Il cashback dovrà essere compensato con parte dei soldi del Recovery Fund. Lo scrive oggi il quotidiano Il Messaggero secondo cui i 4.75 miliardi di euro che il governo ha destinato appunto al “rimborso” per gli acquisti in digitale, verranno pagati con il fondo che ci giungerà dall’Unione Europea, soldi che tra l’altro saranno solo in prestito e che di conseguenza dovranno essere restituiti all’Ue, seppur con tassi di interesse molto bassi.
Secondo quanto riferito dal quotidiano romano, con il Cashback di Natale introdotto dal governo ai primi del mese, si puntava ad aumentare le operazioni cashless pro-capite anche in Italia, portandole alla media europea, ma fino al 23 dicembre scorso i cinque milioni di italiani che avevano sfruttato il programma, avevano maturato un cashback effettivo di soli 18 euro a testa di media. La misura non ha quindi funzionato, a meno che, dal 24 al prossimo 31 dicembre, non vi sia stata un’esplosione di pagamenti in digitale, cosa però poco probabile tenendo conto di zona rossa e feste varie.
CASHBACK PAGATO DAL RECOVERY FUND: I DUBBI DELLA BCE
Palazzo Chigi, scrive ancora Il Messaggero, rimane comunque convinto della bontà dell’operazione, con l’obiettivo di portare a casa 4.5 miliardi di euro di gettito addizionale per lo stato entro il 2025, grazie appunto all’aumento dei pagamenti elettronici. Come detto sopra, i 4.75 miliardi di euro non andranno ad intaccare la parte di Recovery Fund a fondo perduto (più di 65 miliardi di euro), bensì quella relativa ai prestiti (128 miliardi), “In altre parole – scrive il giornale – il governo si appresta a indebitarsi con l’Europa per finanziare i futuri rimborsi del 10 per cento sui pagamenti senza contante”. Tra l’altro pare che l’operazione cashback sia già finita nel mirino della Bce, la banca centrale europea, ed in particolare in quello dell’ex membro del comitato esecutivo Yves Mersch, che all’ultimo giorno del suo mandato, lo scorso 14 dicembre, aveva esternato le sue perplessità scrivendo una lettera indirizza al ministro Gualtieri. A difesa dello stato, il fatto che il piano cashback di Natale preveda tempi molto limitati, dieci operazioni in 30 giorni, le difficoltà dell’app Io, e le chiusure di numerosi negozi in questo periodo: è probabile che con l’introduzione del vero e proprio cashback di stato dal primo gennaio, le cose potrebbero migliorare decisamente.