giocatore che mette intensità, presenza e permette magari anche di spendere qualche fallo. Un giocatore che sa ritagliarsi questo ruolo marginale ed essere invece decisivo in attacco in altri frangenti; certamente non è lui l’uomo decisivo in questo 2-0, ma anche lui è un fattore importante. (agg. di Claudio Franceschini)
I Golden State Warriors battono 132-113 i Cleveland Cavaliers ed entrano nella storia: il 2-0 nella serie delle Finali significa che per la prima volta nella storia una squadra NBA ha vinto le prime 14 partite dei playoff. Ne mancano due per andare a prendersi il titolo, che sarebbe il secondo negli ultimi tre anni; per il momento l’unica speranza per Cleveland è che succeda come lo scorso anno, perchè anche allora gli Warriors erano partiti 2-0 per poi farsi clamorosamente rimontare e diventare la prima franchigia di sempre a perdere una finale con un vantaggio di 3-1. Anche allora Golden State aveva dominato i primi due episodi (+15 in gara-1, +33 in gara-2), poi la serie era girata; adesso si va in Ohio, ma sono in tanti a pensare che anche alla Quicken Loans Arena le cose rimarranno le stesse, e che questi Warriors possano “sweepare” anche i Cavaliers e chiudere così i playfof 2017 senza sconfitte. A dire il vero in gara-2 Cleveland è rimasta in partita molto più a lungo: per tutto il primo tempo, limitando le palle perse e sporcando molti possessi avversari, è stata a contatto nel punteggio entrando poi nel quarto periodo con uno svantaggio ancora del tutto rimediabile. E’ stato il quarto periodo a cambiare le carte in tavola: con poco più di 7 minuti sul cronometro un canestro in entrata di Kevin Durant ha sancito il +18 e da lì in avanti Golden State non si è più guardata indietro, andando a dominare con la sicurezza e la sfrontatezza della più forte.
Nella partita della Oracle Arena c’è un altro record da registrare: quello di due avversari che centrano una tripla doppia in una gara di finale. Stephen Curry ha ottenuto 32 punti, 10 rimbalzi e 11 assist mentre LeBron James, encomiabile nonostante la pesante sconfitta, si è fermato a 29 punti, 11 rimbalzi e 14 assist (ottava tripla doppia nelle Finali NBA per il Re). Il problema per Cleveland è che dall’altra parte gioca anche un certo Kevin Durant: 33 punti con 13/22 dal campo con 6 assist, l’ex di Oklahoma City ha una media di 35,5 punti nelle due partite delle Finali e si sta rivelando un rebus irrisolvibile per la franchigia dell’Ohio. Che, per parte sua, ha altri fattori da sistemare: se Kevin Love ha segnato 27 punti, Kyrie Irving ne ha aggiunti 19 ma tirando 8/23. Soprattutto, il supporting cast non si sta rivelando assolutamente all’altezza: Tristan Thompson ha avuto 8 punti e 4 rimbalzi, JR Smith ha commesso 4 falli in un lampo e ha chiuso senza punti e con appena due tiri presi. Se a Cleveland questi giocatori non funzionano, è difficile che James e Irving possano vincere da soli; possono farlo per una o magari anche due partite (si è visto l’anno scorso), ma poi ci sarà bisogno del contributo di tutti perchè questa Golden State al momento sembra una macchina perfetta che non ha intenzione di fermarsi. Come detto, tuttavia, le serie NBA possono cambiare in un lampo…