Tra le sfide più visibili del nuovo pontificato c’è la sinodalità. In Germania ci sono le prime (importanti) defezioni dal “Cammino sinodale”
Il pontificato di papa Leone XIV si sta rivelando, a poche settimane dall’inizio, un laboratorio ecclesiale nel cuore petrino della Chiesa universale. Tra le sfide più visibili si staglia la questione della sinodalità, un tema che scuote in profondità la Chiesa tedesca e il suo rapporto con il Vaticano e la Chiesa universale. A prendere parola, questa volta, è il cardinale svizzero Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani, che ha espresso pubblicamente preoccupazione per il modo in cui in Germania si sta interpretando e “strumentalizzando” il pensiero del nuovo pontefice.
In una recente intervista al canale cattolico internazionale EWTN, Koch ha voluto mettere in guardia su una lettura selettiva del magistero papale: “È importante ascoltare attentamente cosa dice il Santo Padre. Mi preoccupa il modo in cui papa Leone viene incamerato in Germania a sostegno del Cammino Sinodale”.
Il riferimento è al rischio di una riduzione ideologica della sinodalità, che nella visione di Leone XIV mantiene un saldo equilibrio tra collegialità, comunione ecclesiale e primato petrino.
A conferma della sua lettura, Koch ha citato uno dei primi atti simbolici del Papa: la benedizione Urbi et Orbi, nella quale Leone XIV ha richiamato le parole di sant’Agostino: “Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo”. Un’immagine che richiama la doppia identità del pastore: essere parte del popolo di Dio, ma anche guida della comunità. Koch ammonisce: “Quando si vuole essere solo ‘per’ senza essere anche ‘con’, nasce il conflitto”.
Il nodo, in sostanza, è la riduzione della sinodalità ad assemblea parlamentare dove le “riforme” vengono decise a maggioranza. Per il cardinale svizzero, non si può confondere la comunione ecclesiale con un simile parlamentarismo ecclesiale e non si può avere avere la comunione senza il riconoscimento dell’autorità intorno a cui essa si costituisce: “Non esiste sinodalità senza primato, né primato senza sinodalità”.
Dietro questo scambio apparentemente dottrinale si cela una questione più ampia: quale sarà il volto della Chiesa europea nei prossimi anni? Il pontificato di Leone XIV sembra voler costruire ponti, ma chiede al tempo stesso una lealtà ecclesiale che non si riduca a slogan o interpretazioni locali del magistero. In Germania la posta in gioco non è solo teologica, ma profondamente pastorale: coniugare ascolto e guida, partecipazione e autorità, in un tempo in cui la Chiesa cerca di rispondere alle sfide culturali, etiche e spirituali del nostro tempo, e dove la tentazione del clericalismo è fortissima.
A conferma della complessità del momento, si colloca anche la recente decisione di quattro vescovi tedeschi di ritirarsi dal Synodaler Weg per protesta. Si tratta di mons. Gregor Maria Hanke (O.S.B., vescovo di Eichstätt), mons. Stefan Oster (S.D.B, vescovo di Passau), mons. Rudolf Voderholzer (vescovo di Ratisbona); card. Rainer Maria Woelki (arcivescovo di Colonia).
Questi presuli hanno comunicato la loro indisponibilità a partecipare ai lavori del comitato sinodale, motivando la decisione con la preoccupazione che l’istituzione di un Consiglio sinodale, con funzioni direttive, come previsto dal Synodaler Weg, non sia compatibile con la costituzione sacramentale della Chiesa.
In una dichiarazione congiunta, hanno sottolineato che tale struttura non può essere armonizzata con la struttura sacramentale della Chiesa cattolica. In essa si spiega che la ragione ultima della loro scelta è il rifiuto di una sinodalità ridotta ad assemblearismo, con una critica esplicita al metodo adottato, che annulla la comunione ecclesiale e la riduce a meccanismo decisionale di tipo parlamentare. Il loro gesto ha suscitato reazioni contrastanti, ma ha anche rilanciato il dibattito sull’equilibrio tra comunione e autorità, tra Chiesa locale e universale.
In questo senso, le recenti parole del card. Koch sono un invito alla prudenza e alla fedeltà: sinodalità non come assemblearismo, ma come comunione vissuta nella verità. E se è vero che la Chiesa in Germania ha lanciato uno dei percorsi più arditi e discussi, è altrettanto vero che la via delle riforme non è certo quella di diktat lanciati attraverso appropriazioni unilaterali e ideologiche delle prime dichiarazioni di papa Leone.
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