La biologa nutrizionista Federica Cavallini, in una intervista a La Verità, ha parlato della dieta mediterranea. Un regime alimentare di cui molti discutono, ma che pochi conoscono a fondo. È per questo motivo che è necessario informare. “È una dieta tipica di tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo che ha studi ed evidenze decennali. Ed è una dieta prevalentemente a base vegetale, ma onnivora perché nel contesto settimanale prevede anche il consumo di alimenti di origine animale, quali, ad esempio, la carne rossa”, ha spiegato.
Il tema della carne rossa, tuttavia, è da tempo spigoloso. Alcuni studi infatti hanno evidenziato i possibili effetti negativi derivanti dal suo consumo. “Seguendo le linee guida di questo regime alimentare, è consigliabile mangiarla una, massimo due volte a settimana. Bisogna sempre stare in un limite”. Dall’altro lato non è utile eliminarla completamente. “La carne ha delle ottime caratteristiche nutrizionali. Contiene ad esempio delle proteine ad alto valore biologico e contiene soprattutto una serie di vitamine del complesso del gruppo B, tra cui la vitamina B12, che non è ricavabile dai vegetali”.
Le caratteristiche della carne rossa di Blonde d’Aquitaine
A proposito del consumo di carne rossa, la biologa nutrizionista Federica Cavallini ha detto la sua anche sulla Blonde d’Aquitaine, una tipologia di carne di cui si sta parlando molto nell’ultimo periodo. Le sue caratteristiche sono peculiari. “Ha un bassissimo contenuto di grassi ed è un’ottima fonte di proteine e di vitamine”, queste le motivazioni in breve.
Nel dettaglio, spiega l’esperta: “Questo tipo di carne ha circa dalle 90 alle 100 cal per 100 g di prodotto e ha la caratteristica di presentare un contenuto lipidico molto basso, inferiore al 5%. Di questo contenuto lipidico dobbiamo differenziare il tipo di grassi che lo compongono, che sono in buona parte acidi grassi saturi, che poi troviamo in tutti gli alimenti di origine animale, ma anche una buona parte di acidi grassi insaturi, di cui un 45% circa sono acidi grassi monoinsaturi e un 5-10% sono acidi grassi polinsaturi”.