DOPO BENEDETTO XVI E FRANCESCO: COME POTREBBE ESSERE IL NUOVO PAPA SECONDO IL CARDINALE MÜLLER
Per troppi anni considerato un “nemico” di Papa Francesco, il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller si appresta a partecipare al suo terzo Conclave con sicuramente meno “favori” della vigilia (rispetto al 2013) ma con un’idea molto chiara su quali istanze e urgenze la Chiesa Cattolica possa puntare nella scelta del nuovo Papa dopo Francesco. Dopo i Papati di Benedetto XVI e del Santo Padre Jorge Mario Bergoglio, occorre proseguire nel solco di una centralità del messaggio di Cristo, sopra ogni richiesta “mondana” e “mediatica” che proviene da fuori la Chiesa di Gesù.
«Il papa è il pastore universale della Chiesa», sottolinea il Card. Müller nell’intervista a “La Stampa” alla vigilia del Conclave, che da oggi sappiamo anche individuare come data ufficiale di inizio: le prime votazioni “extra omnes” scatteranno il 7 maggio pomeriggio, con possibilità di avere già il nome del nuovo Papa tra giovedì 8 maggio e venerdì 9 maggio, se si avranno Conclavi “brevi” come nelle ultime tre occasioni.
Sempre secondo la “fotografia” inquadrata dall’ex Prefetto della Dottrina della Fede, il Pontefice non deve essere permeato da “ideologie” o “squilibri”, al contrario occorre una formazione teologica e dottrinale importante attento agli ultimi e mai troppo autoritario, «I vescovi non sono suoi delegati, ma suoi fratelli nell’apostolato». Serve unità e dialogo, non imposizioni e rigidità, ma soprattutto serve ribadire la centralità di Gesù su tutto: «Cristo ha fondato la Chiesa come sacramento della salvezza del mondo», ha spiegato al “Giornale” lo stesso Card. Müller allontanando ogni elemento “politico” e “mediatico” dalla scelta sul successore di Pietro al Soglio Pontificio.
‘FUORI’ LE LOBBY E LE ONG DALLA CHIESA: IL MONITO DEL CARDINALE ALLIEVO DI RATZINGER
Il tema non è dunque tra progressisti e conservatori, ma sul significato reale del Papa per la Chiesa di Cristo: come ha spiegato ancora Müller alla “Stampa”, la missione di Santa Romana Chiesa è testimoniare il Vangelo conducendo (liberamente) ogni persona «all’esistenza cristiana e alla salvezza eterna, non perdersi in battaglie ideologiche». La forza della Chiesa, in poche parole, non sta nel compromesso mondano ma nella comunicazione e trasmissione della verità: in tal senso, il cardinale tedesco non ritiene possibile l’esistenza di “lobby” politiche anticattoliche – cioè anti-dottrina – così come la confusione di una Chiesa “simile” ad una Ong, seppur lastricata di buone intenzioni.
Per il Card. Müller, così come insegnava il cardinale Ratzinger suo maestro teologo, il problema è il relativismo così come il “totalitarismo” ideologico: la Chiesa è fondata da Dio e non è legata ad una potenziale “organizzazione” costruita dagli uomini secondo i propri “capricci”. In questo senso, uno dei cavalli di battaglia del cardinale di Magonza – la forte opposizione alle tematiche LGBTQ interne alla Chiesa – possono essere un simbolo di quello che può accadere: «Se Gesù dice che il matrimonio è fra un uomo e una donna ed è indissolubile».
In tal senso, nessun Papa o cardinale futuro può cambiare questa dottrina, ed è per questo che le varie lobby omosessuali devono essere respinte dalla Chiesa: sebbene si possa discutere della pastorale individuale verso le singole persone – come ha fatto Papa Francesco – per poterle guidare alla vita cristiana, «non si può accettare l’ideologia gender», per il semplice fatto che sono contrari alla dottrina della Chiesa di Cristo. Il cardinale Müller ha poi fatto ben intendere come tra i temi dirimenti per la vita della Chiesa non possa essere inserito il rapporto, pur importante, con i vescovi della Cina: al netto di cosa potrà accadere in futuro sull’Accordo Cina-Vaticano, «la Chiesa non dovrebbe mai dipendere da un sistema ateo».