Nino D’Angelo è tra gli ospiti di Da noi a ruota libera, il programma che racconta storie di vita quotidiana fra sorprese e situazioni dai sapori diversi, il tutto all’insegna del buonumore e della riflessione condotto a Francesca Fialdini su Rai1. Tra i protagonisti della puntata c’è anche Nino D’Angelo, il cantautore napoletano, classe 1957, diventato nel corso degli anni “ambasciatore della musica napoletana in Italia e nel mondo”. Dopo tantissimi anni di grandi successo, il cantante è stato protagonista la scorsa estate di una tappa da tutto esaurito alla Stadio Diego Armando Maradona di Napoli e si preparata a tornare dal vivo con una serie di concerti che si preannunciano imperdibili.
Dalle pagine di Today, D’Angelo ha raccontato le sue origini: “ero ragazzo povero, che veniva dal niente, quartiere San Pietro a Patierno di Napoli”. Nato in una famiglia numerosa composta da sei fratelli, Nino non si è mai sentito figlio visto che è dovuto crescere in fretta badando ai suoi fratelli più piccoli, ma anche ai genitori. Una famiglia povera, ma unita: “in casa mancava tutto, tranne i valori. L’onestà su tutti”.
Nino D’Angelo, il grande successo: dalla musica napoletana alla conquista del mondo
Dalle pagine di Today, Nino D’Angelo ha parlato dei suoi esordi, ma anche di come la sua infanzia segnata dalla povertà sia stata importantissima per gestire la fama, il successo e la popolarità. “Mi ha insegnato a dare importanza alle piccole cose” – ha sottolineato l’artista napoletano che tra le mura di casa si è sempre sentito al sicuro, libero di parlare e confrontarsi con i suoi genitori. La musica è entrata prepotentemente nella sua vita grazie alla passione per il pianoforte: “è stata la mia vocazione” e ricordando gli anni della scuola ha detto: “mi prendevano in giro, i miei amici sentivano i Beatles, io Mario Merola”.
Poi arriva il grande successo, ma non sono mancati i momenti di difficoltà al punto da confessare: “capisco benissimo come si sentono gli immigrati nel nostro paese, anch’io sono stato trattato in quel modo. Ho vissuto il razzismo sulla mia pelle”. La consacrazione definitiva è arrivata dal popolo che l’ha scelto tra tanti: “quando scelgono loro, non abbandonano più”. Infine parlando di musica di oggi, D’Angelo non ha alcun dubbio su chi possa essere il suo erede: “Geolier!”.