Decalogo Rai sui talk show, fumata nera dopo una giornata di polemiche. Ieri il consiglio d’amministrazione non ha avallato il «codice che, come scrive Repubblica, avrebbe dato al direttore generale Mauro Masi ampie possibilità di intervento sui programmi di approfondimento, con controllo delle «scalette e degli ospiti. Sul decalogo Rai il capo azienda è entrato in collisione con il presidente Paolo Garimberti: quest’ultimo, insieme ai consiglieri di opposizione, ha criticato l’impostazione del documento proposto dal dg, minacciando di non mettere ai voti la proposta di Masi, anche per vizi procedurali.
Dopo un lungo dibattito sul decalogo per i talk show, il cda ha approvato all’unanimità (mancava solo il consigliere De Laurentiis, area Udc) una delibera più generica sul pluralismo dell’informazione Rai. A detta di alcuni consiglieri, il decalogo Rai sarebbe stato svuotato e la delibera approvata riduce le possibilità di manovra del direttore generale: dovrà limitarsi a far applicare le norme vigenti in fatto di pluralismo, completezza e contraddittorio nei programmi. Così, verrebbe tutelata l’autonomia dei direttori di rete e dei conduttori dei programmi di approfondimento. «In verità non c’è stato mai un decalogo Rai e al direttore generale è stato dato mandato per applicare la normativa esistente: come il codice edito e la carta dei diritti», spiega il consigliere Antonio Verro, in quota Pdl.