Come tavolo interistituzionale composto da vari rappresentanti istituzionali e associazioni abbiamo presentato ieri 31 marzo, e inviato a tutti i gruppi parlamentari, la proposta di disegno di legge per l’introduzione e il riconoscimento economico di un’indennità ai caregivers familiari. Il riconoscimento, la valorizzazione e la tutela delle persone che si prendono cura di un familiare aiuta a sostenere la conciliazione dell’attività di cura con la loro vita lavorativa e sociale ed è fondamentale per identificarne il ruolo.
Esistono ben 7 proposte di legge depositate in Parlamento, ma a tutt’oggi i partiti non si accordano per l’unificazione del testo e il Fondo istituito dalla legge 205/2017, all’articolo 1, comma 255, in cui sono state definite e introdotte nel nostro ordinamento giuridico annualmente delle risorse (ormai siamo a ben 90 milioni), non avendo un regolamento attuativo e dunque non legiferato, ha visto finora le risorse in piccola parte distribuite alle Regioni, che però non le hanno assegnate razionalmente alle famiglie, ma in maggioranza nei bilanci per le persone non autosufficienti. A oggi manca una norma nazionale attuativa di natura regolamentare in grado definire la procedura per sbloccare le risorse, anche se moltissime associazioni ne hanno segnalato l’urgenza. Inoltre, lo scorso ottobre il Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità ha riscontrato la mancanza, nel nostro ordinamento giuridico nazionale, di misure efficaci per il sostegno dei caregivers familiari ed entro il 6 aprile, per non essere soggetti a sanzioni, dobbiamo presentare all’Onu una legge sui caregivers e le risorse sono ferme al ministero del Lavoro.
Da qui la nostra iniziativa, perché i caregivers familiari, che accudiscono i propri cari, chiedono una maggiore integrazione dei servizi stessi che ruotano intorno alla persona, alla famiglia, ai loro bisogni; chiedono di non rimanere invisibili e che il Fondo possa servire al loro sollievo. È oltremodo importante sottolineare che le condizioni di sofferenza e disagio di chi ricopre tale ruolo ricadono sul sistema economico e sanitario della Regione e dello Stato: uno stato prolungato di difficoltà sfocia anche in patologie fisiche e psichiche delle quali dovrà farsi carico il sistema sanitario e assistenziale con impegno economico significativo.
La proposta di ddl consta di 4 articoli, si ispira alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000 e alla legge 27 maggio 1991, n. 176, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo, New York 20 novembre 1989, alla legge 3 marzo 2009 n. 18, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Il nostro ddl ha riunificato in un TU le 7 proposte di legge affrontando i passaggi necessari a evitare la sanzione Onu e a dare risposte agli oltre 35.000 familiari che attendono di poter avere un riconoscimento equo all’erogazione dell’assegno indennitario o, in caso di diniego, attraverso la scelta di servizi di sollievo, alla comunicazione di accesso alle eventuali misure di sostegno individualizzate come definite all’esito della valutazione individuale, multidimensionale e multidisciplinare del caregiver familiare a opera dell’Inps.
È dunque necessario prioritariamente istituire un set di indicatori omogenei che consenta una valutazione multidimensionale e multidisciplinare del singolo beneficiario, per definire se abbia titolo a essere riconosciuto “caregiver familiare”, occorre analizzare i bisogni generali e particolari ma anche i diritti e doveri, per poter poi definire un quadro di misure volte alla tutela del caregiver familiare nel solco del dettato costituzionale e degli atti internazionali vincolanti e, quindi, predisporre le necessarie provvidenze economiche, peraltro previste dalle risorse del Fondo istituito con il comma 254 della legge sopra richiamata.
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