Il film su Carlo Acutis sta facendo il giro degli USA, raccogliendo consensi e riconoscimenti d’approvazione anche in chi non si sarebbe aspettato di sentirsi toccato da una figura come la sua, il ragazzo italiano morto nel 2006 a soli quindici anni, beatificato nel 2020 e conosciuto oggi in tutto il mondo come il “santo del web”: il film che racconta la sua vita, diretto da Tim Moriarty e intitolato Roadmap to Reality, ha superato quota mille proiezioni, coinvolgendo migliaia di giovani americani e portandoli, anche solo simbolicamente, fin dentro le mura di Assisi dove Carlo riposa.
Il regista ha raccontato che tutto è nato quasi per caso, non da un’intuizione, ma da un invito ricevuto durante un viaggio in Texas, dove aveva appena finito di lavorare a un documentario sull’Eucaristia che aveva già avuto un successo inaspettato e lì, in una cappella intitolata proprio a Carlo Acutis, ha assistito a qualcosa che lo ha colpito più delle parole: ragazzi di ogni età che dicevano, con naturalezza, che quel ragazzo milanese era il loro santo preferito, lo conoscevano tutti, lo sentivano vicino, anche senza aver mai messo piede in Italia.
Poi è arrivato l’incontro con la madre di Carlo, che gli ha parlato non solo di suo figlio e della sua fede, ma del modo in cui viveva la tecnologia, della sua intelligenza digitale, della sua capacità di usarla senza lasciarsene risucchiare e da lì l’idea: non una biografia, non un santino su pellicola, ma una storia che parlasse ai ragazzi di oggi, a quelli che vivono immersi negli schermi, spesso da soli, con una connessione che non sempre li collega al mondo reale.
Il film si muove così su due piani: da una parte la vita di Carlo Acutis, attraverso le voci di chi lo ha conosciuto, dall’altra un gruppo di studenti americani in viaggio verso la sua tomba, una ricerca che li spinge a interrogarsi su cosa significhi davvero essere connessi, e a cosa.
Carlo Acutis e la tecnologia: una presenza che contraddice l’epoca e la interpreta meglio di tanti adulti
A colpire, secondo Moriarty, è stato il fatto che così tanti adolescenti si riconoscono in Carlo Acutis nonostante non abbia fatto nulla di straordinario nel senso classico del termine: non ha scritto libri, non ha fondato ordini religiosi, non ha compiuto gesta eroiche nel modo in cui ci si aspetterebbe da un beato, ma ha vissuto in modo pieno, profondo e lucidissimo dentro un tempo che ha bisogno di figure credibili più che perfette.
La madre lo descriveva come un ragazzo normale ma con un’intuizione chiarissima: il mondo digitale è utile, ma bisogna imparare a non farsi sopraffare e proprio lì, secondo il regista, nasce il messaggio che ha toccato così tanti spettatori, anche al di fuori del pubblico credente, tanto che durante le presentazioni del film Moriarty ha spesso parlato di una “ferita collettiva” che attraversa il mondo giovanile.
Negli USA, uno studio recente ha rilevato che quasi la metà dei ragazzi sotto i diciotto anni prova regolarmente sentimenti di tristezza profonda o disperazione, un numero enorme, difficile da ignorare, che racconta di una generazione stanca, disillusa e spesso disconnessa dalla propria vita reale e Carlo Acutis, in tutto questo, sembra offrire una presenza diversa, non come modello da imitare in ogni gesto ma come punto di riferimento per riscoprire uno sguardo più limpido, un modo di abitare il presente senza fuggire dietro a uno schermo.
Il regista ha ricordato anche una frase di Chesterton, che secondo lui racconta bene l’impatto del beato sul pubblico: ogni generazione è convertita dal santo che più la contraddice e Carlo, che viveva di rete ma non si faceva catturare, che aveva amici online ma li cercava anche per davvero, che credeva nella potenza del digitale ma lo guardava con senso critico, rappresenta per molti un’alternativa credibile a un uso compulsivo e passivo della tecnologia.
Non è un caso, dice, che anche il nuovo pontefice – Leone XIV, americano – abbia già parlato pubblicamente di lui, e che molti sperino che presto possa annunciare la data della canonizzazione, perché la storia di Carlo Acutis, con la sua semplicità e la sua forza, continua a camminare, a crescere, a sorprendere, anche dove nessuno se lo sarebbe aspettato.