La carceri italiane sono al collasso. Le ultime statistiche parlano di un sovraffollamento di oltre il 130% (il 200% a San Vittore). I dati resi pubblici dal ministero della Giustizia dicono che al 31 maggio 2025 i detenuti erano 62.761 nonostante la capienza regolamentare degli istituti fosse di 51.296 posti (una capienza teorica, perché non tiene conto di circa 4.500 posti inagibili o in ristrutturazione).
Sempre altissimo il numero di detenuti che si sono tolti la vita, ad oggi già 36. A questo si aggiunge la carenza di personale, intesa come mancanza sia di agenti di Polizia penitenziaria (mancano oltre 3mila uomini) che di personale specializzato (educatori, psicologi, criminologi).
Pochi sono i posti di lavoro riservati ai detenuti, col rischio che, una volta scarcerati, non avendo un’occupazione, ricomincino a delinquere.
Molti i reclusi con problemi psichiatrici che, per carenza di personale specializzato, non godono di adeguata assistenza sanitaria.
Moltissime sono le persone che restano detenute solo perché non hanno all’esterno un’abitazione dove poter scontare la pena agli arresti domiciliari o con le misure alternative. Basti pensare che ben 19.810 sono i detenuti stranieri, per lo più senza fissa dimora.
Cosa sta facendo il governo per risolvere la situazione? Poco o nulla. Si parla di costruire nuovi istituti di pena, ma ci vorranno soldi e tempo.
Il ministro Nordio parla di realizzare strutture comunitarie per ospitare i detenuti tossicodipendenti, ma anche qui si tratta di un rimedio che non sembra essere risolutivo e che comunque richiede anni di attesa.
Nessuno di questi rimedi potrà risolvere in tempi brevi questa drammatica situazione, lasciando così inascoltati gli appelli che da più parti richiamano il governo ad adottare soluzioni rapide ed efficaci.
Prima Papa Francesco che, in occasione del Giubileo, aveva rivolto un appello ai governi affinché adottassero provvedimenti di clemenza nei confronti delle persone detenute, promuovendo una giustizia penale aperta alla speranza e al reinserimento sociale.
Di recente anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, differenziandosi dalle posizioni dei suoi compagni di partito contrari ad ogni provvedimento deflattivo, si è espresso per trovare soluzioni che consentano di scarcerare i detenuti più meritevoli.
Da ultimo, nei giorni scorsi, anche il presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato l’urgenza di risolvere la condizione di sovraffollamento delle carceri in quanto “l’alto numero di suicidi rappresenta ormai una vera e propria emergenza sociale a cui porre immediatamente fine”.
Ma, allora, se soluzioni per risolvere urgentemente il problema del sovraffollamento delle carceri sono richieste a gran voce dal Papa, la più alta autorità morale del pianeta, e dalle più alte cariche dello Stato, cosa aspettano il Governo e la politica in generale ad approvare un provvedimento di clemenza?
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