Oggi, in seconda serata, Linea di confine – in onda su Rai 2 – si soffermerà sulla brutale uccisione di Carme Apuzzo e Salvatore Falcetta: nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1976, i due carabinieri in servizio presso la casermetta “Alkamar” di Alcamo Marina, in provincia di Trapani, furono assassinati a colpi di arma da fuoco in circostanze mai completamente chiarite e il ritrovamento dei corpi avvenne alle sette del mattino seguente, quando la scorta del segretario del MSI Giorgio Almirante, notò che la porta dell’edificio era stata forzata con una fiamma ossidrica, ma solo dopo essere entrata nella struttura, scoprì i cadaveri dei due militari.
Carmine Apuzzo, originario della Campania, aveva appena 19 anni al momento dell’omicidio ed era in servizio presso la stazione di Alcamo Marina da poco tempo e rappresentava uno dei più giovani membri dell’Arma in quella zona; i documenti e le testimonianze dell’epoca lo descrivono come un militare disciplinato e volenteroso, che aveva scelto la carriera nell’Arma con determinazione nonostante la giovane età, e la sua morte prematura suscitò commozione nell’opinione pubblica locale e nazionale, soprattutto per il modo brutale in cui fu ucciso.
Salvatore Falcetta – con il grado di appuntato – era il più esperto dei due, prestava servizio nella stessa stazione ed era considerato un carabiniere preparato e conoscitore del territorio; era anche padre di famiglia (circostanza che rese ancora più drammatico il suo assassinio), entrambi i militari furono colpiti con armi da fuoco durante quello che venne classificato come un assalto notturno alla caserma, la cui dinamica esatta non è mai stata completamente chiarita, nonostante le lunghe indagini e i numerosi processi che ne sono seguiti.
Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta: le indagini sulla strage di Alcamo Marina
L’uccisione di Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta si colloca in un periodo storico difficile per la Sicilia e per l’Italia, caratterizzato da tensioni politiche e presenza mafiosa sul territorio (l’anno precedente, nella stessa zona, erano stati uccisi l’ex sindaco democristiano Francesco Paolo Guarrasi e il consigliere comunale Antonio Piscitello), omicidi che facevano presagire un clima di violenza diffusa nella zona; le indagini sull’uccisione di Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta furono inizialmente affidate al capitano dei Carabinieri Giuseppe Russo.
Diverse furono le piste investigative seguite dagli inquirenti, dal terrorismo politico di sinistra, con alcune rivendicazioni da parte di sigle extraparlamentari (sebbene le Brigate Rosse dichiararono la loro estraneità), al possibile coinvolgimento della criminalità organizzata; un’altra ipotesi collega la strage all’organizzazione clandestina Gladio e a un presunto traffico di armi e, secondo questa teoria, i due carabinieri avrebbero fermato – il giorno prima dell’omicidio – un furgone che trasportava armi destinate alla struttura segreta.
Il 13 febbraio 1976 fu arrestato Giuseppe Vesco (un carrozziere di Partinico ritenuto vicino agli ambienti anarchici) nella cui abitazione i Carabinieri trovarono armi compatibili con quelle utilizzate nella strage e sotto interrogatorio, Vesco accusò altri tre giovani, Giuseppe Gulotta, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, oltre a Giovanni Mandalà; tutti gli accusati, eccetto Mandalà, confessarono inizialmente per poi ritrattare, sostenendo che le dichiarazioni erano state estorte con violenze e torture, Vesco fu poi trovato impiccato nella sua cella nell’ottobre dello stesso anno.
Nel 2012 il presidio di Libera di Alcamo è stato intitolato ai due carabinieri uccisi, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, mentre nel 2016, a quarant’anni dalla strage, il lungomare di Alcamo Marina è stato dedicato alla loro memoria ma, nonostante questi riconoscimenti, la verità completa sull’omicidio dei due militari resta ancora da accertare e avvolta nel dubbio.