Piersanti Mattarella, fratello maggiore di Sergio, attuale Presidente della Repubblica, è stato un politico che ancora oggi viene portato ad esempio per la sua onestà e la ferma volontà di voler portare avanti la lotta contro la corruzione e la mafia. Da Presidente della Regione Sicilia, eletto nel 1978 con la Democrazia Cristiana, adottò da subito un regime di trasparenza sia nel campo delle amministrazioni locali che nell’ambito della legalità per combattere i legami tra la politica e cosa nostra.
Questa sua condotta, che disturbava i rapporti della malavita con le istituzioni, fu alla base dell’attentato che il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio 1980 gli costò la vita a Palermo, quando fu raggiunto da una raffica di pallottole mentre si stava recando a messa con la moglie Irma e i due figli. Un omicidio per il quale, dopo 45 anni, non sono stati trovati i nomi dei reali mandanti, di cui parlerà anche la trasmissione Report nel corso dell’inchiesta “Il passato che ritorna” che esamina le indagini sulle stragi ancora prive di verità, e collegate tra loro da un filo comune di silenzi, ombre e depistaggi.
Piersanti Mattarella, chi era la moglie Irma Chiazzese, la testimonianza dell’attentato del 6 gennaio 1980
La moglie di Piersanti Mattarella, Irma Chiazzese, che il politico sposò a Palermo nel 1958, tornando a vivere nel capoluogo proprio per amore, scampò alla morte nell’attentato del 1980. Durante il quale, come riferirono i giornali dell’epoca, tentò di proteggere il marito dai proiettili, ferendosi ad una mano. Purtroppo non ci fu più nulla da fare, e il presidente della regione Sicilia morì 7 minuti dopo essere stato trasportato in ospedale, la donna però contribuì a fornire una preziosa testimonianza per il riconoscimento del killer, che in base ai racconti forniti, dopo aver sparato la prima volta, tornò indietro per verificare di aver messo a segno i colpi.
In quel momento, la vedova dichiarò di averlo guardato negli occhi mentre stringeva il capo del marito steso a terra nel tentativo di farlo rimanere in vita, ma l’esecutore non ebbe pietà e obbedendo all’ordine del complice che lo aspettava in macchina, sparò il colpo di grazia. Di questa scena, parlò poi più volte durante le ricostruzioni fatte nelle indagini dichiarando: “Io quell’uomo e il suo complice non potrò mai perdonarli“.