I caregiver familiari godranno di maggiori tutele grazie alla recente sentenza arrivata dalla Corte di Giustizia dell'UE.
La Corte di Giustizia ha intenzione di agevolare le vite dei caregiver familiari unendo i loro impegni assistenziali insieme a quelli lavorativi. Ecco perché ora i datori di lavoro dovranno adeguarsi alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
Nello specifico ogni imprenditore avrà l’onere di non discriminare colui che è impiegato presso la sua azienda e svolge anche il lavoro di assistenza al suo familiare disabile. Ci sono delle regole specifiche da dover rispettare, tra cui una flessibilità oraria e di turnover.
Caregiver familiari e gli accomodamenti ragionevoli
Prima della nuova sentenza, gli accomodamenti definiti “ragionevoli” erano previsti solo per i soggetti affetti da disabilità. Mentre con le recenti disposizioni, anche i caregiver familiari hanno diritto a più tutele e strumenti qualitativamente migliori.
La novità consiste dunque in una maggior flessibilità a favore dei “lavoratori subordinati”, con l’introduzione del telelavoro, variazione orarie e/o dei turni di lavoro (a patto che non ci sia un carico fintroppo elevato per la società).
L’esecutivo mira ad aiutare la gestione quotidiana di ogni assistente familiare, facendo sì che sul lavoro possa trovare delle facilitazioni (e poter svolgere ambi i compiti senza intaccare la sfera personale oppure quella lavorativa).
Recentemente sono stati promossi nuovi incentivi per i caregiver, ma sempre limitati (a causa delle poche tutele a loro favore).
Vita e lavoro a “pari passo”
Ogni datore di lavoro che ha assunto un impiegato che svolge anche il ruolo di caregiver familiare, deve rendersi conto delle nuove normative da adottare, ponendo attenzione a quanto previsto dall’accomodamento.
La decisione della Corte di Giustizia vuole fare in modo che un assistente alla famiglia e allo stesso tempo impiegato in un lavoro subordinato, possa far conciliare ambi gli impegni, così da non privarsi di nulla.
Infine, la sentenza ha il desiderio di includere i lavoratori nel sociale, senza escluderli e soprattutto con l’intento di migliorare la loro qualità di vita.
