I giudici della Corte di Cassazione hanno motivato il rigetto del ricorso della procura che chiedeva il carcere per Chiara Petrolini, sostenendo che “i fatti si sono verificati in condizioni non ripetibili” e – secondo la sentenza depositata il 25 febbraio 2025 – la misura degli arresti domiciliari è idonea a impedire il generarsi di quelle dinamiche relazionali che – a detta degli stessi magistrati – avrebbero costituito il terreno fertile per il compimento dei reati.
Chiara Petrolini – 22 anni – è accusata di aver ucciso e poi seppellito nel giardino di casa, a Vignale di Traversetolo (Parma) due neonati partoriti in segreto tra il 2022 e il 2023 e la Corte ha riconosciuto nella giovane una “determinazione criminale elevatissima” accompagnata da inquietanti abilità nel saper mistificare la realtà ma ha comunque ritenuto che la misura alternativa alla detenzione – anche se meno rigida – rappresenti un ostacolo sufficiente alla reiterazione in quanto le impedisce di condurre una vita di normali relazioni come quella vissuta con Samuel Granelli, padre biologico dei bambini e compagno di Chiara Petrolini.
In seguito alla scoperta del duplice omicidio, le indagini rivelarono un quadro psicologico di Chiara Petrolini particolarmente ambiguo e se da un lato la ragazza era descritta come socialmente integrata, dall’altro mostrava – secondo i periti – un “una freddezza inquietante” frutto probabilmente di una dissociazione affettiva profonda.
La difesa ha sempre sostenuto che i neonati siano nati già morti ma le autopsie hanno smentito questa versione accertando il decesso per soffocamento ma nonostante la gravità dei fatti, i giudici hanno optato per i domiciliari considerandoli restrittivi a sufficienza, in quanto stando a queste misure – sostengono – Petrolini non sarebbe in grado di “generare altri figli per poi ucciderli”.
Chiara Petrolini e i domiciliari come garanzia: il bilanciamento tra pericolosità e diritti nella sentenza della Cassazione
I giudici, pur riconoscendo che Chiara Petrolini abbia agito pianificando il tutto minuziosamente e con freddezza, valutano il rischio di reiterazione come condizionato da elementi che non sussistono più e dunque non ripetibili come la relazione con il fidanzato, la convivenza nella casa di famiglia in una zona isolata e la mancanza di supervisione familiare e per queste ragioni, la detenzione domiciliare – affermano – non permetterebbe a Petrolini di instaurare nuovi legami, né di allontanarsi dall’abitazione o interagire con altre persone.
Altre valutazioni favorevoli alla conferma dei domiciliari riguardano la condotta post-delitto secondo la quale Chiara Petrolini non ha mai cercato di fuggire, né ha tentato di influenzare i testimoni o di alterare le prove, circostanze che la Cassazione ha tenuto in considerazione per escludere una maggiore pericolosità in atto; il caso riapre inevitabilmente il tema sul ricorso alle misure cautelari, soprattutto in presenza di reati estremamente gravi ma circoscritti a specifiche condizioni e – in questa fattispecie – se in un primo momento, il Tribunale del Riesame di Bologna aveva disposto il carcere ritenendo che i domiciliari fossero inadeguati, la Corte Suprema ha ribaltato la decisione chiarendo come la detenzione non fosse l’unica strada percorribile.
Il processo di primo grado – previsto per l’autunno 2025 – sarà chiamato a chiarire definitivamente quella che è la responsabilità penale di Chiara Petrolini, che nel frattempo rimane sotto sorveglianza elettronica mentre il Riesame sarà chiamato a esprimersi nuovamente sulla misura ma – in ogni caso – la decisione della Cassazione genera un precedente: in futuro, la pericolosità sociale andrà valutata anche in funzione del contesto specifico che ha consentito il reato, non soltanto sulla base della gravità dell’atto.