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Home » Politica » Giustizia » Carceri, Pinelli: “Liberazione anticipata contro sovraffollamento”/ “Possiamo superare i blocchi ideologici”

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Carceri, Pinelli: “Liberazione anticipata contro sovraffollamento”/ “Possiamo superare i blocchi ideologici”

Carceri, Pinelli propone più sconti di pena per ridurre sovraffollamento, La Russa apre all'indulto come atto di clemenza: "Problema senza colore polico"

Claudia Maria Iannello
Pubblicato 16 Maggio 2025 - Aggiornato alle ore 14:49
Pinelli, vicepresidente Csm

Fabio Pinelli, vicepresidente Csm (Ansa Fabio Frustaci, 2024)

Fabio Pinelli – vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura – ha scelto il convegno “Per un gesto di clemenza nelle carceri” per presentare una proposta che intreccia pragmatismo e umanità – secondo Pinelli infatti – il sovraffollamento carcerario rappresenta una lesione della dignità della persona, un’affermazione che sintetizza con forza il centro della sua visione in quanto la crisi delle carceri italiane (con oltre 11.000 detenuti in eccesso rispetto alla capienza regolamentare e un tasso di affollamento che supera il 120%) non è più solo un’emergenza numerica ma diventa un problema costituzionale – come ha ricordato anche il presidente Mattarella – che richiede risposte concrete e urgenti.


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Nel corso del convegno, Pinelli ha discusso con figure come monsignor Fisichella la necessità di rafforzare lo strumento della liberazione anticipata e ha ha proposto di aumentare lo sconto di pena da 45 a 60 o 90 giorni per semestre riservando questo beneficio a detenuti con pene brevi e senza reati gravissimi (una misura selettiva che, pur non stravolgendo l’ordinamento, consentirebbe di affrontare in modo emergenziale il collasso degli istituti penitenziari) e ha poi chiarito che l’obiettivo non è svuotare le carceri, ma alleggerire una pressione che rischia di farle esplodere, il tutto restando all’interno del perimetro della legalità, senza rinunciare alla funzione rieducativa della pena.


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Secondo Pinelli, è necessario trovare un equilibrio tra due esigenze solo apparentemente inconciliabili: da una parte il rispetto della legge, dall’altra la tutela della persona ribadendo come gli strumenti normativi esistenti – se usati con responsabilità – possano essere modulati per rispondere a un’emergenza senza compromettere la coerenza del sistema giudiziario; l’idea, già presentata tempo fa dal deputato renziano Roberto Giachetti, era finita in un vicolo cieco per via dello scetticismo del governo e del ministro Nordio ma la posizione istituzionale di Pinelli rilancia la proposta mostrando la possibilità concreta di superare i blocchi ideologici.


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Nella sua riflessione, Pinelli non ha ignorato le resistenze culturali che da sempre circondano amnistie e indulti (strumenti che evocano – nell’opinione pubblica – il rischio di una giustizia debole) ma ha invitato a superare le paure del passato chiedendo – con tono fermo ma aperto – quali soluzioni siamo in grado di offrire oggi di fronte a una domanda di dignità così urgente.

In questo modo, ha trasformato il problema delle carceri in un’occasione per ridefinire il nostro modello penitenziario, non più centrato solo sulla punizione ma capace di coniugare sicurezza e reinserimento; il ruolo del vicepresidente del Csm emerge come decisivo in un momento in cui il carcere (segnato da 90 suicidi nel solo 2024 e da proteste del personale) si avvicina pericolosamente al punto di rottura.

Pinelli sulle carceri: mediare tra sicurezza e diritti è possibile, se si parte dalla realtà

Pinelli ha ribadito che la sintesi tra legalità e dignità umana deve passare per gli strumenti già esistenti, da adattare in modo temporaneo e indirizzati a far fronte al sovraffollamento illustrando come l’estensione della liberazione anticipata non corrisponda a una sanatoria mascherata ma a un uso intelligente di norme che già premiano chi si comporta bene e ciò permetterebbe di ridurre la pressione carceraria senza mettere in discussione i principi di giustizia (un punto che lo distingue da approcci populisti o ideologici).

Il beneficio dovrebbe essere calibrato: 60 o 90 giorni per semestre, concessi solo a chi dimostra reale capacità di reinserimento, aggiungendo che non si tratta di “svuotare le carceri” ma di intervenire dove possibile per evitare che il sistema crolli schiacciato sotto il peso di una popolazione detenuta fuori controllo; a chi teme un cedimento dello Stato, ha risposto ricordando che il carcere – secondo la Costituzione – deve servire a rieducare, non a distruggere, un principio ormai calpestato dalle celle sovraffollate e dalle condizioni disumane in cui si vive in molti istituti.

Il vicepresidente del Csm anche ribadito la necessità di mantenere il rispetto della legalità e della dignità umana attraverso l’adattamento degli strumenti, senza ricorrere a misure straordinarie che potrebbero indebolire ancor di più la coerenza del sistema giudiziario, mettendo in luce l’importanza di un intervento che vada oltre la gestione emergenziale, suggerendo invece una riflessione più ampia su cosa debba significare la pena nella società moderna dove l’accento dovrebbe essere posto non solo sulla punizione ma anche sul reinserimento e sulla riabilitazione dei detenuti; la sua proposta di liberazione anticipata selettiva rappresenta un passo verso una gestione più responsabile ed efficace delle carceri italiane senza dover necessariamente ricorrere a compromessi sulla giustizia.

Il confronto avviato da Pinelli ha trovato eco anche nelle istituzioni con il presidente del Senato, Ignazio La Russa (tradizionalmente contrario a misure di clemenza) che ha ammesso che il sovraffollamento è un problema trasversale che “non ha colore politico” aprendo così uno spiraglio di dialogo con Giachetti: questo cambio di passo ha avuto anche un effetto concreto in quanto Rita Bernardini – storica leader radicale – ha interrotto dopo 22 giorni lo sciopero della fame, interpretando le parole di La Russa come un segnale che la politica può ancora agire in modo serio e responsabile.

Carceri, la russa apre al dialogo: “Il problema non ha colore politico”

Quando Pinelli ricorda che il sovraffollamento significa oltre 11.000 persone in condizioni intollerabili, la sua voce risuona con la forza dei numeri ma è l’intervento di Ignazio La Russa a dare una svolta imprevista al dibattito: il presidente del Senato – infatti – ha ammesso di essersi mosso anche per le pressioni ricevute da Gianni Alemanno (ex sindaco di Roma oggi detenuto a Rebibbia) che in una lettera ha rimarcato come la costruzione di nuove carceri richieda anni, mentre l’emergenza impone risposte immediate.

La Russa ha quindi annunciato di aver convocato Giachetti per discutere una misura di liberazione anticipata “mirata” destinata solo a chi è in fase finale di pena e ha mantenuto una condotta esemplare chiarendo che non si tratta di un indulto generico, ma di una scelta selettiva, fondata su criteri oggettivi e meritocratici: questa inversione di rotta da parte di un esponente di Fratelli d’Italia è la rappresentazione plastica di quanto la crisi penitenziaria sia ormai diventata impossibile da ignorare, anche per il governo Meloni pressato dalle raccomandazioni del Quirinale e dai rilievi della Corte dei Conti.

La Russa immagina una norma a validità triennale capace di ridurre l’emergenza in attesa della costruzione di nuovi istituti ma il tema della sua apertura va oltre il testo legislativo in quanto mostra che la questione carceri può creare convergenze impensabili, coinvolgendo radicali, cattolici, renziani e maggioranza.

Nel frattempo, la situazione dietro le sbarre continua a peggiorare con suicidi, rivolte, denunce per maltrattamenti e il crescente esaurimento psicofisico del personale penitenziario che descrivono uno scenario in continuo deterioramento ma se la politica saprà trasformare dichiarazioni e aperture in leggi operative, allora si potrà dire che questa crisi ha avuto almeno il merito di rimettere al centro i diritti e la dignità delle persone private della libertà.

Tags: ignazio la russaSergio MattarellaCarlo NordioGoverno MeloniFabio Pinelli

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