Da quando emerge dai dati del MEF la cedolare secca sugli affitti 2025 continua a piacere ai locatori che optano per questo regime “agevolato”. Viene definito “migliore” sia perché garantisce una tassazione piatta e anche perché con una sola imposta se ne sostituiscono altre.
La cedolare secca implica infatti, il pagamento di una tassa in sostituzione alle addizionali regionali e comunali, l’imposta di bollo, di registro e l’IRPEF. Il rapporto del Ministero dell’economia e delle Finanze evidenzia un trend in crescita e con ottimi sviluppi per l’Erario.
Cedolare secca sugli affitti nel 2025 sempre più optata
Si conferma il trend in crescita e l’interesse di applicare la cedolare secca sugli affitti anche al 2025, evidenziandola come una scelta più conveniente rispetto al regime tradizionale, specialmente giovando del 10% sul canone concordato.
Oltre un milione di locatori hanno preferito optare per il canone concordato, ottenendo il vantaggio di pagare il 10% di aliquota anziché il 26% e mantenere lo stesso canone d’affitto senza variarlo (né positivamente e neppure negativamente).
I contratti di locazione prevedono di poter applicare 3 tipi di tassazione specifica. La più marcata (almeno per il 2023) si è dimostrata nell’applicazione del 21% sugli affitti a canone libero, potendo comunque applicarla anche sulle locazioni brevi.
L’agevolazione dal 26% al 21%
Indipendentemente dalle soluzioni sopra esposte, per le unità immobiliari locate per un periodo inferiore al mese, il ricavo dei redditi è differente. In primo luogo il numero di utilizzatori è nettamente inferiore rispetto alle altre opzioni (due anni fa ad averne goduto sono stati soltanto 30.000 locatori).
Il reddito per gli immobili affitti in un massimo di 30 giorni si è attestato sui 14.000€ annui, un ricavo più basso se confrontato alle locazioni a lungo termine o transitorie (fino a 18 mesi).
L’aliquota agevolata (al 21%) può esser prevista soltanto sulla prima casa in affitto, mentre dalla seconda unità in poi si terrà conto del 26% (entro un massimo di 4 immobili). Superata quest’ultima quantità si configura come attività imprenditoriale.