Carceri sovraffollate, un problema che non riguarda solo l’Italia ma anche molti paesi del Nord Europa che stanno pensando ad un piano per affrontare l’emergenza. La Danimarca ha già annunciato di aver approvato un progetto di trasferimento dei detenuti all’estero, in particolare in Kosovo, dove sono state avviate già le trattative per la riqualificazione di ex penitenziari, che potrebbero ospitare parte dei soggetti arrestati, per la maggior parte stranieri ai quali è stato notificato un provvedimento di espulsione, che quindi una volta terminato il periodo di reclusione, non torneranno in territorio danese.
Sulla stessa strada anche il Belgio, che per far fronte alla carenza di posti nelle carceri nazionali, sta pensando di investire in nuove strutture, sempre in Kosovo, che potrebbero garantire entro il 2027, l’accoglienza di quei condannati che poi a fine pena dovranno essere reinseriti nelle rispettive nazioni di origine perchè stranieri espulsi con divieto di rientro. Entrambi i paesi hanno avviato le procedure stanziando fondi e firmando accordi con il governo kosovaro, tuttavia, i provvedimenti restano in attesa di attuazione perchè la misura deve ancora essere sottoposta a discussione per verificare il rispetto delle procedure in materia di diritti umani.
Piano danese-belga per trasferire detenuti nelle carceri in Kosovo, proteste delle associazioni per i diritti umani: “È deportazione”
Piano danese – belga per trasferire i detenuti stranieri espulsi dalle carceri nazionali a strutture in Kosovo, un modello che sta facendo discutere l’opinione pubblica e le associazioni umanitarie, che hanno parlato di deportazione in un paese nel quale c’è ancora troppa instabilità politica e dove i prigionieri corrono rischi di violazione dei diritti umani. Il Kosovo infatti non è tra le nazioni che hanno aderito al trattato internazionale per la prevenzione della tortura e non ha obblighi di rispetto degli accordi stipulati tra membri del Consiglio d’Europa. I governi dei due stati però sembrano essere ormai decisi a portare avanti il progetto e presto anche altri stati potrebbero seguire l’esempio.
Tra questi è compresa l’Italia, che potrebbe ipotizzare di sfruttare i centri di permanenza per migranti in Albania riconvertendoli in strutture penitenziarie per arginare il fenomeno del sovraffollamento nelle carceri. Tuttavia, come sostiene anche il quotidiano Il Dubbio, una decisione simile esporrebbe maggiormente l’ordinamento giudiziario ad una disparità di trattamento, tra detenuti nazionali sottoposti a controllo e regole e quelli all’estero con diversi standard di sicurezza.