L’ACCUSA DEL “DOMANI” AD UNA CHIESA “IMMOBILE” NEL GUIDARE I CATTOLICI AL VOTO
“I cattolici in politica”: quante volte nei 30 anni post Democrazia Cristiana si sono letti, osservati e analizzati dibattiti sulla questione? Si avvicinano le Elezioni 2022 e ciclicamente ritorna l’analisi – questa volta anticipata da Francesco Peloso sul “Domani” – sul ruolo dei cattolici nella vita politica attiva, tanto come candidati quanto soprattutto come “massa al voto” in grado di spostare o meno gli equilibri. Ebbene, da tempo ormai i cattolici non possono essere individuati in un unico blocco elettorale: neanche ai tempi del bipolarismo tra Centrodestra a guida Berlusconi e Ulivo – nonostante le indicazioni chiare della CEI del Cardinal Ruini in merito al confine dei “diritti non negoziabili” difesi dal PdL – si poteva ritenere il voto cattolico unito come ai tempi della DC.
Figuriamoci oggi, dove la disillusione nella politica ha creato anche nell’elettorato moderato-cattolico una moltitudine di “correnti” verso svariati partiti o mini-liste sulle quali “grava” il peso fortissimo del “partito dell’astensione” dove i cristiani non sono affatto esenti dal subirne il “fascino”. Il quotidiano fondato da De Benedetti in un ampio focus sul voto del 25 settembre 2022 giudica la Chiesa ormai «immobile» e «incapace» a guidare il proprio “gregge” al voto, andando invece per ordine sempre più sparso. Lo ripetiamo, non è una visione “freschissima” in quanto da tempo è in corso un “multilateralismo” nella politica da parte dell’elettorato cattolico (e mica solo quello). «Dall’inizio della Seconda Repubblica la Chiesa ha cercato invano di ritrovare un suo “centro di gravità permanente”, per restituire al Paese la stabilità perduta»: il periodo di Ruini alla guida della CEI aveva lanciato quantomeno un metodo, ovvero il moderatismo e l’attenzione ai temi etici di casa nel Centrodestra dei vari Berlusconi, Casini, Formigoni. Oggi però non è più così e, osserva il “Domani”; il quadro è sempre più frastagliato: «il progredire del processo di secolarizzazione ha ridotto il peso dei cattolici nella vita pubblica».
ELEZIONI 2022: LA NOTA DELLA CEI, LA “QUESTIONE SOCIALE” E LA VERITÀ
Lo stesso “Domani” però osserva come sul territorio, nelle città e nelle periferie, esistono ancora diverse realtà sociali e quotidiane che fanno capo all’esperienza cristiana e alla Chiesa Cattolica in primis, tutte in grado di fornire indicazioni molto utili circa il “polso” della situazione politica italiana lontana dai palazzi del Parlamento. «La prima questione fondamenta è riattivare la consapevolezza che apparteniamo ad una comunità, rimettere al centro il tema della cittadinanza non in chiave di chiusura come fa un certo tipo di populismo che contrappone “noi” agli “altri”»: così spiega Padre Giuseppe Riggio, gesuita direttore di “Aggiornamenti Sociali”. Il riferimento indiretto è contro il Centrodestra di Salvini e Meloni e in generale l’intero articolo del “Domani” cita e intervista esempi di Chiesa molto legata alla “questione sociale”, esaltando le tematiche di migranti, clima e giustizia sociale.
In questo senso, il metodo usato dalla CEI del neo Presidente Cardinal Zuppi – arcivescovo di Bologna, punto di riferimento del progressismo cattolico – non va molto lontano: nel messaggio di commento all’attuale scenario politico pre-Elezioni, scrive «Dal dopoguerra non abbiamo mai vissuto una congiuntura così complessa, a causa dell’inflazione e delle diseguaglianze in aumento, del debito pubblico che ha raggiunto una dimensione enorme, del ritorno a un confronto tra blocchi che assorbe enormi energie e impedisce lo sviluppo, dell’emergenza climatica e ambientale, della difficoltà del mondo del lavoro con la condanna al precariato con il suo carico di fluidità». Non si indica un partito o una lista, ma si evidenziano metodi e obiettivi da guardare con attenzione: «È un tempo nel quale dobbiamo ricostruire il senso di comunità, in cui, come ha ricordato il presidente Mattarella, occorre un “contributo costruttivo” da parte di tutti, specialmente di chi sceglie di impegnarsi nella vita politica. E ci auguriamo siano tanti e con tanta e profonda motivazione per il bene comune», conclude Zuppi. Il tempo delle “indicazioni di voto” è finito (e forse è un bene, visto che la libertà della persona di fronte alle sfide della realtà deve giustamente essere un valore primario), ma il rischio è che sempre più spesso venga messo in crisi il metodo proposto della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. La Chiesa infatti nella sua storia invita i poteri politici ad ispirarsi alla visione dell’uomo propria del Cristianesimo: il motivo è presto che detto, perché considerato l’unica “via, verità e vita”. Tanto che san Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, citato nel Catechismo, esprimeva con chiarezza: «Le società che ignorano questa ispirazione o la rifiutano in nome della loro indipendenza in rapporto a Dio, sono spinte a cercare in se stesse oppure a mutuare da una ideologia i loro riferimenti e il loro fine e, non tollerando che sia affermato un criterio oggettivo del bene e del male, si arrogano sull’uomo e sul suo destino un potere assoluto, dichiarato o non apertamente ammesso, come dimostra la storia».