La situazione nelle carceri italiane diventa sempre più insostenibile tanto che dopo un solo mese di questo 2025 pare evidente che si riuscirà a superare il tragico record di 90 decessi legati a suicidi che è stato segnato solamente lo scorso anno, mentre – neanche a dirlo – il sovraffollamento resta ben al di sopra della soglia di rischio e quotidianamente si registrano aggressioni ai danni della polizia penitenziaria costretta (così come i detenuti) a vivere in condizioni fatiscenti e che in altri contesti verrebbero considerate inadatte alla vita: a parlarci della situazione delle carceri in questo primo mese del 2025 sono gli stessi dati ufficiali del Garante Nazionale delle persone private della libertà, intervenuto poco dopo l’apertura delle discussioni su di un nuovo – e per ora ipotetico – decreto.
Partendo dai certamente importanti dati che emergono dalle carceri italiane è interessante notare che nell’arco di soli 36 giorni si sono già registrati in totale dieci suicidi (gli ultimi tre solamente tra lunedì e martedì): le ragioni – come sempre – sono per lo più ignote, ma d’altra parte non si può ignorare che un certo influsso potrebbe averlo avuto quel tasso di sovraffollamento che è giunto al 132,05% con più di 10mila detenuti in eccesso rispetto ai 50mil posti regolarmente previsti; oppure anche quella fatiscenza strutturale che ci parla di circa il 10,3% di strutture in cui non funziona il riscaldamento e di un altro – addirittura – 48,3% in cui spesso manca l’acqua calda.
Meloni presenta il nuovo piano per le carceri: 7mila posti in più, ma anche tanta incertezza
Non sorprende – e qui dobbiamo riferirci solamente ai dati relativi all’intero 2024 – che in queste condizioni nelle nostre carceri si siano verificate 668 differenti aggressioni (quasi due al giorno), più di 12mila gesti autolesionistici da parte dei detenuti (cresciuti quasi del 50% rispetto al 2023), le proteste più o meno pacifiche – tra scioperi dalla fame o della sete, rifiuto di lavorare e sommosse rumorose – e soprattutto le vere e proprie rivolte cresciute dalle due del 2023 alle sette del 2024.
Tuttavia, una flebile speranza di ridare un certo vigore – o meglio, decoro – alle carceri italiane potrebbe arrivare delle recentemente avviate discussioni governative: solo ieri la premier Meloni ha chiamato a Palazzo Chigi il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Delmastro, il Commissario per la materia carceraria Marco Doglio e diversi altri rappresentati istituzionali per iniziare a gettare un piano per ampliare il numero di posti letto nelle carceri.
L’idea sarebbe quella di creare almeno 7mila posti aggiuntivi, ma per ora vige una generale incertezza sulle modalità (tra la costruzione di nuove strutture o l’ampliamento di quelle maggiormente sovraffollate) e – soprattutto – sulle tempistiche con alcune voci raccolte da Avvenire che citano come obiettivo la fine della legislatura corrente, forse troppo tardi e forse troppo poco.