La televisione digitale vive un’incredibile fase di sviluppo. Le tecnologie sfruttate sono diverse, dal satellite al digitale terrestre, passando per la Dvb-H e la tv mobile, ma tra queste l’Iptv (Internet protocol television) oggi dimostra d’essere il modello con maggiori possibilità di crescita nel gradimento degli spettatori del futuro. È quanto emerge dallo studio “Il futuro della Tv in Italia”, condotto dall’Isimm, l’Istituto per lo studio dell’innovazione nei media e per la multimedialità, in collaborazione con l’Università Roma Tre, per delineare i tratti essenziali e fondamentali che avrà la televisione del domani. In questi anni, sostiene lo studio, si è passati da un modello generalista gratuito, a un regime misto fra contenuti free e pay. Soltanto lo streaming su Ip consente di assicurare sia la pay-per-view, sia il video on demand. Il fatturato globale del settore televisivo è passato da circa 160 miliardi di euro del 2002 ai quasi 215 miliardi di euro del 2006, con un ritmo molto sostenuto, mai inferiore al 6 per cento annuo, che vede gli spettatori contribuire con una sempre più crescente quota che dal 37 passa al 41 per cento.
L’Iptv è l’ultima nata delle piattaforme di Tv digitale. Il suo sviluppo, spiega l’Isimm, è possibile dalla progressiva penetrazione degli accessi in banda larga, con una capacità di trasporto dati superiore ai 4 Mbit/s, e nonostante la sua giovane età la nuova piattaforma televisiva presenta tassi di crescita notevoli in molti paesi. Con riferimento all’Europa, a fine 2007 essa raggiungeva oltre 2,6 milioni di abitazioni in Francia, 500 mila in Spagna e 300 mila in Italia. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i due maggiori operatori di telecomunicazioni, AT&T e Verizon, che hanno lanciato i loro servizi di Iptv nel 2006, dopo un lento avvio stanno riscuotendo un successo notevole con tassi di crescita che, nei primi mesi del 2008, raggiungono rispettivamente il 240 e il 113 per cento.
L’istituto ha analizzato anche i gusti dei telespettatori. La fascia di età dai 25 ai 40 anni vede la televisione nelle ore serali e notturne, nel tempo libero viene fatto ampio uso di dvd. L’offerta generalista è apprezzata per i programmi di informazione, mentre per l’offerta pay sono disposti a investire su calcio, film in prima visione, serie televisive americane. La fascia dai 18 ai 25 anni, più strategica per lo sviluppo dell’Iptv, privilegia la visione nelle ore pomeridiane e notturne, ed è più predisposta alla cross-medialità. Gli ascolti più significativi per la tv digitale a pagamento sono raggiunti dai nuclei familiari di reddito medio – alto composti da giovani coppie con un uno o due figli. Il pacchetto “kids” risulta pertanto la seconda motivazione di acquisto.
La televisione digitale continuerà a conquistare quote di mercato in Italia, per cinque ordini di motivi. Il primo è che “esiste una sensazione diffusa che la televisione generalista non esprima più lo spirito del tempo, né interpreti significativamente istanze sociali innovative e giovanili. Rimarrà senza perdite significative di ascolto, ma con un’emorragia di risorse e un costante invecchiamento del suo pubblico”. Il secondo motivo è che “le istanze di personalizzazione, di differenziazione, di perseguimento degli interessi personali o di gruppi o nicchie a geometria variabile sono affrontabili meglio con un’offerta altamente segmentata”. Il terzo motivo è che esiste un’elevata correlazione tra la domanda di televisione avanzata e la diffusione di internet e dei collegamenti veloci. Importante, inoltre, anche il quarto motivo, ossia che “la generazione dei giovani adulti è stata socializzata non dalla televisione di stato, né da quella commerciale (come chi è nato verso il 1970), ma da una propensione crescente all’interattività e ad internet, ai videogiochi, all’uso di dispositivi multimediali portatili e mobili ed è altamente probabile che tali comportamenti si trasferiranno sui consumi culturali mediali”. Il costo della connessione, quinto motivo individuato, tende a scendere e l’offerta di contenuti video tende a essere un’attività a valore aggiunto crescente. Poiché si tratta di aggregare contenuti piuttosto che produrli, potranno svilupparsi veri e propri operatori virtuali, come accade per la telefonia mobile.
(Marino Petrelli)