Certi di non incorrere in alcuna sanzione canonica per rivelazione di segreti elettorali pontifici, riportiamo qualche spiffero dal conclave più numeroso di tutti i precedenti, durato due giorni e che ha eletto il 69enne papa Leone.
Da una fonte privilegiata provengono alcuni particolari non noti sull’elezione del cardinal P. a nuovo Pontefice. “I nostri seggi si toccavano al Conclave, ed ora vi dirò ciò che ho veduto. Mentre si operava lo spoglio dello scrutinio che stava per porlo sulla Cattedra di s. Pietro, all’udire che il suo nome usciva più frequentemente nell’urna, e che tutte le probabilità lo designavano già come il Successore (del Papa defunto, ndr), vidi grosse lagrime scorrergli dagli occhi, e la sua mano lasciò cadere la penna ch’egli aveva adoperato. Io presi la penna e gliela restituii, dicendo: Coraggio! Non si tratta di Voi in questo momento! Si tratta della Chiesa e dell’avvenire del mondo! Ed esso levò gli occhi al Cielo come per implorare l’assistenza divina”.
Che la prospettiva d’essere eletto Papa fosse presente al cardinal P. da qualche ora, e lo intimorisse alquanto, lo racconta a sua volta il cardinale B., arcivescovo di R., che confida: “Il cardinale P., sul quale s’era concentrato il maggior numero di voti, era in quella mattina pallido e addolorato. Andò a trovare uno dei membri più venerandi del Sacro Collegio, nel quale aveva tutta la sua confidenza, e gli disse prima dell’apertura dello scrutinio: ‘Non posso tenermi; provo il bisogno di parlare al Sacro Collegio; temo che commetta un errore; mi si fece la riputazione di un Dottore, si crede che sia un dotto, e non lo sono: si suppone che io abbia le doti necessarie per essere Papa e non le ho; ecco quanto vorrei dire ai Cardinali’. Per buona ventura il suo interlocutore gli rispose con queste parole: ‘Quanto alla vostra dottrina, non spetta a voi recarne giudizio; sta a noi; quanto alle vostre qualità per esser Papa, Dio le conosce, lasciatelo fare’. Egli obbedì e tosto, il numero dei suffragi a lui dati avendo oltrepassato i due terzi delle voci, era nominato Papa”.
Ed ecco le parole pronunciate dal neoeletto ai suoi confratelli cardinali che lo avevano scelto: “Ci consola la concordia e l’affetto di tutti i membri a Noi carissimi del Sacro Collegio, e la certezza della loro valida cooperazione nell’adempimento del difficile Ministero, al quale coi loro voti ci hanno chiamato. Ci conforta soprattutto la fiducia del pietosissimo Iddio il quale volle innalzarci fino a tanta altezza; la cui assistenza non cesseremo mai d’implorare con tutto il fervore del nostro cuore, e desiderando che da tutti venga implorata, memori di ciò che dice l’Apostolo: Sufficientia nostra ex Deo est. Persuasi poi che Egli è Colui che infirma mundi eligit, ut confundat fortia viviamo sicuri che Egli sosterrà la nostra debolezza e solleverà la nostra umiltà, per far mostra della sua potenza e per far risplendere la sua fortezza”.
Ora, questo articolo potrebbe essere tacciato di giornalismo ingannevole, giacché la risonanza mediatica mondiale ricevuta nelle ultime settimane dal cardinal Prevost potrebbe indurre a individuare in lui il cardinal P. di cui sopra. Si tratta invece del cardinal Pecci, e il conclave in questione è quello che nel 1878 lo elesse papa con il nome di Leone XIII. La storia non si ripete ma fa rima con se stessa, come si vede.
Bonus track finale: Le confidenze dei cardinali elettori furono fatte nientemeno che a san Giovanni Bosco, il quale si trovava a Roma quando morì Pio IX e lì si fermò per attendere il nuovo Papa. Il santo sacerdote piemontese era peraltro in confidenza con alcuni cardinali conclavisti che gli confidarono quanto sopra.
Il pamphlet, scritto appena pochi mesi dopo l’elezione di papa Pecci, elencava inoltre anche alcuni dei suoi primi atti da Pontefice e così si concludeva con le parole dello stesso don Bosco: “Questi atti ed altri molti che per brevità tralascio ci fanno con tutta ragione riguardare Leone XIII come una bella aurora foriera di più splendido trionfo per la Chiesa cattolica. Tocca a noi il facilitarlo. E come? Colla preghiera, colla docilità alla voce dei nostri pastori, con una condotta veramente cristiana”.
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