Carne scaduta e rimessa in commercio, allerta alimentare dopo l'inchiesta Report che torna alla carica: dov'è finita? Intanto, il caso finisce in procura
Prosegue l’inchiesta di Report sul caso della carne scaduta e rimessa in commercio: Giulia Innocenti ha realizzato un nuovo servizio, in collaborazione con Greta Orsi, dopo aver acceso un faro sul macello Bervini. Il programma ha consegnato le informazioni raccolte e le etichette all’Ats Valpadana ed è scattata l’allerta alimentare.
Infatti c’è stato il ritiro della carne potenzialmente pericolosa che era finita sul mercato, ma l’autorità sanitaria ha provveduto anche a trasmettere il fascicolo alla Procura di Mantova. L’ipotesi è di frode nell’esercizio in commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine.

Nel frattempo ci si chiede dove sia finita la carne scaduta e perché sia passato tanto tempo per arrivare a un intervento.
CARNE SCADUTA, IL CASO ARRIVA IN REGIONE
L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, nel question time a risposta dell’interrogazione M5S ha spiegato che è stato effettuato un controllo a sorpresa a ottobre; poi c’è stato il sequestro di 181 tonnellate di carni trovate nella cella di congelamento, notizia che era stata smentita dallo stabilimento su domanda della Gazzetta di Mantova. Bertolaso ha anche evidenziato che l’impianto di Pietole è autorizzato attualmente solo alla macellazione.
L’azienda, che aveva negato irregolarità precisando di aver lavorato le carni (destinate all’alimentazione di animali da compagnia) in maniera conforme, è finita nuovamente nel mirino di Report, che a fine novembre ha rivelato di aver controllato il codice Ateco del macello, scoprendo che non comprende la lavorazione per cibo per animali.
Potrebbe averla ceduta a terze persone che si occupano di pet food, ha ipotizzato Ranucci, secondo cui la carne comunque non andava lavorata in quel modo, anche se fosse stata destinata agli animali.
L’OMBRA DEL RICICLAGGIO DIETRO IL CASO DELLA CARNE
La Bervini non ha commentato il secondo servizio di Report, che ha provato a spiegare chi tiene le fila del macello di Pietole. Il programma ha acceso un faro su Francesco Giordano, ex macellaio ora in carcere, partito da Bitonto come disossatore e arrivato a Milano, dove ha fatto fortuna con un consorzio, Servizi Globali, arrivando a un giro di 40 milioni. Giordano, con le sue cooperative, avrebbe offerto manodopera a Bervini; i contributi però non venivano versati e i dipendenti venivano pagati parzialmente in nero.
Secondo la ricostruzione di Report, Giordano è poi finito nei guai per frode e associazione per riciclaggio, ma una volta uscito dal carcere avrebbe continuato a lavorare nei macelli con una nuova società che in due anni è arrivata a un giro d’affari di 4,5 milioni di euro. Tre anni fa, però, è finito di nuovo in carcere, dove dovrebbe restare fino al 2030.
Nel frattempo, al suo posto ci sarebbe un prestanome e braccio destro, che però ha negato tutto a Report. Invece il fratello di Giordano ha confermato all’inviata del programma che la carne scaduta veniva rimessa in commercio, ma nega ogni responsabilità sulla creazione del sistema, puntando il dito contro i Bervini, che dal canto suo ha sempre negato irregolarità.
