Nella musica di Ermal Meta è forte il dolore per la sua infanzia rubata. Il musicista, che è arrivato in Italia e più precisamente in Puglia quando aveva 13 anni, viene dall’Albania, dove non ha vissuto anni semplici. Un’infanzia fatta di povertà ma sopratutto di violenza, da parte dell’uomo che avrebbe dovuto proteggere lui e la mamma. Il padre di Ermal Meta, infatti, non è stato un uomo all’altezza del nome di “padre” con lui e allo stesso tempo una figura violenza e prevaricatrice con la mamma. Nelle sue canzoni questo è un tema che ricorre spesso, come quando in “Vietato morire” dice: “E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai”. Un argomento molto delicato per lui, che ha vissuto sulla sua pelle la violenza del padre.
Ermal Meta è arrivato in Italia nel 1994, quando aveva 13 anni. La mamma era già partita qualche tempo prima e poi, volta per volta, è tornata indietro per prendere i figli. “A me è toccato il 16 giugno 1994, non dimenticherò mai quella notte in traghetto, che arrivò tardi” ha raccontato più avanti Ermal, che in Italia ha avuto modo di realizzare i suoi sogni e vivere una vita finalmente tranquilla e serena, seppur con gli incubi del passato a fargli compagnia.
Ermal Meta, il rapporto con il padre: “Non lo vedo dal 1990”
Ermal Meta non vede il padre dal 1990, quattro anni prima di lasciare l’Albania e arrivare in Italia. A causa dell’uomo ha vissuto un’infanzia fatta di violenza e paura ma anche riscatto. Nella sua musica, oggi, porta tanto di quel dolore. E in passato, prima di avere la sua Fortuna, nata dall’amore con Chiara Sturdà, Ermal Meta aveva raccontato di non essere certo di voler diventare padre perché aveva paura che un figlio potesse vederlo anche solo lontanamente come lui aveva visto il papà: come un mostro. Fortunatamente Ermal è tutt’altro.