Roberto Bolle è tra gli ospiti della nuova puntata di “Splendida Cornice“, il people show condotto da Geppi Cucciari in prima serata su Rai3. Il ballerino italiano torna su Rai1 con lo show “Viva la Danza” previsto per il 29 aprile su Rai Uno, un progetto importante lui che dalle pagine di RaiNews ha anticipato: “nell’edizione di quest’anno siamo riusciti a dare un bellissimo sviluppo al concetto di ‘danza diffusa’ che accompagna sempre i miei progetti”. Una serata che si preannuncia magica, visto che il ballerino per l’occasione ha unito la danza alle opere senza tempo del Caravaggio e non solo. “Andremo anche a danzare tra i monumenti e il Teatro La Fenice a Venezia e poi a Verona” – ha anticipato Bolle sullo show che si preannuncia davvero imperdibile!
Del resto la danza è da sempre la sua più grande passione; un mondo a cui si è avvicinato quando aveva appena 7 anni: “mi divertiva danzare in maniera più scatenata, come può farlo un ragazzino”. Crescendo però il suo approccio è cambiato, è diventato più maturo e consapevole dell’importanza dello studio accademico e delle rigide regole.
Roberto Bolle: la passione per la danza e la voglia di avere una famiglia
L’amore di Roberto Bolle per la danza non è stato un colpo di fulmine: “c’è voluto del tempo, ma sicuramente ero portato, avevo delle doti”. A sostenerlo ed incoraggiarlo sempre c’è stata la sua famiglia, papà carrozziere e mamma contabile, che non hanno mai smesso di aiutarlo. A soli 12 anni, infatti, Bolle lascia la casa di Casale Monferrato per trasferirsi a Milano dove comincia a studiare presso l’Accademia del Teatro alla Scala. Sono anni difficili, di grande impegno e costanza che lo portano a diventare uno dei ballerini più richiesti e famosi al mondo.
Non solo la danza nella vita di Roberto Bolle da sempre molto discreto e riservato sulla sua vita privata e sentimentale. Dalle pagine di Vanity Fair però il ballerino si è sbottonato parlando di famiglia e della possibilità di avere figli rivelando: “non mi dispiace non averne pur capendone la bellezza e il valore, ma va sentito come qualcosa che ti appartiene”.