, International Champions Cup. I bianconeri perdono 3-1 e Antonio Conte sbotta. “Ci vuole più fame”, dice il salentino, “voglio vedere la concentrazione e la grinta”. Erano tutti preoccupati: Llorente una sorta di fantasma che si aggirava per il campo, Pirlo svagato e insolitamente impreciso, la difesa colabrodo con Ogbonna mal posizionato e poco in sintonia con i compagni, esterni scarichi. “E’ solo precampionato”, si diceva. “Quando conterà davvero, la Juventus ci sarà”. Già, ma intanto i dubbi permanevano: Tevez quella partita nemmeno l’aveva giocata, fermato da una botta alla schiena. Qualcuno puntava già il dito: c’è un problema Conte-Llorente, l’Apache non gira, Marotta ha sbagliato gli acquisti. Era il 4 agosto. Esattamente due settimane dopo, i bianconeri scendono in campo contro la Lazio, per la Supercoppa Italiana. E’ un trionfo: finisce 4-0, una dimostrazione di forza devastante, il quarto titolo dell’era Conte. La prima volta che la Juventus aveva schiacciato così l’avversario era stato in una partita casalinga contro il Milan, alla quinta giornata del campionato 2011/2012. I due gol (di Marchisio) erano arrivati solo nel finale, ma per tutto il secondo tempo i bianconeri avevano preso possesso della metacampo avversaria e creato una profusione di occasioni, non facendo uscire i rossoneri campioni d’Italia in carica, costringendoli a correre dietro il pallone. Ieri è andata in modo leggermente diverso; perchè nel frattempo questa squadra è maturata. Allora era un animale ferito che voleva far vedere a tutti, e ci riuscì, che poteva tornare a essere il re della foresta; ora è consapevole della propria forza e superiorità, e ogni volta lo dimostra sul campo. Conte faceva bene a chiedere fame e grinta: sa bene che la missione più difficile è quella di confermarsi, specie per il terzo anno. Ieri sera si è vista la sua creatura in tutta la sua forza: una squadra ordinata che non ha concesso nulla all’avversario, e poi spietata nel colpire al momento giusto. Che sia stato un blackout della Lazio, come sottolineato da Petkovic (che però ha reso onore ai meriti altrui) o un triplo colpo da kappaò cercato e voluto, la sostanza non cambia: in cinque minuti la Juventus ha vinto la partita, mettendo al sicuro il risultato e addirittura arrotondando il punteggio, concedendosi i lusso di mandare in rete Carlos Tevez. Il suo è il gol più importante, perchè l’argentino veniva da un precampionato di stenti, si trascinava dietro qualche dubbio e invece ieri ha ben dialogato con Vucinic, si è fatto vedere tra le linee e poi in area di rigore, ha incassato colpi dai difensori biancocelesti ma non ha mai mollato. E’ presto per dire se meriti davvero quel numero che indossa, ma se il buongiorno si vede dal mattino i bianconeri hanno trovato un attaccante che sa segnare e creare gioco. Insomma: aspettando che Llorente entri in forma e che si definiscano le ultime operazioni di calciomercato, Conte riparte dalle sue certezze. Da Lichtsteiner che è un treno ad altissima velocità e macina chilometri e avversari; da una difesa che è in grado di non far passare nemmeno mezzo pallone dalle parti di Buffon (qualche pericolo c’è stato, ma niente per cui saltare sulla sedia); da un centrocampo nel quale adesso tenere fuori Paul Pogba sarà un bel problema. L’infortunio di Marchisio (da valutare) per adesso maschera il problema, ma il francese reclama spazio e, a ben guardare, il sacrificato potrebbe davvero essere il Principino. Ma il tecnico salentino non ci pensa: preferisce avere cambi all’altezza e giocatori che entrino subito in partita anche quando la iniziano dalla panchina. E’ questo che fa la differenza in Europa: per il momento, va bene anche la Supercoppa Italiana. (Claudio Franceschini)