Negli ultimi giorni la nota catena di negozi di libri Feltrinelli ha fatto parlare parecchio di sé per un cartello che è circolato sui social e la cui natura appare essere del tutto ignota. Nel cartello in questione, probabilmente esposto in uno degli espositori a tavolo sui quali vengono proposte diverse letture tematiche, si legge “Fumetti per Bambin*“, con l’asterisco tanto caro alle lotte per la parità di genere. Un cartello, quello della Feltrinelli, che ha mosso l’ira del quotidiano Libero, che ha tirato in causa anche Italo Calvino con il suo “Eremita a Parigi” nel quale espose la sua totale avversione alla “antilingua”.
Feltrinelli: “Non sappiamo nulla sul cartello inclusivo”
Attorno al cartello della Feltrinelli si è creato, anche e soprattutto online, un vero e proprio caso con l’opinione pubblica nettamente divisa tra chi vi vede una storpiatura non necessaria e chi, invece, non vede alcun tipo di problema. Di certo c’è che non si conosce né quale negozio abbia esposto il cartello in questione, essendo che sul territorio italiano vi sono 188 sedi diverse, né le ragioni che si nascondono dietro al gesto. La catena, dal conto suo, si dice completamente ignota all’iniziativa.
Feltrinelli, infatti, commentando il cartello ha detto che “probabilmente si tratta dell’iniziativa di un libraio“, mentre si astengono dall’esporre il loro punto di vista sull’inclusività nella lingua italiana, preferendo un tiepido “non condivide alcuna posizione in merito”. Secondo Libero, comunque, è chiaro che il cartello rappresenta un tentativo di eliminare il sesso dei bambini con “il segno grafico del dubbio, quello che dovrebbe assegnare lo status di neutralità una volta appiccicato alla coda dei sostantivi”. E mentre il cartello della Feltrinelli continua a far discutere, il quotidiano ricorda anche la posizione dell’Accademia della Crusca, secondo la quale l’asterisco “va tassativamente escluso al posto delle desinenze dotate di valore morfologico“, discorso applicabile anche “per lo scevà o schwa”.