La cassa integrazione per l'anno 2025 è valida anche nel caso in cui il caldo sia percepito (oltre che reale). I dettagli sono stati forniti dall'INAIL.
Il caldo che sta avvolgendo questo 2025, specialmente tra i mesi di giugno e luglio, sta costringendo molte imprese ad informarsi su attivare la cassa integrazione. L’INPS di recente ha rilasciato una comunicazione sostenendo che la misura resta valida anche se i gradi percepiti sono più di 35° (e non effettivamente raggiunti).
Il caldo come ben sappiamo, può essere estenuante e arreca disagi a livello fisico. Infatti le temperature elevate possono causare forti giramenti di testa, sensi di svenimento e altre problematiche importanti. Ecco come funziona la cautela per i lavoratori “più a rischio”.
Come funziona la cassa integrazione per il caldo per l’anno 2025
Il caldo eccessivo potrebbe essere una conseguenza del cambiamento climatico, e quindi la cassa integrazione diventerebbe un’opzione sempre più importante per le aziende che vorrebbero tutelare i lavoratori.
L’INAIL ha evidenziato delle regole importanti da dover rispettare al fine di poterla attivare regolarmente, tra cui seguire le ordinanze proclamate da Comuni e Regioni e approfondire le norme sulla temperatura anche solo “percepita”.
L’Istituto Nazionale di Assicurazione e Infortuni sul Lavoro ha riportato un rapporto importante, in cui emergono più di 4.000 infortuni proprio a causa delle temperature eccessivamente alte, specialmente nell’ambito agricolo ed edilizio.
Le ordinanze previste dalle Regioni e dai Comuni
Secondo le ordinanze da parte delle Regioni e dai Comuni esisterebbero due criteri da dover rispettare per godere della cassa integrazione. Il primo riguarda il divieto applicato allo svolgimento del lavoro nelle fasce orarie più a rischio, solitamente tra le 12:30 e le 16:00.
La seconda condizione fa riferimento alla temperatura, ovvero nel momento in cui il barometro segna il raggiungimento dei 35°, l’azienda è obbligata ad attivare la cassa integrazione in forma ordinaria.
Nel momento in cui l’ordinanza viene rilasciata da una autorità pubblica, allora l’azienda dovrà adeguarsi riportando soltanto il numero della stessa. É il caso ad esempio, di quando la temperatura è alta ma soltanto “percepita” e dunque non è detto che sia realmente pari a 35°.
Esempi di cassa integrazione per il caldo
In una recente circolare sul caldo eccessivo dell’INPS, l’ente ha specificato quali condizioni potrebbero definirsi da “disagio” per un lavoratore. Infatti esistono casi dove potrebbe scattare l’emergenza caldo in ambienti di lavoro molto chiusi e afosi, oppure se l’impiegato indossa delle tute o usa macchinari caldi.
In caso di cassa integrazione ordinaria viene riconosciuto l’80% – su un tetto massimo di 1.404,03€ – rispetto al salario percepito.