Secondo l’Economist il mondo del calcio femminile attualmente non tiene ancora conto delle evidenti ed ovvie differenze anatomiche tra uomini e donne, con il rischio di non riuscire a fare quel “salto di qualità” che da decenni ha animato la disciplina per l’ambiente maschile. Un’accusa che mira, in qualche modo, a far luce su quella che è a tutti gli effetti un’evidenza scientifica, ma che sembra essere stata ignorata per troppo tempo, mentre in altri sport è considerata ed ha già portato le associazioni sportive a modificare le regole di conseguenza. Insomma, in altre parole il calcio femminile, secondo il giornale inglese, deve ora dare alcune nuove garanzie alle sportive, migliorando anche la spettacolarità degli incontri, con conseguente aumento degli investimenti economici.
I consigli dell’Economist per il calcio femminile: “Servono campi e porte ridotti”
Il calcio femminile ha bisogno di una profonda e marcata revisione, come d’altronde evidenziato, sottolinea l’Economist, dalle femministe di tutto il mondo. Il problema, infatti, è che sebbene la disciplina sia cresciuta in maniera positiva, “la discrepanza con quello maschile, in termini economici ma anche sportivi, è ancora evidente”. La ragione, secondo il giornale, è da ricercare nel fatto che “ci si ostina a far disputare le partite delle donne su campi identici a quelli dei maschi”.
Ad incidere sulle performance del calcio femminile, infatti, vi sarebbero le dimensioni identiche delle porte, così come “la distanza da percorrere e lo stesso peso del pallone“. Anatomicamente, infatti, donne e uomini presentano importanti differenze dal punto di vista della muscolatura, che compromette la resistenza, tanto alla fatica, quanto agli sforzi. Inoltre, spiega ancora il quotidiano inglese, uno studio ha dimostrato che “colpire il pallone di testa con forza [può] comportare un rischio di danni cerebrali maggiore nel calcio femminile, rispetto a quello maschile”. Ora, dunque, la disciplina dovrebbe seguire l’esempio della pallacanestro femminile, in cui i canestri sono più bassi, così come la rete della pallavolo. Anche il tennis, se femminile si disputa su 3 set, mentre se maschile su 5, ed anche il rugby da tempo sta valutando l’introduzione di una palla più adatta alle mani femminili.