La telenovela Antonio Cassano si arricchisce di un ennesimo capitolo. Il genio di Bari Vecchia, strappato alla Sampdoria nel mercato di gennaio, sembrava davvero un colpo di mercato che guardava al futuro. Per far posto a lui se ne andò Ronaldinho: le premesse con cui arrivò, quindi, erano ben diverse dall’anonimato in cui sembra essere piombato oggi. Cassano non è tranquillo: Prandelli ha fatto sapere che chi non giocherà nel club non lo farà neanche in Nazionale e, per Cassano, le possibilità di essere titolare al Milan non sembrano essere molte. Oltre a Ibra, Pato e Robinho, Inzaghi ha rinnovato e Paloschi ed El Shaarawy sono arrivati, contribuendo ad innalzare il numero di concorrenti spietati per una maglia da titolare. “Cassano resterà finchè sarà utile al Milan” aveva detto qualche giorno fa il suo procuratore, ma la controrisposta di Galliani (“come fai a garntire il posto a qualcuno? Cassano si gioca il posto insieme agli altri grandi campioni che abbiamo”) lascia intendere che Cassano si dovrà conquistare sul campo quello che ritiene di meritare a priori. Di fatto Cassano è stato lasciato libero di scegliere: a Milano in panchina (probabilmente) o titolare in una piazza meno ambita e ambiziosa?
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Le piazze alternative, finora rimbalzate sulle cronache sportive, sono quelle di Palermo, Napoli e Fiorentina: ma da queste città non sono certo giunti attestati di stima. Il carattere del ragazzo, adesso, è un elemento che fa distorcere il naso a più di un presidente: il rischio è che Cassano finisca per diventare un separato in casa nel Milan.