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Home » Esteri » Medio Oriente » CAOS SIRIA/ “È di nuovo guerra tra gruppi religiosi, rischia anche HTS, può succedere di tutto”

  • Medio Oriente
  • Esteri

CAOS SIRIA/ “È di nuovo guerra tra gruppi religiosi, rischia anche HTS, può succedere di tutto”

Int. Sherif El Sebaie
Pubblicato 3 Maggio 2025 - Aggiornato alle ore 09:48
Siria, militari anti-Assad

Siria, ribelli HTS a Homs dopo la cacciata di Assad (ANSA-EPA 2024)

Cento morti in Siria negli scontri tra milizie sunnite legate al governo di Al Sharaa e drusi. Ma la divisione è anche interna a HTS. Può succedere di tutto

Una frase considerata blasfema, e tra Jaramana, Sahnaya e Sweida si sono riaccesi gli scontri tra milizie sunnite legate ad Hayat Tahrir al Sham (HTS) e i drusi. Tanto che uno dei leader di questa minoranza sciita ha tuonato contro il governo di al Sharaa (al Jawlani), considerato incapace di proteggere i suoi cittadini. Quello che si delinea in Siria, in realtà, è uno scenario già visto: maggioranza religiosa e minoranze in lotta fra loro, soprattutto ora che a livello governativo i ruoli si sono ribaltati, perché chi era escluso dal potere ora lo detiene.


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Sotto la cenere, d’altra parte, spiega Sherif El Sebaie, opinionista egiziano esperto di geopolitica del Medio Oriente, sono in tanti a soffiare: Israele, Iran, esponenti del vecchio regime. Tutti soggetti che hanno interesse a tenere il Paese diviso. La divisione, comunque, è anche all’interno delle forze governative e gli esiti potrebbero essere imprevedibili.


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Lo sceicco Hikmat al Hajri, leader dei drusi, attacca al Sharaa e il governo siriano dopo gli scontri che hanno portato alla morte di 100 persone in due giorni. Il Paese sta tornando a essere il teatro di scontri fra i rappresentanti di diverse confessioni religiose?

Per capire la situazione bisogna partire da un presupposto: la Siria, così come l’Iraq e altri Paesi dell’area, è stata creata artificialmente a tavolino dalle potenze coloniali. Francia e Gran Bretagna hanno fatto nascere degli Stati fantoccio senza prendere in nessuna considerazione la loro composizione etnica. Lo abbiamo visto bene, appunto, nel caso siriano e in quello iracheno, dove c’erano maggioranze religiose che venivano governate col pugno di ferro dalle minoranze. In entrambi i casi la situazione è stata ribaltata da interventi esterni, in Siria con l’appoggio della Turchia, in Iraq con quello degli USA.


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Che dinamiche ha innescato il governo della minoranza (di Assad) in Siria?

Chi ha governato in passato, gli alawiti in Siria e i sunniti in Iraq, lo ha fatto con il supporto delle altre minoranze, alle quali hanno offerto protezione. Così unificate, le minoranze venivano percepite dalla maggioranza sunnita siriana e da quella sciita irachena come complici dei regimi e dei loro crimini. Ecco perché stiamo parlando di “bombe a orologeria”, destinate a scoppiare nel momento in cui viene meno quel potere centrale che controlla tutto col pugno di ferro.

In Siria, in particolare, come stanno riprendendo vigore le lotte intestine? Secondo alcuni analisti ci sarebbe anche una spaccatura interna ad HTS sulla linea da tenere: il governo di al Sharaa o chi lo sostiene sta contribuendo a destabilizzare la situazione?

Nel caso siriano c’è un aggravante: coloro che sono arrivati al potere, oltre a rappresentare la maggioranza del Paese, partono da una base ideologica che è, a prescindere, fortemente ostile alle minoranze. La loro interpretazione della religione, per quanto HTS si sforzi di presentarsi aperto e tollerante, fa sì che considerino gli sciiti, i cristiani e gli appartenenti ad altre confessioni religiose, se non proprio degli infedeli, sicuramente cittadini di serie B. È su questo messaggio che hanno reclutato anche in altri Paesi, facendo accorrere tanti stranieri. È ovvio che, nel momento in cui hanno preso il potere, emergano tra le loro fila persone che non sono d’accordo con l’approccio aperto, tollerante, conciliante, predicato dal governo attuale.

Gli scontri fra drusi e gruppi sunniti legati ad HTS sarebbero iniziati in seguito a una frase di un esponente druso considerata blasfema nei confronti di Maometto. Cosa sta a significare questo casus belli?

In HTS ci sono alcuni esponenti che possono far finta di essere tolleranti, ma non ci credono affatto. Certo, l’elemento religioso può venire cavalcato in un modo o nell’altro: non sapremo mai se il video che ha originato tutto era vero oppure creato con l’intelligenza artificiale. Come succede anche in altri Paesi, quando ci sono queste accuse di blasfemia poi si va allo scontro. Ma quello che si è verificato in Siria è solo l’ultimo degli scontri con le minoranze: qualche settimana fa se la sono presa con gli sciiti al nord, adesso è il turno dei drusi, domani toccherà ai cristiani. È la mentalità di HTS che porta ad agire così.

Israele ha messo sotto la sua ala protettrice i drusi, colpendo la Siria e minacciando di continuare a farlo. È Tel Aviv a fomentare gli scontri interni?

Non solo Israele, ma anche l’Iran. Da Teheran un portavoce del ministro degli Esteri, dopo la caduta di Assad, aveva invitato a non cantare vittoria troppo facilmente. Il caos in Siria fa comodo a tutti coloro che vogliono sfruttare l’occasione per intervenire e guadagnare una parte di territorio o riportare la situazione a come era precedentemente. Non escluderei neanche elementi del vecchio regime: non può essere solo Israele che manipola o crea questioni ad arte. Per Israele c’è un elemento in più da considerare: ha una minoranza drusa al suo interno che è anche parte integrante delle forze armate. La scusa per intromettersi è pronta.

La strategia di Israele è ancora quella di promuovere le divisioni interne per fare in modo che il Paese in quanto tale non possa costituire un pericolo?

Credo che sia un piano ritenuto valido per tutti i Paesi difficili da gestire. Non solo in Medio Oriente: secondo qualcuno anche la Russia doveva essere divisa. Ma non è detto che questa sia la soluzione dei problemi: si creano focolai di instabilità all’interno dei quali possono nascere movimenti jihadisti come l’ISIS e altri.

Il leader druso che ha accusato al Sharaa ha invocato l’invio in Siria di forze internazionali che proteggano le minoranze. La soluzione dei problemi del Paese è questa?

Nessuno vorrà impegnarsi in una situazione di questo tipo. La Siria è segnata dalla guerra civile da oltre un decennio e non è intervenuto nessuno. Non si interviene neanche in Ucraina, dove la situazione, almeno per la sicurezza dell’Europa, è molto più delicata.

Quale scenario si prospetta, allora, per la Siria?

Credo sia solo questione di tempo prima che ripiombi di nuovo in una lunga fase di instabilità, a meno che, tra le fazioni contendenti, non emerga un potere, la cui natura è ancora tutta da definire, che riesca a riproporre un modello dittatoriale che possa tenere sotto controllo la situazione.

Viste le divisioni dentro HTS, potrebbe esserci anche una rivolta interna contro al Sharaa?

Potrebbe succedere. D’altronde, la storia stessa della Siria è una storia di colpi di Stato. Figuriamoci se può fare eccezione il momento attuale.

(Paolo Rossetti)

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