Peggiorano le condizioni del ceto medio italiano: la metà valuta di ridurre le spese e meno del 20% si dice soddisfatto dal welfare italiano
La situazione del ceto medio italiano – reale cuore pulsante di questo paese, oppure anche la spina dorsale fatta di coloro che effettivamente fanno muovere l’economia – sembra essere piuttosto complessa con l’ultima indagine condotta dal Cida-Censis e recentemente presentata da Stefano Cuzzilla che dimostra come più della metà della popolazione italiane si riconosca all’interno di questa classificazione – che ricordiamo non essere precisa e netta – temendo che la loro prole in futuro si troverà a vivere in condizioni nettamente peggiori: timore che (se fosse confermato) vedrebbe più della metà della popolazione passare al ceto medio a quello basso, con tutto ciò di negativo che ne conseguirebbe per l’economia e i consumi.
Entrando subito nel merito dell’indagine sul ceto medio, è interessante notare che a riconoscersi in questa categoria sia circa il 66% del campione intervistato da Cida-Censis indicando come caratteristica fondamentale per farne parte l’istruzione (per il 92% del campione), la condizioni economica (79%) e “competenze, bagaglio culturale e titolo di studio” (74%): importante dire che per l’82% dei dichiarati appartenenti al ceto medio, comunque, i loro sforzi accademici e lavorativi non sono sufficientemente riconosciuti dalla busta paga e – non a caso – il 50% di loro teme che per i figli andrà ancora peggio.
L’indagine Cida-Censis sul ceto medio: il 70% vorrebbe meno tasse e più del 50% progetta tagli nei consumi
Il capitolo del reddito nell’indagine Cida-Censis è altrettanto interessante perché tra gli appartenenti dal ceto medio solamente il 20% ha notato un qualche miglioramento reddituale negli ultimi anni, con più della metà che denuncia una stagnazione incompatibile con l’aumento del costo della vita e il resto del campione che – addirittura – ha visto il suo reddito calare: in tal senso non stupirà se aggiungiamo al computo dei dati anche un 45% di intervistati che si è visto costretto a ridurre i consumi e più del 50% che teme che dovrà farlo al più presto per restare a galla; mentre guardando ai figli è la metà dei genitori a sperare che cerchino futuro all’estero.
Capitolo a parte anche per il welfare, con il dato sicuramente principe che ci parla di un misero 18% di cittadini nel ceto medio che si sente soddisfatto delle politiche assistenziali: non a caso il 45% ha stipulato una polizza sanitaria privata o si è iscritto ad un fondo pensionistico integrativo e mentre un 70% chiede una netta riduzione delle tasse e un altro 80% ritiene che queste ultime siano scarsamente corrisposte nei servizi pubblici; non stupirà (nuovamente) che il 67% dei genitori e il 47% dei pensionati sostengono di aver più volte aiutato figli e nipoti con le spese ordinarie.