Letizia Ruggeri, chi è la pm che guidò le indagini sul caso di Yara Gambirasio: il punto di svolta grazie alla raccolta a tappeto dei campioni di DNA
Letizia Ruggeri, chi è la pm che guidò le indagini sul caso Yara Gambirasio
Nel caso legato alla morte di Yara Gambirasio, una delle pagine di cronaca giudiziaria più intricate della storia italiana, un ruolo fondamentale l’ha senza dubbio rivestito Letizia Ruggeri, la pm che guidò le indagini.
Questa sera va in onda in prima serata su Canale 5 Yara, il film diretto da Marco Tullio Giordana che ripercorre la vicenda giudiziaria legata all’omicidio della ragazza risalente al 2011. E, nella narrazione della storia, un ruolo di spicco verrà ricoperto proprio dalla pm che indagò sulla vicenda sino al punto di svolta.
Era novembre 2010 quando Yara Gambirasio scomparve da Brembate di Sopra, suo paese d’origine, dopo essersi recata alla palestra nella quale quotidianamente praticava allenamenti ed esercizi di ginnastica ritmica, la sua grande passione.

Di lei si persero però le sue tracce e il suo corpo venne ritrovato il 26 febbraio 2011, abbandonato in un campo a Chignolo D’Isola. Fu proprio la pm Letizia Ruggeri a prendere in mano il caso e, dopo aver condotto le ricerche della giovane ma senza successo, a guidare le indagini per stabilirne le responsabilità.
Letizia Ruggeri e il punto di svolta nelle indagini: la raccolta a tappeto dei campioni di DNA
Il contributo di Letizia Ruggeri nel caso Yara Gambirasio si rivelò fondamentale, non solo per il ruolo di pubblico ministero a capo delle indagini sin dai primissimi giorni, ma anche per il punto di svolta della vicenda giudiziaria. Dopo che furono rinvenuti sugli indumenti di Yara tracce di DNA, infatti, la pm azzardò una mossa mai tentata prima e che si rivelò determinante: sottopose infatti la popolazione della zona a test biologici a tappeto e furono raccolti circa 25.000 campioni di DNA.
Un’operazione che si rivelò fondamentale e che portò all’identificazione del cosiddetto “Ignoto 1”, ovvero il responsabile della morte di Yara. A finire sotto accusa fu l’operaio edile di Mapello Massimo Bossetti, che nel 2018, a conclusione del procedimento giudiziario a suo carico, fu condannato all’ergastolo in via definitiva con il movente che sarebbe stato di aggressione sessuale.