Il cardinale Zuppi denuncia il peso economico degli affitti insostenibili: “Sotto il 30% dello stipendio per garantire dignità e coesione sociale”
Il cardinale Matteo Maria Zuppi – arcivescovo di Bologna e presidente della Cei – ha lanciato un appello chiaro contro il caro-affitti che soffoca Bologna, come tante altre città italiane, definendo i costi attuali non solo insostenibili, ma anche lesivi della dignità umana; intervenendo alla presentazione del rapporto Come si fa a tenere su il welfare se diventiamo sempre meno, sempre più vecchietti, cronicizzati, con delle patologie? promosso dalla Fondazione per la Sussidiarietà, ha denunciato come la casa – da diritto fondamentale – stia diventando un privilegio inaccessibile, indicando il 30% dello stipendio come soglia limite, in quanto – secondo lui – superarla significa condannare intere famiglie a una vita fatta di rinunce, costringendole a vivere in spazi non dignitosi e privi di prospettiva.
A questo proposito, Zuppi ha fatto riferimento ai monolocali, considerati simbolo di una quotidianità compressa e priva di respiro, un tipo di alloggio sempre più diffuso a Bologna, dove i canoni di affitto hanno ormai superato del 40% la media nazionale: qui, giovani e lavoratori con redditi bassi sono spesso costretti a ripiegare su abitazioni minuscole in periferie lontane dai servizi, in quartieri isolati che creano ancora più disagio sociale e marginalità.
Zuppi ha voluto ribadire come questa dinamica comprometta la qualità della vita di ognuno, ma soprattutto come logori il tessuto collettivo perché quando due terzi dello stipendio vengono assorbiti dal canone mensile, secondo il cardinale, non resta spazio per altro, né per la famiglia, né per la cultura, né per il futuro; i dati più recenti mostrano che il 60% degli under 35 a Bologna spende oltre la metà del proprio reddito per l’affitto, rinunciando così a qualsiasi risparmio e a ogni progetto a lungo termine.
La ricetta di Zuppi per una casa accessibile: welfare e sussidiarietà
Ma Zuppi non si limita alla denuncia ma chiama in causa direttamente le istituzioni e il sistema di welfare, sostenendo che non si possa pensare a un futuro equo basandosi semplicemente sull’aumento dei monolocali ma – a suo avviso – servono politiche abitative concrete che garantiscano alloggi dignitosi a costi sostenibili, fondate sulla collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore.
Ha quindi invitato Comune, Regione e Governo ad attivarsi urgentemente, proponendo accordi per calmierare gli affitti, rilanciare l’edilizia sociale e introdurre sgravi fiscali per chi affitta a prezzi accessibili; la casa, ha ribadito, deve tornare ad essere una priorità assoluta per la coesione sociale perché senza un tetto dignitoso, ogni altro intervento sul welfare rischia di rimanere inefficace e, in questo senso, ha citato l’esempio di alcuni Paesi europei in cui il tetto massimo del 30% è stato fissato per legge, diventando uno standard di riferimento per la dignità abitativa.
Le sue parole nascondono anche come una critica implicita al mercato immobiliare sempre più animato dalla speculazione, acuita da piattaforme digitali e turismo breve: in particolare, ha richiamato l’attenzione sul ruolo di Airbnb e degli affitti stagionali che – solo a Bologna – hanno ridotto del 18% gli alloggi disponibili per i residenti parlando anche del pericolo di una segregazione urbana con i ceti meno benestanti che vengono espulsi dal centro storico e dai quartieri universitari, ormai riservati a studenti ricchi e professionisti internazionali, una situazione che, secondo lui, indebolisce le basi stesse della comunità.