Camilla Canepa, la ragazza morta nel 2021 per emorragia cerebrale causata da una trombosi dopo la prima dose di vaccino anti Covid Astrazeneca, la relazione dei periti depositata in procura aveva stabilito che a provocare il decesso erano stati proprio gli effetti avversi del farmaco, somministrato in occasione dell’open day. Nell’analisi della perizia sono stati valutati vari elementi, tra cui i principali fattori pregressi che potevano incidere sullo stato di salute generale della studentessa, confermando, anche grazie all’autopsia, l’assoluta assenza di malattie e di altri farmaci assunti. Pertanto il medico legale aveva concluso che la morte è ragionevolmente connessa ad un effetto collaterale, che seppur raro, può essere indotto dai vaccini in alcuni soggetti anche se sani.
Per questo stesso motivo era stato avviato un processo contro i medici dell’Ospedale di Lavagna, che avevano effettuato i primi esami diagnostici non riconoscendo la grave patologia e quindi dimettendo Camilla Canepa che poi morì 11 giorni dopo nonostante un tentato intervento di chirurgia cerebrale. I sanitari in questione erano stati accusati di non aver seguito il protocollo previsto per le conseguenze da vaccino, tuttavia pochi giorni fa sono stati prosciolti perchè “Il fatto non sussiste”.
Camilla Canepa morta dopo prima dose Astrazeneca, la perizia conferma: “Decesso causato da effetti avversi del vaccino”
Camilla Canepa, la studentessa 18enne di Sestri Levante che morì per una trombosi avvenuta poco dopo la prima dose di vaccino Astrazeneca, non aveva malattie autoimmuni che potevano innescare la patologia e provocare l’emorragia cerebrale come inizialmente era stato ipotizzato, ma era perfettamente sana e non aveva assunto alcun farmaco prima dell’accesso all’open day per la somministrazione. Questo il risultato della perizia depositata che aveva stabilito quindi con certezza, dati anche i risultati dell’autopsia, che a causare il decesso poteva essere stato solo l’effetto avverso del farmaco sperimentale per la prevenzione del Covid, commercializzato dalla multinazionale.
La stessa casa farmaceutica, dopo vari casi denunciati in Uk, aveva ammesso in tribunale che la rara sindrome da trombosi con trombocitopenia era effettivamente da inserire tra i rischi per i pazienti anche se le cause restavano sconosciute. Un dettaglio che fu sottovalutato al pronto soccorso di Lavagna, che non attivò il protocollo stabilito che avrebbe potuto salvare la vita di Camilla Canepa, escludendo all’epoca qualsiasi correlazione con il vaccino Covid.