Secondo il demografo Dalla Zuanna i cambiamenti climatici non dipendono dalla natalità: pur aumentando la popolazione, le emissioni si possono abbattere
È un’interessante riflessione sul ruolo dei cambiamenti climatici rispetto al fenomeno della denatalità – e più in generale della demografia mondiale – quella fatta dal dottor Giampiero Dalla Zuanna (docente di Demografia all’università padovana) sulle pagine del quotidiano Avvenire con l’intento di stimolare una nuova riflessione accademica sul ruolo che le scienze demografiche potrebbero avere nella lotta contro i sempre più evidenti cambiamenti climatici; partendo – non a caso – da una ferma negazione degli ipotizzati legami tra le condizioni del clima e la propensione a fare figli in un contesto economico e sociale ormai largamente sviluppato ed interconnesso.
Partendo dal principio, il dottor Della Zuanna ha ricordato che fino alla rivoluzione industriale – secondo il paradigma “formulato da Thomas Malthus” – i cambiamenti climatici erano strettamente legati alla natalità perché erano in grado di compromettere (o sviluppare maggiormente) la produzione agricola: a fronte di choc climatici la natalità diminuiva drasticamente per poi riprendere in occasione dei boom produttivi che ne seguivano; mentre la rivoluzione cambiò questa visione con il progresso tecnico che causò un nuovo choc al ribasso della natalità legato all’aumento dell’aspettativa di vita.
Il demografo Giampiero Dalla Zuanna: “La crescita della popolazione è ininfluente sui cambiamenti climatici”
Oggi – continua il dottor Della Zuanna – si è passati ad un nuovo paradigma che definisce “della Transizione Demografica” in cui pur essendo aumentata ancora l’aspettativa di vita, la natalità resta stagnante con i cambiamenti climatici che non sembrano più essere rilevanti dato che gli choc nella produzione agricola sono attenuati dal progresso e dall’economia interconnessa: in questo contesto sempre più demografi recuperano l’insegnamento di Malthus notando come i cambiamenti climatici accelerati dai gas serra stiano nuovamente stimolando una diffusa denatalità.
Insegnamento che diventa – nella visione dei pessimisti – una sorta di monito a ridurre le nascite per evitare di immettere in atmosfera crescenti quantità di gas serra tali da farci tornare in un equilibrio nel quale sono i cambiamenti climatici a dettare le regole demografiche: visione – spiega Della Zuanna – smentita da “studi più equilibrati” che dimostrano come non ci sia “rapporto diretto fra entità/crescita demografica e quantità/crescita delle emissioni” che restano largamente prodotte dalla stagnante fetta più ricca della popolazione mondiale.
“Accelerando sul versante della transizione energetica – rilette il demografo – le emissioni climalteranti possono diminuire” pur a fronte di un amento della popolazione: solo abbracciando questa visione ed approdondendo gli “studi demografici sui cambiamenti climatici” senza rigide visioni “ideologicamente orientate” che partano dal passato ed arrivino fino ad un’analisi del presente, si può capire e comprendere “il destino futuro della demografia mondiale” contribuendo – peraltro in modo “non banale” – alla lotta contro i cambiamenti climatici.