Stadio San Mamés, Bilbao. Il clima è rovente sia per la temperatura estiva, siamo a fine agosto, sia per il frastuono dei tifosi dell’Athletic. La squadra di Bilbao ha appena strappato il pass per la qualificazione alla fase a gironi di Champions League mentre i giocatori del Napoli, increduli, tornano negli spogliatoi a testa bassa. Un 3-1 che pesa sul groppone dei partenopei, retrocessi in Europa League. Qui prende il via la crisi degli azzurri; crisi che ha lasciato cicatrici evidenti tutt’oggi all’interno della rosa di Rafa Benitez. Proprio l’allenatore spagnolo è finito nell’occhio del ciclone, ma siamo sicuri che la situazione in cui si trova adesso il Napoli sia frutto soltanto degli errori tattici di ‘Don Rafaè’?
Il calciomercato estivo del Napoli non ha portato rinforzi di livello all’ombra del Vesuvio visto che la maggior parte dei volti nuovi – Koulibaly, Michu, David Lopez, Gargano e Andujar – non rinforzano la rosa di Benitez ma, semmai, si limitano a rimpoplarla. L’unico innesto veramente utile alla causa si è rivelato De Guzman, olandese che più volte ha tolto le caastagne dal fuoco in momenti delicati (vedi i gol contro Genoa, Empoli e Young Boys al San Paolo). Le new entry sono costate in tutto circa 21,5 milioni di euro escludendo bonus vari e il diritto di riscatto per Michu: cifra ingente che, con il senno di poi, avrebbe potuto coprire migliori operazioni. Se a questo aggiungiamo che gli utili del Napoli, derivanti dalla discreta stagione 2013/2014, avrebbero permesso a De Laurentiis di fare investimenti di livello, il quadro è quasi completo: il Napoli ha speso meno di quanto avrebbe potuto spendere e per giunta l’ha fatto pure male. Chiudono il cerchio i 30 milioni di euro persi per il mancato approdo in Champions League che hanno fatto crollare definitivamente i confusi piani di mercato della società.
Inutile girarci intorno: Benitez aveva chiesto a gran voce Mascherano ma alla fine, a causa del rifiuto di approdare in Italia del centrocampista argentino, ha dovuto accontentarsi di David Lopez. Il risultato è che la mediana del Napoli, determinante visto il usato dal tecnico spagnolo, è un reparto estraneo al resto della squadra, incapace di fare filtro e altrettanto difettoso nella costruzione della manovra. Jorginho-David Lopez, David Lopez-Gargano, Gargano-Inler… : ogni assemblaggio non ha fin qui portato esiti sperati. In difesa mancano invece due terzini di spinta visto che la condizione di Maggio appare ai limiti dell’accettabile mentre Ghoulam, dalla parte opposta, procede al ritmo di una partita buona e una da dimenticare. La scelta di spostare sugli esterni Henrique e Britos ha peggiorato la situazione mentre Mesto non può essere l’unica opzione se ti chiami Napoli e ambisci al podio della Serie A. Nel reparto offensivo, poi, non esiste nella rosa dei partenopei un trequartista di ruolo da posizionare in mezzo agli esterni Mertens e Callejon; Benitez ha insitito per un pezzo su Hamsik per poi ripiegare su De Guzman. Se lo slovacco continua nella sua incomprensibile fase involutiva, l’olandese non ha lo sprint giusto per quel delicato ruolo. Infine, manca un vero e proprio sostituto di Higuain perché quando il Pipita non segna sono dolori per l’undici azzurro.
Duvan Zapata deve ancora sbocciare del tutto mentre Michu ha passato più tempo in panchina che in campo. Ai tempi di Mazzarri l’attacco del Napoli poteva contare sui gol a grappoli di Lavezzi e Cavanioltre alle spruzzate di classe di Hamsik. Oggi l’Higuain-dipendenza si fa sentire.
Dicevamo di Higuain. Il Pipita sente sicuramente la mancanza della musica della Champions League e la precarieità dell’intero ambiente partenopeo non agevola il bomber a ritrovare la vena realizzativa dei tempi migliori. Stiamo parlando di un campione assoluto, uno che nel Real Madrid ha segnato la bellezza di 107 gol in 190 partite; logico aspettarasi stizza e insofferenza se il Napoli vivacchia in Serie A tra il quarto e il settimo posto e in Europa gioca su campo periferici piuttosto che sui terreni pregiati dell’élite del calcio mondiale. Higuain ha bisogno di stimoli. Dell’abulico Hamsik si è detto e scritto a sufficienza quindi passiamo agli infortunati: ai box ci sono due pedine fondamentali nello scacchiere di Benitez ovvero Insigne e Zuniga. Il primo è una freccia in più nella faretra degli attaccanti rapidi a sostegno del Pipita mentre il secondo rappresenta un vero e proprio jolly. Mancanze che si fanno sentire. Già dalla prossima partita De Laurentiis vuole una squadra diversa rispetto a quella vista a San Siro contro il Milan altrimenti saranno dolori per Benitez. Anche se lo spagnolo non è l’unico colpevole del disastro-Napoli.(Giuliani Federico – Twitter: @Fede0fede)