Si può voltare pagina, chiudere con il passato, solo quando tutte le ferite hanno iniziato a rimarginarsi. Diversamente, se qualche cosa resta in sospeso, è difficile guardare avanti, accettare di vivere il presente. Perché il passato spesso è un fantasma che ci accompagna e che pretende ascolto per essere, in un secondo momento, messo a tacere. Anche se serrare le porte non significa dimenticare.
Con questo messaggio Cold Case, un poliziesco made in USA in onda nella sua sesta stagione il Sabato sera su Rai Due (eccezionalmente stasera (venerdì) alle 21.05), si discosta da molte altre serie crime. Negli anni, i produttori americani hanno imparato a dividersi la fetta degli ascolti televisivi individuando per ciascun genere diversi modi di affrontare largomento. Nel caso dei polizieschi, ad esempio, finita lera del Tenente Colombo, sono emersi prodotti quali CSI, NCIS, Criminal Minds, Medium, Senza Traccia e Cold Case. Ognuno di essi racconta la lotta tra il bene e il male, tra la giustizia e lingiustizia, tra la vita e la morte in una chiave differente. Si passa dallipertecnologismo di CSI agli omicidi che colpiscono la marina militare americana di NCIS, dai serial killer di Criminal Minds ai poteri paranormali della protagonista di Medium e alle indagini sulle persone scomparse di Senza Traccia. Infine Cold Case, letteralmente casi freddi, che vede in primo piano la squadra omicidi della polizia di Philadelphia specializzata nella risoluzione di casi irrisolti.
proprio nella drammaticità di un delitto rimasto senza un colpevole che si inserisce la riflessione sul passato suggerita da Cold Case. Come per chi ha perso una persona cara senza aver visto assicurato alla giustizia lomicida, così anche per i detective Lilly Rush, Tom Stillman, Scotty Valens, Will Jeffries, Nick Vera e Kat Miller non è facile riaprire la scatola contenente i documenti delle indagini svolte e rimaste senza una risposta.
Ogni puntata è dedicata a un delitto irrisolto che può essere stato compiuto in qualsiasi epoca, dagli anni ’20 del secolo scorso all’anno appena concluso. Spesso è un parente della vittima a chiederne la revisione, altre volte si verificano nel presente contingenze tali da rendere necessaria la riapertura del caso. Tra flashback e sequenze ambientate nella Philadelphia di oggi, Cold Case diventa anche una via per ricordare in chiave spesso nostalgica epoche passate, di cui sono raccontati i costumi sociali, i valori, la cultura. Una fotografia sgranata e spesso più calda nei colori segna il passaggio dal passato al presente, visivamente descritto con una luce bianca e fredda, quasi tendente all’azzurro. Questo non significa che il passato sia migliore del presente. Vuol solo dire che il presente può trovare la propria linfa vitale nel passato, senza il quale non esisterebbe. Altrettanto significativa è la scelta di raffigurare i personaggi coinvolti nel caso proponendo, da una sequenza all’altra, com’era quella persona all’epoca del delitto e com’è oggi. È bello vedere come si cambi, quanto peso abbiano gli anni su di noi, come, nel caso dei nostri personaggi, un passato irrisolto pesi su un viso stanco oppure la scampata galera abbia regalato una seconda possibilità.
Compito della squadra della detective Lilly Rush è ricostruire nei minimi dettagli come si giunse all’omicidio. Differentemente da altri crime, come per esempio CSI, in cui protagonista della serie è l’avanzatissima tecnologia, in Cold Case sono i rapporti umani ad essere in primo piano. Le indagini procedono per interrogatori. Solo in questo modo viene ricostruito il contesto in cui viveva la vittima. Spesso gli omicidi non sono stati commessi per cattiveria, ma per fragilità umana, come si evince anche dallo sguardo che il colpevole, terminato l’ultimo interrogatorio, lancia al parente della vittima prima di essere portato via.
Le puntate prediligono una trama incentrata sul singolo caso. È raccontato molto poco della vita dei detective, ma quello che vediamo ci basta per capire che si tratta di persone speciali. Non eroi. Sono uomini e donne normali, con vite talvolta segnate da drammi o dalla solitudine. La detective Rush, ne è paradigma. Ha una famiglia difficile alle spalle, una sorella molto problematica e non riesce ad avere una relazione stabile. Ha la tenacia di credere nel suo lavoro, di andare a fondo nei casi, di affezionarsi ad essi, senza mai perdere la lucidità. Trovare il colpevole diventa una questione personale per Lilly, che, insieme ai parenti della vittima e a noi spettatori, trova serenità e la forza per andare avanti nell’immagine finale della puntata, la più bella e poetica: la vittima, come fu ai tempi in cui scomparve, saluta Lilly o i suoi cari. È un sorriso di ringraziamento, perché chiudendo il caso, anche chi non c’è più può ritrovare un senso di pace.