Giovedì 8 maggio andrà in onda l'ultima puntata di "Che Dio ci aiuti 8", la serie che, con simpatica ironia, racconta le fragilità del nostro tempo
Il sorriso accattivante della giovane suor Azzurra (la bella e simpatica Francesca Chillemi) e il fare dinoccolato ma puntiglioso dello psichiatra-direttore Lorenzo Riva (l’altrettanto simpatico e stralunato Giovanni Scifoni) dominano la scena dell’inedita location degli episodi di Che Dio ci aiuti 8: una casa famiglia di Roma.
Tutto nuovo dunque per la serie amatissima di Rai 1, che si conclude l’8 maggio e che nella penultima puntata ha fatto i migliori ascolti, battendo Checco Zalone e il Concertone del 1° maggio. Nelle stagioni precedenti ha avuto come protagonisti Elena Sofia Ricci (suor Angela), Valeria Fabrizi (suor Costanza) e Lino Guanciale (Guido Corsi) e come sfondo la cittadina di Assisi, non facili da sostituire.
E invece, con abili raccordi con alcuni personaggi del passato, ma soprattutto con una ventata di vero aggiornamento per temi e modalità di recitazione, la serie Che Dio ci aiuti 8 si è buttata con coraggio e ironia, quando necessario, negli intrichi del mondo contemporaneo.
Ma sempre con un faro capace di illuminare le diverse situazioni, sempre molto autentiche, senza alcuna pretesa di risolvere i problemi con un buonismo scontato. Anche e soprattutto perché ogni personaggio ha le sue ferite e i rapporti, com’è ovvio, non sono sempre facili, tanto meno quello tra i due conduttori della casa famiglia.
Suor Azzurra è infatti inviata appositamente a Roma per salvare la struttura di accoglienza “Casa del sorriso”, che versa in cattive acque. Lorenzo, padre-vedovo di Pietro e della piccola Giulia, è gelosissimo della “creatura” della moglie scomparsa, che segue ragazzi in difficoltà. Lentamente però impareranno a collaborare.
L’ingenua ma intuitiva Suor Azzurra, in passato piuttosto superficiale, imbarazzante per i suoi incredibili strafalcioni, ma sinceramente innamorata di Gesù, a cui si rivolge per essere illuminata nelle scelte più difficili, aprirà nuove prospettive anche al generoso anche se decisamente rigido Lorenzo. Attraverso le storie degli ospiti che si inseriscono nella casa famiglia, negli episodi di Che Dio ci aiuti 8 che si susseguono, vengono affrontati temi e valori davvero inconsueti per il mondo d’oggi, e per le serie televisive, che però sono introdotti con coraggio, garbo e semplicità.
Si parla infatti addirittura di libero arbitrio, per esempio, per accompagnare Melody, la ragazza abusata dal proprio fidanzato, ma incapace di interrompere la sua dipendenza affettiva da lui. Un modo totalmente nuovo e liberante di guardare al rapporto uomo-donna, ben più profondo e lontano dagli abituali stereotipi della “lotta al patriarcato”.
Ancor più interessante in Che Dio ci aiuti 8 è la vicenda di Cristina, ragazza ribelle, incinta di uno spacciatore in carcere, da cui non si è ancora emotivamente allontanata, convinta com’è che per lei non ci sia altra vita che ai margini della società. La casa famiglia ha il compito di controllarla e lei è comunque decisa ad abbandonare il suo bambino. Ma le cose imprevedibilmente, e senza alcuna costrizione, piano piano cambiano. Pietro, infatti, la guarda con una tenerezza a lei sconosciuta, suscitando però la viva preoccupazione di suo padre Lorenzo.
Pure per quest’uomo buono ma schematico c’è un cammino da percorrere, anche perché, psichiatra illuminato, non è in realtà riuscito a superare la crudele perdita della moglie Serena, se non con un atteggiamento di durezza apparente che gli sembra l’unica strada per non essere travolto dal dolore. Eppure si dedica con generosità ai suoi ospiti-pazienti, per esempio a Olly, una ragazza decisamente bloccata, che cerca di nascondere a se stessa un doloroso passato di abbandono, controllando meticolosamente tutta la realtà che la circonda, per evitare nuove ferite.
Ma anche nella tormentata storia di Olly si inserisce un valore purtroppo quasi sconosciuto al mondo contemporaneo, schiavo dei like e dei rapporti virtuali: l’amicizia schietta e sincera proprio tra le tre ragazze scombinate, Melody, Cristina e Olly. Imparano a sostenersi a vicenda, senza nascondere la verità delle loro vite ingarbugliate e delle loro scelte.
Suor Azzurra accompagna tutti e ciascuno con disinvoltura discreta, ma senza peli sulla lingua, e soprattutto con tanta amorevolezza, quella stessa che lei ha sperimentato, dopo un passato prima di ragazzina abbandonata e poi di madre precoce, incapace di badare alla figlia nata troppo presto. Sa bene dunque cosa siano la sofferenza, la rabbia e la paura, ma resta lieta (e ci fa ridere) e infonde speranza attorno a sé.
Nella casa famiglia chiede perciò innanzitutto che almeno ci si incontri tutti insieme a tavola, a colazione, a pranzo e a cena: un percorso non scontato per condividere le fatiche e anche le gioie, la sola strada davvero vincente.
È necessario guardarsi negli occhi e parlarsi per considerare tutto ciò che accade in modo nuovo. Non a caso uno dei tanti episodi di Che Dio ci aiuti 8 osa proporsi con il titolo Omnia vincit amor, offrendo una lettura non banale del vero amore. Tenendo conto del fatto innegabile che la realtà che ci circonda non è mai così netta e assoluta come appare o come vorremmo incasellarla con i nostri giudizi.
Lo lascia ben intravvedere l’episodio di Che Dio ci aiuti 8 dal titoloTra bianco e nero in cui un padre, reo di avere abbandonato il figlio piccolo, il quale ora non lo vuole più incontrare, in verità l’ha sempre amato, ma ha dovuto allontanarsi per non nuocergli. È una conferma che forse il dramma più grave per i ragazzi di oggi è proprio l’abbandono, alla nascita o per la separazione dei genitori. Tuttavia viene lasciata volutamente aperta la possibilità di sopravvivere alle ferite; anzi, Che Dio ci aiuti 8 mostra come la potenza della speranza e dell’amorevolezza possano curarle.
Non ci troviamo però di fronte a banali predicozzi o a facili happy end delle vicende dei protagonisti di questa serie così amata dal pubblico. Non è ciò che cerca chi la segue. Chiede piuttosto un senso per l’esistenza, capace di dare significato alle sofferenze più acute e apparentemente anche più ingiuste: per questo la forza non può che venire dall’Alto. Dunque il titolo Che Dio ci aiuti 8 conserva tutto il valore del riconoscimento sincero dei nostri limiti e della nostra impotenza. Ma con la certezza che Lui è con noi per aiutarci. E che una serie tv ci ricordi questa verità è davvero un regalo inaspettato.
Gli episodi già trasmessi della serie televisiva “Che Dio ci aiuti 8” sono disponibili su RaiPlay.
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