Non arriverà nella giornata di oggi la sentenza del Tribunale Internazionale della (Federazione Internazionale dell’Automobile) nel processo che si sta svolgendo a Parigi e che vede sul banco degli imputati la Mercedes e la Pirelli per la nota vicenda della sessione di test segreti che la Casa tedesca ha svolto sul circuito del Montmelò subito dopo il GP di Spagna per provare le gomme del fornitore italiano. Il caso scoppiò pochi giorni dopo a Montecarlo, quando si venne a sapere di questi test proprio in coincidenza con la vittoria di Nico Rosberg nel GP di Monaco al volante di una monoposto tedesca. Dunque la giuria vuole prendersi più tempo per decidere su una questione tanto delicata, che nell’ultimo mese ha messo a soqquadro il mondo della Formula 1. A difendere la Mercedes c’è il team principal Ross Brawn, oltre naturalmente agli avvocati difensori che hanno basato la loro arringa sul fatto che questi test sarebbero stati disputati totalmente sotto l’egida della Pirelli, e che quindi non sarebbero da considerare in alcun modo come test privati del team. Eppure la posizione della Mercedes non appare semplice: infatti l’accusa contesta la violazione dell’articolo 22 del regolamento sportivo, che prevede che nel corso della stagione i test siano consentiti solo con vetture vecchie, mentre la Mercedes a Montmelò schierò la monoposto 2013. Le possibili sanzioni vanno da una semplice multa a una penalizzazione in classifica fino alla squalifica per qualche gara o addirittura per tutto il resto della stagione, anche se questo scenario estremo difficilmente si realizzerà. Ciò spiega comunque la difesa aggressiva della Mercedes, che ha coinvolto pure la Ferrari ricordando gli analoghi test effettuati da Maranello, ma in realtà con la macchina del 2011, e quindi senza violare il regolamento. La Mercedes porta a sua difesa anche il fatto che il direttore di gara della FIA, Charlie Whiting, fosse a conoscenza dei test, ma l’accusa replica che questo non basta per concedere una deroga all’articolo 22, che poteva essere concessa solo dal Consiglio mondiale. Alla Pirelli viene invece contestata la violazione dell’articolo 151 del codice disciplinare, quello che regola il corretto svolgimento di una competizione sportiva.