Il caso di Enes Kanter non si placa e il mondo dell’Nba si scalda ancora sul “caso” Turchia, riflettendo nei fatti un rapporto mai decollato tra il Presidente Trump e il “sultano” di Ankara, Recep Erdogan: dopo le durissime accuse lanciate dal centro dei New York Knicks negli scorsi giorni – «non andrà al match di Londra contro i Wizards, colpa di quel pazzo lunatico (Erdogan, ndr), Potrei pure venire ucciso se scegliessi di viaggiare con la squadra» – la replica arriva nientemeno dall’ex cestista turco più famoso nell’Nba, Hedo Turkoglu (ex Orlando Magic e non solo). «Campagna politica diffamatoria da parte del lungo dei New York Knicks, un modo per attirare su di sé le attenzioni e per costruirsi un personaggio: sappiamo bene che Kanter ha avuto un bel po’ di problemi a viaggiare in diverse nazioni in giro per il mondo a causa di alcune irregolarità con il visto che risalgono al 2017», scrive l’ex campione dei Magic, dirottando tutte le critiche contro Kanter e rispondendo al mittente le accuse contro il Paese turco. Non si ferma qui però Hedo, che spara un’altra “tripla”: «Kanter non può avere accesso al territorio britannico non perché ha paura per la sua incolumità come ha dichiarato, ma solo perché il suo passaporto non è valido. Lui però sta cercando di catalizzare su di sé le attenzioni, tirando in ballo delle giustificazioni irrazionali e delle osservazioni politiche fuori luogo. Questo episodio è soltanto un ulteriore esempio della campagna di diffamazione che Kanter sta conducendo contro la Turchia. Il suo obiettivo è quello di darsi un tono, nascondendo al tempo stesso le contraddizioni della sua carriera sportiva. È chiaro che le sue parole siano irrazionali e manipolano la realtà dei fatti».
LA REPLICA DI KANTER: “TURKOGLU CAGNOLINO DI ERDOGAN”
Chi conosco un minimo dell’ambiente Nba sa bene che gli scontri e le “temperature” delle polemiche sono sempre altissime: ma nel caso Kanter-Turkoglu c’è di mezzo qualcosa di più, un Paese – teoricamente alleato degli Usa – e un Presidente come Erdogan che non lascia “sereni”. Non poteva dunque mancare la pronta replica del centro turco in forza ai Knicks, ovviamente sui social: «Non sono parole sue, ma probabilmente dettate dal presidente Erdogan. Guardando il suo profilo Twitter si possono leggere dei messaggi in inglese, in tedesco e in turco. Tre lingue diverse, ma lui non conosce il tedesco. Lo avranno scritto altri. Turkoglu è come un piccolo cucciolo al suo servizio. Un cane da salotto. Gli avranno dato un bel po’ di soldi per dire quelle cose». Poi spiega anche il presunto caso dei documenti, attaccando ancora Turkoglu e di riflesso il “suo” Presidente Erdogan: «io posso andare a Londra, possono viaggiare. Continua pure a scodinzolare Turkoglu», e posta la foto del passaporto regolare. La storia è tutt’altro che chiusa e le prossime settimane potrebbero vedere ancora piuttosto “fumo” in un “arrosto” forse assai più ampio della “semplice” sfida tra vecchie e nuove glorie del basket turco-americano.