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Home » Cronaca » CAOS TRENI/ Gibelli (Fnm): aerei pieni e noi al 25%, così il trasporto locale muore

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CAOS TRENI/ Gibelli (Fnm): aerei pieni e noi al 25%, così il trasporto locale muore

La legislazione alluvionale e contradditoria del governo ha lasciato nel caos le aziende del trasporto locale, che ora non sanno più quali regole seguire

Int. Andrea Gibelli
Pubblicato 5 Agosto 2020 - Aggiornato alle ore 07:18
(LaPresse)

(LaPresse)

Il trasporto ferroviario ha subito uno stop subito dopo l’annuncio della ripartenza. Non appena Trenitalia e Italo hanno annunciato, in accordo col Dpcm del 14 luglio, che avrebbero ripreso a far viaggiare i treni al massimo della capienza, il ministro Speranza ha bloccato tutto con un nuovo decreto ministeriale, datato sabato 1° agosto. Questo decreto ha riguardato anche il trasporto pubblico locale, che a seconda delle regioni si stava organizzando per permettere agli operatori di aumentare i passeggeri a bordo, come accaduto in Lombardia, dove il governatore Fontana aveva concesso l’occupazione del 100% dei posti a sedere e del 50% dei posti in piedi in accordo col precedente Dpcm del 14 luglio.


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Ne abbiamo parlato con Andrea Gibelli, presidente di Asstra, associazione nazionale del trasporto pubblico locale, e del Gruppo Fnm, proprietario di Trenord, che stava procedendo ad aumentare la propria capacità di trasporto passeggeri in accordo con le disposizioni di Fontana. Il decreto di Speranza però ha cambiato le carte in tavola. “Il governo ha fatto una legislazione alluvionale a cui Asstra risponde con una richiesta di coordinamento”, ci ha detto Gibelli. “Non vogliamo discutere su cosa fare: ci bastano delle regole certe”. Intanto Trenord ha scelto di non aumentare i posti a sedere finché non si capirà il da farsi. L’azienda, durante il lockdown, ha registrato perdite per 30 milioni di euro al mese.


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C’è grossa confusione nel governo: la ministra De Micheli aveva detto che lasciava una parziale autonomia alle regione nelle scelte sul trasporto locale, ma il ministro Speranza l’ha sostanzialmente smentita.

È difficile capirci qualcosa. Si procede giorno per giorno senza un’armonica e adeguata metodologia di confronto tra livelli istituzionali.

Ci aiuti a fare il punto.

Nell’allegato del decreto legge del 14 luglio la ministra De Micheli ha previsto che le regioni potessero avere una parziale autonomia nella decisione sul proprio trasporto pubblico locale, e valutare se concedere alle aziende l’aumento dei passeggeri trasportabili sui loro mezzi.


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Così regioni e aziende locali si sono organizzate, fino a sabato. Poi è uscito il decreto ministeriale di Speranza.

Guardando quella legge, senza però che Speranza l’abbia detto in modo esplicito, sembra che dovremo riportare la capacità del trasporto pubblico ai livelli della prima riapertura post lockdown, quella del 4 maggio. La capacità di trasporto ferroviario delle regioni, che era arrivata al 60% ed era comunque inferiore alle necessità, ora dovrà tornare al 25%, una prospettiva devastante. Senza contare che tra un po’ riapriranno le scuole, cosa che porterà a un aumento dei passeggeri totali di un 20-25%.


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Ma avete capito quale legge dovete seguire?

Non sappiamo se prevale il decreto del 14 luglio con le disposizioni della De Micheli o il Decreto ministeriale di sabato 1° agosto del ministro Speranza. C’è un problema di gerarchia delle fonti legislative da risolvere. Al governo manca il coordinamento interno ai ministeri, e il confronto necessario con le regioni.

Come vi siete accorti che il decreto Speranza non riguardava solo i treni a lunga percorrenza?

Il decreto Speranza in realtà si riferiva al trasporto pubblico locale, poi per deduzione lo si è applicato anche al trasporto nazionale, ovvero a Italo e alle Frecce.


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Cosa ha sbagliato il governo? E come dovrebbe agire?

Il problema è soprattutto metodologico. Non puoi fare una legge senza sentire nessuno, e farla passare alle 5 del pomeriggio del primo sabato di agosto. Speranza, in 24 ore, ci ha stravolto lo scenario. Invece il governo, prima di compiere atti del genere, dovrebbe agire così: annunciare possibili restringimenti, poi fare gli incontri con le regioni e le parti sociali e infine decidere.

I sindacati del trasporto ferroviario si sono lamentati di un possibile liberi tutti.

Ma non c’è stato alcun liberi tutti. E la storia degli ultimi mesi prova che il personale che conduce i mezzi Trenord lo fa in assoluta sicurezza. Credo che, come settore, il trasporto locale sia stato oggetto di eccessiva cautela da parte del governo. La cautela è giusta, ma in altri campi il governo ha lasciato troppe deroghe, come provano gli assembramenti nei locali e nelle piazze.


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Poi c’è il trasporto aereo, a cui è già concesso di volare al massimo della capienza. Perché gli aerei sì e i treni no?

Non è stato spiegato. Sono stati adottati provvedimenti che consentono al trasporto aereo di muoversi al 100% della capienza senza che ci siano delle evidenze scientifiche che dimostrino che in aereo il ricircolo dell’aria sia maggiore rispetto a quello che avviene su un treno.

Oggi ci sarà una riunione del comitato tecnico-scientifico e giovedì ci sarà un incontro Stato-Regioni. Cosa si aspetta?

Da quello che si capisce prevalgono i tecnici, vince il criterio sanitario e quindi torneremo con l’orologio alla prima fase del post lockdown: sarebbe, come ho già detto, un cambiamento totale di scenario. Io però mi accontenterei che il governo riuscisse a esprimersi chiaramente. Siamo abituati a obbedire: il trasporto pubblico è un settore regolato, ci basta avere regole precise e univoche.

(Lucio Valentini)

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